Il discorso di Draghi al Meeting
L’intervento di Mario Draghi al Meeting di Rimini presenta una serie di riflessioni incentrate sul futuro dell'Europa in un contesto geopolitico e globale in rapido mutamento.
I punti chiave emersi sono:
1.Fine dell'illusione della globalizzazione: L'idea che il potere economico e il libero scambio potessero garantire da soli il potere geopolitico e la pace è superata. L'invasione russa dell'Ucraina è vista come il momento decisivo che ha fatto evaporare questa illusione.
2.Crisi di fiducia e necessità di un nuovo approccio: Le minacce esterne, come la guerra in Ucraina e il rapporto non paritario con la Cina e gli Stati Uniti, alimentano l'euroscetticismo interno. Per contrastarlo, l'Europa deve abbandonare le politiche di rigore e la visione neoliberale del passato, riconoscendo che "quel mondo è finito".
3.Necessità di sovranità e consenso popolare: L'Europa deve costruire una propria sovranità, non tornando ai nazionalismi, ma rafforzando l'integrazione. Questo processo richiede un ampio consenso popolare.
4.Proposte concrete per il futuro: Draghi suggerisce riforme strutturali per aumentare la produttività, creare un regime giuridico uniforme per le PMI e, soprattutto, ricorrere a "forme di debito comune" per finanziare progetti su larga scala, superando un tabù che era stato già infranto in risposta alle emergenze.
Le affermazioni di Draghi rappresentano una lucida presa di coscienza della nuova realtà mondiale. Il passaggio da un "europeismo pragmatico" a uno "politico" riflette un cambiamento di paradigma: l'Europa non può più limitarsi a essere un'unione economica, ma deve diventare un attore geopolitico unito e forte.
Un punto particolarmente significativo è il riconoscimento del fallimento dell'ideologia della globalizzazione. Draghi, che ne è stato un esponente di spicco, ammette che la fiducia cieca nel libero scambio ha reso l'Europa vulnerabile. Questa autocritica è potente e rivela la necessità di un'analisi profonda e onesta del passato.
Le proposte avanzate — come il debito comune e le riforme del settore pubblico — sono ambiziose e mirano a dare all'Europa gli strumenti necessari per affrontare le sfide future. Riconoscere che l'Europa è "poco attrezzata" ma che ha dimostrato "capacità di adattamento" (durante la pandemia e la crisi ucraina) suggerisce che il cambiamento è possibile, ma richiede una volontà politica unanime e un consenso popolare che ancora non è consolidato.
In sintesi, le riflessioni di Draghi sembrano un manifesto per una nuova Europa, più consapevole, più unita e più autonoma, capace di difendere i propri interessi in un mondo sempre più conflittuale. La sfida principale rimane la capacità di tradurre queste idee in azioni concrete, superando le divisioni interne.
Sulle proposte concrete, si possono avanzare i seguenti giudizi e considerazioni critiche:
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Aumento della produttività attraverso la riduzione delle barriere interne:
Proposta: Ridurre le barriere interne che pesano come una tariffa del 64% sui macchinari e del 95% sui metalli.
Osservazioni: Questa è una proposta solida e di buon senso. La frammentazione del mercato interno è una debolezza storica dell'Unione Europea, che impedisce alle imprese di raggiungere economie di scala e di competere globalmente. Le cifre citate, sebbene possano essere contestabili o variare, illustrano in modo efficace l'entità del problema. Rimuovere queste barriere potrebbe realmente fungere da "leva" per la produttività e la crescita, senza ricorrere a ingenti investimenti pubblici. La criticità sta nella difficoltà politica di attuare queste riforme, che spesso incontrano la resistenza di lobby e di interessi nazionali protetti.
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Indipendenza tecnologica e regime giuridico uniforme per le PMI:
Proposta: Istituire un regime giuridico uguale in tutto il territorio Ue per le PMI per raggiungere una certa indipendenza nelle tecnologie strategiche.
Osservazioni: Anche questa proposta è strategicamente importante. Le PMI sono la spina dorsale dell'economia europea, ma spesso mancano delle risorse e della capacità di navigare le complesse normative dei 27 stati membri. Un regime giuridico uniforme faciliterebbe l'innovazione, l'investimento e la collaborazione transfrontaliera, creando un vero e proprio "ecosistema" di ricerca e sviluppo. La sfida, ancora una volta, risiede nella sua implementazione. Armonizzare le normative nazionali in settori così delicati e competitivi è un compito politico e burocratico immane, che richiede un alto grado di cooperazione e rinuncia a parte della sovranità legislativa da parte degli Stati membri.
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debito comune per progetti europei su larga scala:
Proposta: "Soltanto forme di debito comune possono sostenere progetti europei di grande ampiezza."
Osservazioni: Questa è la proposta più coraggiosa e politicamente divisiva. L'affermazione di Draghi che il debito comune, introdotto per emergenze come la pandemia, debba diventare uno strumento strutturale per finanziare la transizione ecologica, la difesa, l'innovazione e l'energia, è un punto di svolta.
Pro: Il debito comune è l'unico modo per mobilitare le risorse necessarie per affrontare sfide epocali che superano le capacità finanziarie dei singoli stati. Esso rafforza la solidarietà europea e, se ben gestito, può abbassare i costi di finanziamento per tutti i paesi membri. È un passo decisivo verso una maggiore integrazione fiscale e un'autentica sovranità europea.
Contro: Questa proposta è storicamente e politicamente controversa. Paesi come la Germania e i cosiddetti "frugali" hanno sempre visto il debito comune come una potenziale "mutualizzazione dei debiti", che potrebbe portare a una mancanza di disciplina fiscale e a trasferimenti di ricchezza non desiderati. Il rischio è che un uso non ponderato del debito comune possa generare instabilità e tensioni politiche, mettendo a rischio la stabilità dell'intera Unione. L'argomentazione di Draghi che il Next Generation EU abbia "infranto un tabù" è vera, ma non garantisce che questo strumento diventi la norma.
In conclusione, le proposte concrete di Draghi sono logiche e necessarie per dare all'Europa un futuro prospero e sicuro. Esse mirano a risolvere i problemi strutturali dell'Unione, spostando il focus dalla mera austerità alla crescita e all'investimento. Tuttavia, la loro attuazione non sarà semplice, e richiederà un livello di cooperazione politica e un consenso popolare che ancora non sono del tutto garantiti. La sfida non è solo economica, ma soprattutto politica e culturale.