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04/11/2013
Convegno CNEL: 'Giovani, occupazione e servizi dell'impiego'
È possibile che quasi un'intera generazione si senta esclusa dalla società?

È possibile che quasi un’intera generazione si senta esclusa dalla società alla quale appartiene?
Questa la domanda che si sono posta gli organizzatori del Convegno: “Giovani, occupazione e servizi dell’impiego” che si è tenuto al CNEL lo scorso 29 ottobre promosso da Nuovi Lavori (impresa non profit che sviluppa studi, analisi e consulenza sul mercato del lavoro e sull’organizzazione aziendale del lavoro).

Lo spunto di riflessione su un argomento tanto importante lo ha dato la “Youth Garantee” (Garanzia Giovani): il piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile, da complessivi sei miliardi di euro, per il periodo 2014-2020. Destinato ai Paesi con il tasso di giovani  senza lavoro superiore al 25 per cento. Ogni Paese deve impegnarsi a garantire ai giovani fino ai 25 anni di età (per l’Italia l’asticella potrebbe essere alzata a 29 - 30 anni) “un’offerta qualitativamente valida di lavoro, di proseguimento degli studi,apprendistato o tirocinio” entro quattro mesi dall’uscita dal sistema di istruzione o di perdita di un impiego. Riducendo di molto, almeno per il nostro Paese il pericoloso limbo di inattività e scoraggiamento. La Garanzia Giovani è una misura già attiva con successo in alcuni Paesi del Nord Europa, come Svezia e Finlandia. I ragazzi che si rivolgono ai servizi per l'impiego ricevono entro 120 giorni una proposta concreta: contratto, tirocinio o corso di perfezionamento. La Commissione vorrebbe farne un pilastro della nuova politica comunitaria a sostegno delle nuove generazioni. Una ‘raccomandazione’ che invita tutti i Paesi membri a dotarsi di un sistema di Youth Guarantee.
In Italia, le politiche per l'impiego giovanile sono urgenti. Il tasso di disoccupazione degli under 25 si è confermato ben oltre il 35%. E un ragazzo ogni cinque è Neet, (not in education, employment or training). Per effetto della crisi,  infatti, è aumentato non solo il numero dei disoccupati ma anche delle persone che non cercano attivamente un impiego perché scoraggiate, ma sarebbero disponibili a lavorare. La maggior parte sono giovani e donne - soprattutto residenti dal Mezzogiorno - che per far fronte alle crescenti difficoltà economiche hanno un disperato bisogno di trovare un’occupazione. Il fenomeno mette in evidenza la situazione drammatica del nostro mercato del lavoro. Sono troppe le barriere normative che ostacolano l’ingresso dei giovani ma scontiamo anche i ritardi nelle politiche attive del lavoro. Basti pensare che solo il 2,7% dei giovani trova lavoro rivolgendosi ai centri per l’impiego. A differenza degli altri Paesi europei dove i centri per l’impiego sono il canale privilegiato per trovare un’occupazione. Questo dato non può essere una sorpresa, visto che la spesa che il nostro Paese dedica al settore è tra le più basse d'Europa: lo 0,03% del Pil. Paesi come Danimarca e Germania sono allo 0,37%, dieci volte tanto.

Per attuare in modo efficace il programma della Youth Guarantee, la Garanzia Europea per i giovani secondo la quale dal 1 gennaio 2014 ed entro il 2020 gli Stati membri dovranno realizzare degli interventi qualitativamente validi a sostegno dell’aumento dell’occupazione giovanile, è istituita presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali una struttura di missione che opererà in via sperimentale, in attesa della nuova definizione del ruolo che spetterà, in materia, ai Servizi per l’impiego.

I quali vanno profondamente riformati, cogliendo anche l’occasione rappresentata dall’abolizione delle Provincie. Una riforma che preveda una collaborazione tra pubblico e privato per favorire,in una logica di sussidiarietà, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con un ruolo maggiore affidato alle scuole, le università, gli enti bilaterali, affidando il loro controllo e coordinamento alle regioni.

La struttura di missione dovrà definire le linee-guida nazionali per la programmazione degli interventi di politica attiva, individuare i criteri per l’utilizzo delle relative risorse economiche, promuovere, coordinare e valutare gli interventi di competenza dei diversi enti. Opererà anche per la ricollocazione dei lavoratori destinatari dei cosiddetti “ammortizzatori sociali in deroga”.

Al fine poi di ottimizzare gli interventi di politica attiva di tutti gli organismi centrali e territoriali coinvolti, è prevista presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali anche l’istituzione della “Banca dati delle politiche attive e passive”, senza carico aggiuntivo per la finanza pubblica.

La Banca dati avrà il compito di raccogliere le informazioni relative a: soggetti da collocare nel mercato del lavoro, servizi erogati per la collocazione nel mercato del lavoro e opportunità di impiego.

I dati e le informazioni che confluiranno nella Banca dati, attraverso il portale istituzionale Cliclavoro, saranno fornite da Regioni, Province e Province autonome, Inps, Isfol, Italia Lavoro, Ministero dell’istruzione, università e ricerca, Ministero dell’Interno, Ministero dello Sviluppo economico, Università pubbliche e private, Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e altri soggetti pubblici e privati sulla base della stipula di apposite convenzioni.

Sempre a favore dei giovani vengono previste ulteriori misure per favorire l'alternanza scuola-lavoro, con particolare riferimento ai percorsi di istruzione tecnica e di formazione professionale per i quali è prevista la realizzazione di tirocini formativi extracurricolari per studenti delle quarte classi delle scuole secondarie di secondo grado.                

Sul piatto ci sono 1,5 miliardi da spendere tra il 2014 e il 2015 per contrastare la disoccupazione giovanile e rafforzare i servizi per l'impiego. Da gennaio saranno messi a disposizione dell'Italia dall'Unione Europea, che in cambio chiede la garanzia di essere in grado di trovare entro un massimo di 4 mesi dalla richiesta una occupazione ai giovani che si rivolgeranno alle strutture preposte. Bisogna ricordare che l’Unione Europea ci riconoscerà i risultati e non i tentativi.
Sono anni che il nostro Paese si interroga su come porre rimedio ai, purtroppo, grandi numeri della disoccupazione questa è l’occasione giusta non si può e non si deve perdere tempo l’investimento è importante e forse può davvero migliorare l’occupazione e le modalità di accesso al mondo del lavoro.

Fausta Tinari




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