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19/04/2019
Segnali OCSE, sul lavoro troppe tasse
Il cuneo fiscale rimane per gli altri dell'organizzazione secondo solo alla Francia per le famiglie monoreddito e terzo dopo il Belgio e Germania per i single.

La flat tax, poi le partite IVA fino a € 65000 di fatturato ha fatto calare il costo del lavoro autonomo, ma  ill mancato arrivo della tassa piatta per i dipendenti conferma il poco invidiabile primato italiano del cuneo fiscale e contributivo (cioè la differenza tra quanto paga il datore di lavoro e quanto incassa il dipendente) una distanza che schiaccia verso il basso salari e stipendi e che spinge le imprese a ricorrere a formule come premi di produttività, tassati al 10%, o il welfare aziendale, senza prelievo e a conti fatti crescere dello 0,2 il peso del fisco sui salari in Italia in controcorrente rispetto alla media del mondo industrializzato.

E  così mentre in Italia ci si muove da parte del governo giallo-verde contemporaneamente verso formule di flat tax verso ipotesi per ora solo accennate di riduzione di orario di lavoro a parità di salario dagli economisti dell'Ocse arrivo una nuova doccia fredda sul livello di tassazione e di contribuzione a carico del lavoro dipendente del nostro paese.

Il  cuneo fiscale rimane per gli altri dell'organizzazione secondo solo alla Francia per le famiglie monoreddito e terzo dopo il Belgio e Germania per i single. In  sostanza considerando la differenza tra il corto del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il reddito netto nelle tasche del lavoratore, l'ultimo rapporto taxing wages riferito al 2018, calcola che il cuneo per i nuclei familiari con due figli nei guadagni, lavora solo una persona è pari al 39% a fronte di una media OCSE del 26,6%. Il  costo totale del lavoro in Italia risulta pari a 59600 dollari. A   parità di potere d'acquisto è il diciottesimo sui 36 paesi OCSE e per i quali la media è di 53800 dollari, superiore a quello degli USA (59500 dollari), ma di gran lunga inferiore a quello della Svizzera 82200 dollari davanti alla Germania 80.000 e al Belgio 79000. La  Francia è ottava con 70000 davanti alla Svezia Irlanda e, il Regno Unito con il cuneo fiscale al 30,9%, è al XIII° posto. Eppoi l’ultimo è il Messico con 14600 dollari.

Se  si escludono dall'analisi contributi pagati dal datore di lavoro, concentrandosi solo sui costi fiscali e contributivi sostenuti dal dipendente il risultato è che i lavoratori single italiani si portano a casa nel complesso il 68,6% del loro salario lordo,  bene al di sotto della media OCSE che nel 2018 si attestava al 74%.

L'Italia d'altra parte ha stipendi in valore assoluto che sono meno rilevanti di quelli degli altri paesi, per un single lo stipendio lordo à in media 45300 dollari, al diciannovesimo posto nell'area OCSE, inferiore a tutti i maggiori paesi dell'area industrializzata esclusi il Canada con 42700 dollari e sotto la media di 46100 dollari.

L’Italia sempre più grigia: infatti non c'è partita tra anziani e giovani nel 2018 per ogni 100 under 15 si contano 168,9 over 65. Un  rapporto che gli statistici chiamano indice di vecchiaia e che ci vede i primi in Europa. Una  conferma, avevamo già superato la Germania rafforzata dal raggiungimento di un nuovo record nazionale. Di  pari passo va l'indice di dipendenza che misura il carico delle generazioni in pensione su quelle lavorative e le prospettive non appaiono rosee per il tasso di fecondità dove siamo gli ultimi a pari merito con la Spagna (solo 1,3 figli per donna). Un valore sensibilmente inferiore alla cosiddetta soglia di rimpiazzo. Il  quadro demografico che esce dall'ultimo rapporto Istat, sembra essere una riedizione del precedente con numeri però ancora più chiari e fenomeni che non accennano invertire la rotta: ci si sposa sempre meno: il nostro tasso di nuzialità e tra i più bassi del vecchio continente. Il paese fa fatica a sostenere le famiglie con bambini, visto che, dice l’Istat, solo il 13% viene raccolto in asilo nido pubblico. I  giovani continuano a trovare difficoltà sia negli studi,  aumenta la percentuale di chi abbandona precocemente, sia nel lavoro diminuendo il numero dei Neet (fuori dalla scuola e dall’occupazione) restiamo ancora primi in Europa. Anche  la quota di laureati migliora ma si vede sempre in fondo alle classifiche. La  situazione è ancora più difficile per gli stranieri, ormai arrivati a sperare quota 5 milioni. Il loro livello di istruzione è inferiore rispetto a quello degli italiani e il tasso di disoccupazione più alto aumenta sempre la povertà assoluta ora al 7%.

Sul rallentamento dell'economia, per l'Italia è il secondo ammonimento in pochi giorni e lo lancia  Christine Lagarde dal Fondo Monetario Internazionale, che  indica come prioritarie misure fiscali credibili e permettono al governo di mantenere le proprie promesse e un ulteriore sforzo sui crediti deteriorati per rafforzare il sistema bancario. Indicazioni peraltro arrivate il giorno dopo l'allarme lanciato sul sistema bancario italiano, ma anche troppo carico di titoli di stato sul rapporto tra debito e PIL che rimane in salita unica eccezione nell’Eurozona. E’  questo l’eco del  governatore Visco intervenuto al Council of Foreign  relations, ribadendo l'invito a tenere sotto controllo il debito ed esprimendo dubbi sugli effetti del reddito di cittadinanza e quota 100.

Purtroppo, dopo due anni di espansione sostenuta, l'economia globale è entrata in una fase delicata, sostiene la Lagarde, per cui la crescita sta rallentando per colpa di tensioni commerciali e geopolitiche, quindi se le riforme strutturali, però,  sono imperative per rafforzare la produttività, lo spazio di azione della politica è limitato dagli elevati livelli di debito pubblico e dalle vulnerabilità finanziarie. Quindi  il messaggio è chiaro: si approvano le intenzioni, ma quello di cui c’è bisogno, sono misure identificabili, credibili,  misurabili che permettono al governo di mantenere le proprie promesse. Quanto  al settore bancario, Lagarde ha pure sottolineato che il volume dei crediti deteriorati sta calando gradualmente, ma c'è ancora da fare, ma  il lavoro è appena iniziato.

Gilberto Minghetti

  




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