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27/12/2018
Una manovra a somma negativa
non ci siamo ancora né con i numeri né con gli obiettivi e sono state violate tutte le procedure

Una manovra di cortissimo respiro. Inutile se non dannosa per il sistema Italia. Dopo il confronto con Bruxelles, seguito al preannuncio del rischio di apertura di una procedura per debito pubblico eccessivo, il Governo gialloverde in risposta ai rilievi della Commissione, ha modificato significativamente l’entità e la composizione della manovra di bilancio. Ma questo non consente di affermare che è una manovra suggerita da Bruxelles. La Commissione, infatti, si limita a vigilare che vengano rispettati gli obiettivi di medio termine (MTO) stabiliti con la revisione del patto di stabilità. Valutando le previsioni di crescita, quelle di riduzione del deficit nominale ed infine le previsioni di riduzione del rapporto debito/Pil. Ma si ferma qui. I governi nazionali nella legge di bilancio, infatti, possono inserire quello che vogliono a patto che si rispettino gli accordi sui saldi. Malgrado ciò non ci siamo ancora né con i numeri né con gli obiettivi e sono state violate tutte le procedure. Non esistendo un testo scritto, infatti, è saltato l’esame in Commissione Bilancio ed è stata posta la fiducia sulla manovra. Passata al Senato si attende il voto alla Camera per il prossimo 30 dicembre.

Tornando ai numeri, il conseguimento dei nuovi obiettivi programmatici di finanza pubblica è reso incerto da quattro elementi di criticità messi bene in evidenza dall’Ufficio Parlamentare del Bilancio (UPB) del Senato: 1) il quadro di finanza pubblica per il prossimo anno contenendo una serie di interventi una tantum presenta caratteri di transitorietà. I tecnici del UPB puntano il dito sulla creazione di un accantonamento di 2 mld di euro a garanzia della tenuta del saldo di bilancio e sulla realizzabilità dell’incasso di 18 mld di euro derivante dalle dismissioni immobiliari (privatizzazioni). I 2 mld sono ottenuti bloccando i fondi  ai  Ministeri.  Gran  parte  al  Ministero del Tesoro: 481 milioni  destinati  a  competitività  e  sviluppo  delle  imprese);  Infrastrutture: 300  milioni  della  mobilità  locale e  Sviluppo  economico: 159  milioni. Università e ricerca  perdono, invece, 100 milioni ; 2) le variazioni introdotte nel percorso parlamentare hanno modificato la qualità della manovra. Si è passati, infatti, da un aumento di circa 1.4 mld di euro della spesa per gli investimenti e contributi ai medesimi nel 2019 ad un taglio di circa 1 mld; 3) il raggiungimento del rapporto deficit/Pil nel biennio 2020-21 è interamente affidato alle clausole di salvaguardia su iva e accise: precisamente 23.1 mld per il 2020 e 28.8 per 2021. In assenza di siffatte clausole il deficit salirebbe al 3% del Pil sia nel 2020 sia nel 2021; 4) l’andamento del rapporto programmatico tra il debito pubblico e il Pil mostra un aumento nel 2018 rispetto all’anno precedente (dal 131.2% al 131.7% del Pil) e una graduale riduzione nel 2019 (al 130.7% del Pil) e nei due anni successivi: 129.2% nel 2020 e 128.2% nel 2021. Al contrario in assenza delle clausole di salvaguardia, nel biennio 2020-21, il rapporto debito/Pil riprenderebbe a salire sia pure leggermente. Insomma una manovra a somma negativa. Si colpiscono i settori produttivi ed il terzo settore per drenare risorse che consentano di finanziare i provvedimenti cardine del governo giallo-verde: il reddito di cittadinanza e la quota 100 delle pensioni. Il terzo settore, costituito da 68.449 associazioni e 6220 fondazioni, che nella maggioranza dei casi agisce dove lo Stato non riesce ad arrivare, con l’aumento dell’Ires dal 12 al 24% non sarà più in grado di offrire i suoi servizi sussidiari. Ci sarà inoltre un aumento delle tasse locali visto che sarà eliminato il blocco delle aliquote sulle imposte comunali introdotto nel 2015.

Una manovra con poca qualità che non aiuta la crescita e che rimanda all’anno prossimo la stangata fiscale (un calcio in avanti alla lattina). Una manovra che sin dall’inizio ha propagato incertezza. Il prossimo anno tra rinnovi e nuove emissioni dovranno essere collocati 410 mld di euro di debito pubblico e non 370 come scritto nella manovra. I nodi al pettine inizieranno a venir fuori prima della primavera. Mentre nel 2020 la legge di bilancio dovrà reperire circa 53 mld di euro e precisamente: 23.4 mld per la sterilizzazione dell’iva e delle accise, 9 mld per rifinanziare il reddito di cittadinanza, 10 mld per il rifinanziamento della quota 100, 1.5 mld per le sanzioni della Bolkestein, 4 mld per lo sblocco del turnover e 5 mld di varie ed eventuali. Ma di questo per ora non si preoccupa nessuno visto che l’obiettivo all’orizzonte del Governo giallo-verde sono le elezioni all’orizzonte.

Marco Boleo
 




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