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08/10/2018
La buona battaglia dei parroci di Nichelino contro l’ottusità ideologica del sindaco Non è la prima volta che i dirigenti del Partito (poco) Democratico locale sferrano un attacco al popolo cattolico “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l'asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancora più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta”. Queste parole provengono dallo splendido dialogo, tra il Cristo e don Camillo, contenuto nell'opera guareschiana Don Camillo e don Chichì. Tornano utili per descrivere il gesto compiuto da don Riccardo Robella e gli altri parroci di Nichelino, nell’Unità Pastorale 55 della Diocesi di Torino. Sì, hanno difeso il seme della Fede, di fronte alla scelta del sindaco Giampiero Tolardo (PD) di far distribuire, durante il concerto di giovedì 21 settembre inserito nel programma della festa per il patrono della città, San Matteo, dei profilattici ai giovani presenti. Difesa avvenuta con l'annullamento, per protesta, della processione in onore al Santo Patrono, e la scelta di celebrare la Messa di Domenica 23 settembre nella chiesa della Santissima Trinità anziché, come di consueto, in piazza. Non è la prima volta che i dirigenti del Partito (poco) Democratico locale sferrano un attacco al popolo cattolico; solo un anno fa, assieme ad altre fazioni “radicali”, come il torino-pride, essi avevano attaccato don Paolo Gariglio, autorevole sacerdote e punto di riferimento per la comunità nichelinese e non solo, giacché ha fatto e continua a fare grandi opere sociali, educative; in tempi non sospetti, fu tra quei grandi religiosi che si mossero per salvare con Cristo tanti giovani dalla droga, assicurando loro un futuro. Lo avevano attaccato perché aveva ricordato, con un libro scritto anni prima, quanto è fondamentale l'amore tra uomo e donna, ed è pericoloso mettere sullo stesso piano di esso qualsiasi tipo di rapporto umano, come quello tra persone dello stesso sesso: un'importante intervista con don Paolo, apparsa sul sito La Baionetta, i giornali Vita Diocesana Pinerolese e Nichelino Comunità, permette di approfondire tale questione: https://labaionetta.blogspot.com/2017/08/intervista-don-Paolo-Gariglio.html?m=1 Pure quest'anno i piddìni hanno scelto un modo subdolo per spingere ancora di più l’acceleratore su una sessualità sempre più sganciata dalla creazione e dal progetto che Dio ha sull’uomo. Pensano che la distribuzione dei preservativi possa veramente risolvere il problema delle malattie veneree... “Beata ignoranza!” La realtà si può negare, si può dimenticare, si può fingere che non esista. Eppure, dopo un anno, dopo cento anni, dopo duemila anni ti dice. “Tu mi neghi, ma non mi elimini”. Ciò è un fatto. E il fatto è la cosa più testarda del mondo (diceva Bulgakov in Il Maestro e Margherita). E di fatti, da anni gli autorevoli studi scientifici (tanti) di esperti fedeli alla realtà ricordano proprio che la pratica sopra menzionata è sbagliata sia dal punto di vista educativo che della cura della salute: si pensi a quelli diffusi nel 2014 dal Centro USA per il controllo e la prevenzione delle malattie, in cui gli scienziati riconoscevano che i preservativi non servono a fermare le malattie come l'Aids, o a quelli più recenti (25/06/2018) presentati su Lancet, una delle più importanti riviste mediche al mondo. Quivi due ricercatori, Luis Carlos Sanchez Franco e Chika Edward Uzoigwe ammettono: «L’evidenza è indiscutibile: solo l’astinenza e la fedeltà riducono la trasmissione dell’HIV (e delle altre malattie sessuali, ndr). Il fatto che questo messaggio non sia popolare o accettabile non può giustificare il rifiuto da parte degli operatori sanitari di elogiare la sua veridicità. Anzi, si dovrebbero incoraggiare tutte le parti coinvolte nella promozione dell’assistenza sanitaria a rivalutare il modo in cui il messaggio viene consegnato». I membri del PD preferiscono l'ideologia tecnicistica e amoralistica alla realtà, altrimenti riconoscerebbero che la visione morale sulla sessualità proposta dalla Chiesa cattolica, basata sul'educazione all'amore per l'altro, senza scissioni con il sesso, fa bene a tutti, credenti e non: più l'uomo e la donna sono casti, e più la loro salute ne beneficia. Invece, la diffusione dei preservativi serve solo a far dimenticare alle persone uno dei loro fini più belli e buoni: mettere al mondo un figlio; perdipiù la contraccezione è tra i “cavalli di battaglia” dell'odierna (dis-) cultura della morte. Don Riccardo Robella ha diramato, a nome dei sacerdoti nichelinesi (essendone moderatore all’UP 55), un comunicato allo scopo di spiegare pubblicamente la situazione venutasi a creare; eccone una parte: «Per la comunità cristiana, da sempre presente nel tessuto sociale di Nichelino come parte attiva nel servizio dei giovani, delle famiglie e dei bisognosi, rispettosa della laicità intesa come spazio di dialogo e collaborazione, risulta difficile capire il senso di questa scelta. Preferiamo distinguere il momento religioso, per cui nasce questa festa, dalle altre iniziative in calendario. Non riconoscendoci in un evento che, date le scelte fatte, non ci appartiene, con grande sofferenza siamo, in coscienza, obbligati a proseguire per la nostra strada». (Qui il comunicato originale https://www.nichelino.com/news/index.php/comunita/55-appuntamenti/2147-i-parroci-di-nichelino-ecco-perche-non-andiamo-in-piazza-per-san-matteo). Una testimonianza di sana dissidenza che, delimitando i confini del morale e dell'immorale, ha custodito la Fede e le anime; contro la mortifera “deriva antropologica” del nostro tempo, sostenuta dai fautori del pensiero radicale di massa, ove i membri del PD si fanno notare. Gesto virtuoso che sicuramente ha colpito e continuerà a colpire i “destinatari” delle attenzioni comunali, i giovani, giacché degli uomini di Chiesa non hanno accondisceso alle pretese di un potere all'apparenza laico, ma nei fatti laicista! Prima di concludere, vi sono altri aspetti importanti da considerare. Siccome il diavolo non ha mai l'ultima parola, fa “le pentole ma non i coperchi”, un fatto così increscioso può insegnare molto, ridestando in mezzo al popolo cattolico la consapevolezza di tali emergenze:
Questo è un altro periodo storico di “inondazioni ideologiche”. Non resta che salvare e custodire “alla Guareschi” il seme della Fede con atti coraggiosi, senza chiudersi in “riserve indiane”, ma guardando al fulgido esempio delle comunità monastiche di San Benedetto da Norcia, e in attesa di terreni limosi assai fertili. Daniele Barale
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