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27/03/2019
Con la Basilicata il Centrodestra governa più Regioni
Il risultato in Basilicata fa spostare il pendolo delle giunte regionali, nell’intero territorio nazionale, a favore del centrodestro

In termini numerici il voto in Basilicata conferma, sostanzialmente, un andamento già verificatosi nelle altre regioni  che hanno votato recentemente.

Il centrodestra si attesta oltre il 42 per cento mentre il centrosinistra supera di poco il 33 per cento e il M5 Stelle si ridimensiona al 20 per cento, dimezzando i voti  ricevuti nelle elezioni politiche del 4 marzo del 2018.

Sembra rafforzarsi un trend di consensi di carattere nazionale, nel quale poco incidono le motivazioni  locali, se non nel fatto che si rende evidente la scarsa presa territoriale dei 5 Stelle, probabilmente  perché le esperienze di governo locale del movimento  non stanno dando buoni risultati. 

Entrando nello specifico del centrodestra,  la Lega raggiunge il 19,1, Forza Italia tiene al 9,1, Fratelli d’Italia al 5,9, i centristi di  Idea al 4,2 e  una lista del candidato presidente al 4. Bardi il governatore eletto, già generale della guardia di finanza,  era stato indicato da Forza Italia e, di conseguenza, si può affermare che, complessivamente, l’insieme del voto di centro arriva non molto distante dal consenso  della Lega di Salvini. Nel distorto dibattito sulla politica italiana, come abbiamo più volte considerato, permane l’idea leaderista e quella che viene presentata come la “vittoria di Salvini”, risulta essere, invece,  l’affermazione di una coalizione di centrodestra che, cancellata dalle scelte che hanno portato alla coalizione di governo, si afferma, ormai, costantemente nelle significative  realtà regionali. La Lega, certamente, ha il vento nelle vele, triplicando in una regione del sud  i voti ottenuti alle politiche, ma è ben lontana dal realizzare una condizione di autosufficienza.

I dati che emergono da queste elezioni e dalle altre svoltesi nei mesi scorsi  risultano importanti , perché il  livello regionale possiede una capacità di stabilizzazione del consenso che il voto nazionale non assicura; consentendo, se si opera adeguatamente , di radicare la presenza organizzativa delle forze politiche. Proprio quello che scarseggia nel Movimento 5 stelle.

A sinistra siamo ad un passaggio significativo perché la Basilicata, con una maggioranza di centrosinistra che aveva retto per oltre venti anni, rappresentava, sul territorio, l’esperimento più riuscito della fusione tra  postdemocristiani e postcomunisti. Non è stata  una delle “regioni rosse”, nelle quali l’apporto dei cattolici democratici è risultato sempre irrilevante ; essa  è rimasta lungamente  sotto il segno di  Emilio Colombo, l’esponente politico più di spicco della Basilicata, una delle anime più eminenti  dei “dorotei ”, mai attratto dalla cultura delle  correnti della sinistra democristiana.  Il Partito popolare, al quale aderì dopo la fine della DC, del resto,  lo isolò al punto che, dopo la sua morte,   Gerardo Bianco  ammise :“non fummo generosi con lui”. I presidenti della Basilicata, come Vito De Filippo, popolare poi passato al Pd,  lo hanno considerato “maestro di un’intera classe dirigente”.

Ora tutta questa “eredità”, sembra dissipata dagli errori e dalle inadeguatezze della classe dirigente del Partito Democratico, al punto che, forse presago di una sconfitta, non ha presentato  il simbolo, sostituito con la sigla “Comunità democratiche”. Comunque, mettendo insieme le diverse  liste riferibili ai “democratici”, si supererebbe  il 20  per cento, migliorativo di oltre tre punti rispetto alle politiche, ma che rende ancora ottimistica la definizione di “non sconfitta”.  Troppo poco per una regione i cui candidati di centrosinistra, nelle elezioni regionali passate, vincevano oltrepassando  largamente il 60 per cento.

Il risultato in Basilicata fa spostare il pendolo delle giunte regionali, nell’intero territorio nazionale,  a favore del centrodestra che ormai è al governo in 10 su 19; solo un anno fa il rapporto era di 15 a 4 in favore del centrosinistra. Questa nuova situazione ha consentito ad Antonio Tajani, di riproporre  l’invito a Salvini di “staccare la spina al governo”, ricordando al leader della Lega che Forza Italia ha una sua specificità essendo capace di “aggregazione al centro, nel civismo, verso movimenti e partiti cattolici e liberali”. Probabilmente il tempo non è maturo e, poi, occorrono altri indispensabili chiarimenti per una positiva prospettiva di governo del centrodestra. Il partito del Presidente del Parlamento europeo deve sempre più caratterizzarsi, sul piano politico ed organizzativo, come espressione italiana del Ppe.   Salvini, da parte sua, deve chiarire bene il suo rapporto con l’Europa e, nel contempo, evitare la tentazione di avventurarsi sulla strada dell’ annessione  – o in liste aggregate - di  frange centriste, staccandole da Forza Italia. Il centrodestra può  vincere solo se mantiene una configurazione  plurale, proprio come le elezioni regionali stanno dimostrando.

Pietro Giubilo

 




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