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29/03/2019
Laicismo e laicità
quanta superficialità

Accade spesso purtroppo che questioni serie e complicate, una volta assunte come temi di dibattito, vengano affrontate in modo parziale e superficiale. È il caso della questione della laicità e del laicismo, a cui molti articoli di giornali, pubblicazioni di vario genere e confronti televisivi sono stati dedicati negli ultimi anni. Partiamo da un dato di fatto: esiste un evidente interesse, proprio nel nostro Paese, intorno alla laicità e al laicismo. Interesse singolare visto che coinvolge un po’ tutti: “laicisti” di lungo corso, atei razionalisti, radicali, i liberali più sensibili, “nuovi democratici”, “atei devoti”, credenti, preti, teologi, gerarchie ecclesiastiche. Una preliminare e rilevante delucidazione terminologica, utile inoltre per un primo orientamento: a partire dall’epoca medievale, laico è il ‘non chierico’ (clericus) o ‘non ecclesiastico’ nell’ambito della comunità dei fedeli, e laicità concerne quindi lo status di una classe di individui; “laico” indica una condizione mentre con “laicista” si indica “la disposizione di chi approva la separazione della sfera politica da quella religiosa e pretende che il potere politico protegga i cittadini dall’ingerenza del clero”.

Per ciò che riguarda, invece, la storia contemporanea, non è certo un caso che nel mondo occidentale una nuova “invadenza” della religione cattolica e la controversia intorno alla laicità e al laicismo siano fortemente emerse, e con aspetti inediti, dopo la crisi e il tramonto delle ideologie, che hanno segnato l’ultimo ventennio del secolo Ventesimo. Parliamo, approssimativamente ma non a caso, di ideologia, cioè di un corpo compatto di idee o credenze come criterio univoco di giudizi e azioni sul mondo politico-sociale; solo per fare alcuni esempi: fascismo, clericalismo, comunismo sovietico o stalinismo, razzismo. Che la si concepisca in termini marxiani come “sovrastruttura”, generata dai modi di produzione della vita materiale, quindi dalla “struttura” economica, o come insieme di “credenze fondamentali di gruppo socialmente altrimenti, l’ideologia consiste in ogni caso in sistema oggettivo di valori”dal quale sarebbe possibile ricavare deduttivamente determinazioni in campo pratico, etico e politico: ideologia e assiologia, per molti versi, si coappartengono.

L’insidia dell’ideologia è comunque sempre dietro l’angolo, almeno in una forma meno evidente e più “debole”. Non si può, infatti, sostenere che si sia dissolta la propensione a pensare in termini rigidamente ideologici: al contrario, essa sembra conoscere oggi un insospettato vigore. Ma che cos’è un “pensiero ideologico”? È sostanzialmente un pensiero chiuso che tende ad appoggiarsi a un complesso di idee e valori indiscutibili cui commisurare ogni tipo di esperienza etica e politica. Non ha alcun senso critico e dubitativo, si basa su credenze valutative, sia di provenienza dottrinale che di carattere più marcatamente soggettivo. Consapevolmente o meno, soffrendo di nostalgia per il mondo squadrato e semplificato delle passate monolitiche ideologie, mostra di subire soprattutto il fascino di quella sorta di ideologia che è la dottrina cristiano-cattolica, diffusa e amministrata dal potente apparato organizzativo e mediatico della Chiesa Apostolica di Roma. Un punto di convergenza, in negativo, tra convinzione ideologica e convinzione religiosa si può comunque rinvenire nel clericalismo, come sostiene Henri Pena-Ruiz: “clericale”, ossia anti laica, è ogni convinzione la quale “mira a investire la sfera pubblica e a servirsi di essa per imporsi o per tentare di imporsi su tutte le coscienze”: una tendenza che, nella forma dell’imposizione di principi di una tradizione religiosa, si manifesta continuamente nel nostro Paese. Il clericalismo evidentemente non è la stessa cosa di religione, piuttosto rappresenta l’aspetto degenerativo di alcune religioni: in generale, è ovvio, la religione non è sempre clericale e il clericalismo non è sempre religioso. Ma bisogna dire che, specie nel cattolicesimo, il nesso tra i due è forte, come la storia ha ampiamente dimostrato, e questo nesso per di più non è accidentale. Si deve preliminarmente tener fermo, come sostiene il Cardinale C. M. Martini, che né Cristo né tantomeno Dio “è cattolico”: “Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle de nozioni che noi stabiliamo. Nella vita ne abbiamo bisogno, è ovvio, ma non dobbiamo confonderli con Dio.

Luca Cappelli
 




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