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03/01/2019
Inter-Napoli: violenza e razzismo protagonisti indiscussi
La partita Inter Napoli, giocata il 26 dicembre, ha avuto diversi risvolti tristi...

La partita Inter Napoli, avvenuta il 26 dicembre, ha avuto diversi risvolti tristi.

Ebbene, non solo vi sono stati scontri nel pre-partita, addirittura con un morto e molti feriti gravi, ma durante la stessa partita vi sono stati cori razzisti da parte dei tifosi interisti nei confronti di Kalidou Koulibaly, il centrale della squadra di Carlo Ancelotti.

Ciò premesso, occorre affrontare con ordine le due spiacevoli vicende.

Per ciò che riguarda gli scontri avvenuti prima dell’inizio della partita, non ce l’ha fatta, per le ferite riportate, un tifoso interista di 35 anni, investito da un van di tifosi napoletani prima, appunto, della partita Inter-Napoli a San Siro. Episodio che ha avuto un grave bilancio, in quanto non solo è morto il tifoso interista, ma quattro tifosi napoletani sono stati accoltellati durante gli scontri. Da quanto riportato dalla stampa, pare che l'uomo deceduto si chiamava Daniele Belardinelli, era un ultrà di Varese. Il tifoso, a seguito dell’impatto, era stato subito portato all'ospedale San Carlo in gravi condizioni ed era stato operato nella notte, inutile l’intervento dei medici in quanto l’uomo non ce l’ha fatta.

La rissa tra i tifosi delle due squadre è avvenuta in via Sant'Elena, zona via Novara, circa un'ora prima della partita. Dalle prime ricostruzioni pare che la vicenda si sia consumata a seguito di un agguato degli interisti agli avversari napoletani: in strada c'erano un centinaio di ultrà interisti, nascosti dietro una collinetta che si trova in zona via Novara e hanno circondato una decina di minivan dei tifosi del Napoli, arrivati con quei mezzi privati anche per eludere i controlli della polizia ai pullman che di solito arrivano proprio davanti a San Siro e che vengono scortati. Un'auto della polizia aveva notato e iniziato a seguire già all'uscita della tangenziale la carovana di minivan quando è scattato l'agguato: i napoletani sono scesi, ci sono stati scontri e quattro di loro sono stati accoltellati, di cui il più grave è un 43enne accoltellato all’addome e portato al Sacco. Due invece le persone investite dai minivan, che sono ripartiti di corsa mentre arrivavano i rinforzi della polizia: uno non avrebbe riportato ferite, mentre l'altro - appunto - è stato subito portato in gravi condizioni in ospedale. Inoltre, sull'asfalto, alla fine degli scontri, sono stati trovati bastoni e anche una roncola.

Il questore di Milano Marcello Cardona ha detto in conferenza stampa che si è trattato di un’azione squadrista, ed inoltre, lo stesso questore, ha intenzione di chiedere al dipartimento pubblica sicurezza, in via d'urgenza, di vietare le trasferte dell'Inter fino a fine campionato e la chiusura della curva dell'Inter fino a marzo 2019, ossia per 5 partite.

Ad ogni modo, due ultrà interisti sono stati arrestati, un terzo è stato identificato. Ma, purtroppo, questa non è stata l’unica terribile vicenda del 26 dicembre sera.

Come precedentemente accennato, anche durante la partita si è verificato un episodio davvero spiacevole che non può che far riflettere, a fine 2018 non è concepibile il razzismo, eppure esiste e si manifesta ancora prepotentemente.

Invero, nel momento in cui la partita è iniziata, sono iniziati anche i cori razzisti.

Stavolta il bersaglio preferito è stato uno dei difensori più forti del mondo, ossia Kalidou Koulibaly, di sangue senegalese e francese, di animo napoletano. Un giocatore amato non solo per il suo enorme talento, ma anche per il suo gran cuore. Cuore che i tifosi hanno messo da parte per lasciare spazio al solito e deplorevole razzismo, scrivendo in tal modo l’ennesima brutta pagina del calcio.

Nonostante ciò, Kalidou, con umiltà e forza, che da sempre lo contraddistinguono, per 80 minuti ha continuato a giocare la sua partita, a difendere la sua squadra.

Tuttavia, la reazione umana non poteva mancare, non riuscendo più a gestire l’umiliazione e non riuscendo più a subire, dopo una doppia ammonizione, è stato costretto a lasciare il campo, espulso per un applauso di protesta, probabilmente rivolto all’arbitro Mazzoleni e quindi da cartellino rosso. Allora, bisogna chiedersi, cosa c’è di sbagliato in questo calcio? Forse il fatto che il razzismo sia ancora trattato come una piaga di non troppa rilevanza. Forse il fatto che non si riesca a comprendere che non si tratta di semplice tifo, ma di uno squallido strumento che genera violenza, che umilia, che indebolisce. E se spesso si parla di provvedimenti, la realtà è che l’idea che una partita venga sospesa per tali motivi, a volte sembra ancora un’utopia.

Perché la partita doveva essere sospesa! Non è concepibile una manifestazione di discriminazione così evidente!

Lo stesso Ancelotti, allenatore dei bianco azzurri, aveva chiesto tre volte la sospensione della partita alla procura federale vicino al campo, inoltre, erano stati fatti tre annunci, ma la partita è continuata ad andare avanti. Dunque, Ancelotti ha affermato che se non c’è un regolamento chiaro allora la prossima volta andrà via dal campo con la sua squadra. Dure le parole dell’allenatore il quale ha aggiunto che bisogna fare un ulteriore passo e sospendere per qualche minuto le partite. Del resto, non sarebbe un dramma e si eviterebbero figure del genere.

Orbene, a pochi giorni dall’inizio del 2019, dopo anni e anni di progresso, non è accettabile assistere ancora a certi episodi. Eppure è così. E il razzismo non può e non deve essere lasciato in sordina, non può e non deve restare impunito. E, se ci sono persone che ancora pensano sia lecito, o addirittura normale, che un uomo sia deriso e umiliato per il colore della sua pelle, per la sua provenienza geografica o per il suo credo religioso, è giusto che quelle persone vengano punite!

Bisogna dare un segnale forte. Se è vero che il razzismo o ogni forma di discriminazione è da abolire in ogni tempo e spazio, è pur vero che essa è ancora più inaccettabile nello sport! Ciò in quanto il vero scopo dello sport è quello di divertire, appassionare, unire le persone, non creare odio sociale e divisione.

Ci si deve augurare, quindi, che il calcio torni alla sua magia, che il tifo sia passione vera e pura, e non certo palco di disprezzo, violenza e discriminazione.

Tuttavia, il giocatore del Napoli, protagonista di questa triste vicenda ha dato comunque esempio scrivendo un post pubblicato su Instagram dopo il match. Nel suddetto post, Koulibaly si dispiace innanzitutto di aver abbandonato i suoi “fratelli” in campo e di averli lasciati senza il suo supporto, e poi conclude con una frase che mette a tacere tutti: “Sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano: Uomo”. È un uomo, Kalidou. E ha dato a tutti una grande lezione.

Ebbene, al mondo, esiste ancora qualcuno che, alle vittorie, preferisce la civiltà.

 

Michele Cutolo




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