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08/04/2019
L’Albania porta per l’integrazione dei Balcani nell’Unione Europea
Il Pilastro Decisivo del Dialogo Sociale - Il Ruolo delle Diaspore come fattore di Sviluppo

L’Albania  democratica vive una fase convulsa, con una tensione istituzionale dirompente, che  vede in queste settimane una crisi “extraparlamentare”, spostata nelle piazze, con la protesta plateale della principale opposizione del Partito Democratico, ancora ispirato dal vecchio leader Sali Berisha. Una tensione altissima, che preoccupa l’Europa e l’Italia, Paese con il quale l’Albania ha uno storico partenariato e dove sono presenti le radici comuni delle sue tante comunità “Arbereshe” nel nostro Mezzogiorno, con la presenza dal 1468 della stessa discendenza del suo eroe nazionale, Giorgio Castriota Scanderbeg, prima ancora della sua storica immigrazione del 1991. Quest’ultima rappresenta certamente la Diaspora più numerosa e attiva in Europa, con circa 500mila albanesi  integrati stabilmente nel nostro “Bel Paese”, di cui oltre la metà già con la cittadinanza. Tutto questo all’interno del generale dibattito sul ruolo strategico delle Diaspore, come ponti di dialogo e di sviluppo tra popoli, come evidenziato anche dal recente “Summit delle Diaspore”, promosso dall’ A.I.C.S.-M.A.E.C.I. La stessa Chiesa  Cattolica, da sempre presente  nella Terra di Santa Madre Teresa di Calcutta, continua a svolgere con la sua C.E.A.(specie nel mandato di S.E. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari-Pult) un ruolo decisivo di laboratorio e di dialogo interreligioso, ma anche sociale ed economico, per ridurre le laceranti contraddizioni tra l’opulenza dello sviluppo di Tirana e delle aree urbane e la povertà e l’ emarginazione delle sue aree rurali e periferiche, con tante famiglie disgregate e migliaia di orfani abbandonati.

Il “Paese delle Aquile” è ancora incerto nelle politiche di allineamento per il sospirato ingresso nella Unione Europea, insieme ad altri Paesi usciti dalla dissoluzione della ex-Yugoslavia, come il Montenegro e la Serbia, che vivono anch’essi  profonde tensioni socio-politiche, con la loro classe dirigente contestata e divisa sulla stessa strada da imboccare, verso Bruxelles o Mosca. Il Dialogo Sociale resta cruciale,  partendo dal suolo albanese, dove oramai risiedono e lavorano anche migliaia di italiani, che svolgono un ruolo essenziale  di fattore di sviluppo, come testimoniato altresì dalla recente manifestazione promossa dal MCL(e l’Efal), con l’EZA ed il Sindacato locale “SAUATT”, dal titolo: ”La Comunicazione per il Rafforzamento del Dialogo Sociale, Definire l’Integrazione Europea”. Un filo rosso che tende a legare tutti i processi geo-politici nei Balcani, post-comunisti, dove lo scontro politico stenta ad incanalarsi nella normale dialettica istituzionale, con una certa separazione dei poteri e con una lotta condivisa verso l’illegalità e la corruzione, alternando fisiologicamente i diversi gruppi dirigenti alla guida dei Paesi, come in tutte le liberaldemocrazie. Per questo risulta decisivo il rinnovo del prossimo Parlamento Europeo, per fare l’Europa dei Popoli, stabilizzando il vecchio Continente non solo ad ovest, dopo  la “Brexit”, ma soprattutto verso Est, per integrare il cuore dei Balcani,  con i rinascenti populismi e nazionalismi , che già portarono ad una guerra  civile, interetnica ed interreligiosa. Per questo processo di allineamento, ancora lungo, la Chiesa Universale può svolgere una funzione  essenziale, proprio con il Messaggio ecumenico di Papa Francesco, raccolto anche dalla stessa Pontificia Università Gregoriana, che con Integra Onlus, ha promosso recentemente un Seminario dal titolo: “La Diaspora Albanese, Ponte per la Formazione e lo Sviluppo nella Nuova Europa”.

Quest’evento ha visto centinaia di studenti albanesi confrontarsi con il loro Paese, in  presenza di S.E. Anila Bitri, Ambasciatore d’Albania in Italia e dell’On. Pandeli Majko, Ministro per la Diaspora. Un circuito virtuoso che può contribuire ad avviare una stagione di fecondo dialogo ed integrazione tra popoli ”fratelli”, che esalti il ruolo insostituibile di tutti i “corpi intermedi”, come MCL. In questi contesti il Terzo Settore non risulta strutturato, nemmeno sul piano legislativo, con una generale fragilità dei modelli statuali, dove tra lo Stato liberale ed il mercato imperante sembra esserci un vuoto, con scarsi diritti sociali e sindacali. Il prossimo Seminario Internazionale di Studi Europei, programmato dal Movimento (Con l’Efal e l’Eza) percorre questa strada maestra, con direzione Bruxelles. Sul tema “Le nuove politiche di Inclusione sociale: Il Dialogo sociale, la partecipazione dei lavoratori e la lotta alla disoccupazione giovanile”, vere e proprie priorità del vecchio continente, alla ricerca di una nuova unità, che rifondi il Mito di “Europa”, narrato da Ovidio.

Sergio Venditti

 

 

 

 

 

 




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