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28/07/2025
Europa, non cadere nella trappola
Che i tassi statunitensi siano destinati a scendere è ormai opinione diffusa tra analisti e investitori; anche se restano incerte le tempistiche –
Che i tassi statunitensi siano destinati a scendere è ormai opinione diffusa tra analisti e investitori; anche se restano incerte le tempistiche – che sia settembre o dicembre – l’aspettativa prevalente è che alla fine del 2026 i tassi Usa siano almeno 100 punti base più bassi rispetto a quelli attuali. Esprimerei subito un parere motivato sulle scelte economiche e politiche dell'amministrazione Trump, in particolare per quanto riguarda i dazi e le trattative commerciali con l'Europa. Oltre una critica alla tattica di Trump come un "abile negoziatore, ma si accettassero le sue condizioni e tattiche significherebbe cadere nella trappola che ha costruito con i suoi annunci. Sottolineare come Trump alzi l'asticella, ad esempio con dazi annunciati al 30%, sapendo che sono "del tutto impraticabili", per poi far sembrare una concessione la riduzione al 15% sarebbe unta strategia, intesa a "portare a casa il miglior risultato possibile". Una delle principali preoccupazioni riguarda la mancanza di chiarezza su ciò che l'Europa sta concedendo agli Stati Uniti in cambio delle riduzioni dei dazi. Si oppone fermamente all'apertura delle dogane europee a prodotti come "i polli americani" o alla rinuncia a "norme che difendono i nostri consumatori" o "etichette che certificano l'origine dei prodotti". Il rischio, è che l'Europa commetta un "grave errore" accettando, ad esempio, la vendita di "prosciutto prodotto nel Wisconsin" o la cancellazione dei limiti sugli ormoni o delle prescrizioni sulla pubblicità delle medicine in cambio di dazi ridotti. Nell’analisi degli effetti dei dazi americani è criticabile la politica dei dazi di Trump, definendola una "mossa geniale", ma anche una "tassa occulta sulle imprese americane per tagliare le imposte sui ricchi". Ciò spiega che l'aumento delle tariffe viene pagato dalle aziende americane che importano prodotti dall'estero. In questo modo, Trump "sta usando in maniera strumentale l'arma dei dazi per portare avanti il suo programma elettorale e sta così ottenendo i suoi obiettivi commerciali senza pagare pegno, soprattutto se si aggiunge la svalutazione del dollaro. Quali gli impatti sull'Italia e possibili contromisure? Riconoscendo che i dazi potrebbero avere un"prezzo elevato" anche per le imprese italiane (Confindustria prevede fino a 38 miliardi di euro perdazi al 30%), è bene distinguere tra i vari settori. Affermare che prodotti come gli "acciai speciali"o "altri generi di lusso" italiani non sono sostituibili. Inoltre, settori come l'agroalimentare"rischiano pesanti conseguenze". Per sostenere queste imprese, si suggerirebbero interventi mirati,come l'istituzione di una "task force" governativa per aiutarle a trovare "mercati alternativi". In ultimo va ribadito con forza che "l'Europa non può piegarsi ai diktat che arrivano da Trump". Intanto la Bce mantiene i tassi invariati: inflazione per ora sotto controllo. Come da attese del mercato, la Bce ha optato per mantenere invariati i tassi di interesse. Nel dettaglio, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali resta fermo al 2,15%, quello sulle operazioni marginali si mantiene al 2,4%, mentre il tasso sui depositi presso la banca centrale rimane al 2%. La decisione è stata accompagnata da una valutazione ottimistica ma cauta sullo stato dell'inflazione nell’Eurozona. Secondo quanto comunicato dall’istituto di Francoforte, il livello dei prezzi ha raggiunto attualmente il target del 2% fissato a medio termine. Le nuove informazioni macro, secondo la Bce, confermano in larga parte l’analisi precedente del Consiglio direttivo. Le spinte inflazionistiche interne si sono ulteriormente affievolite, in un contesto di raffreddamento della crescita salariale, ha spiegato l’istituto centrale, aggiungendo che l’economia dell’area euro ha mostrato una buona capacità di resistenza, nonostante un quadro globale ancora fragile. Un contributo importante, sottolinea la Bce, è arrivato dalle precedenti misure di allentamento monetario. Riaffermato l’obiettivo di riportare e mantenere l’inflazione intorno al 2% nel medio termine, in un contesto internazionale ancora caratterizzato da molte incognite, l’orientamento di politica monetaria – spiegano da Francoforte – continuerà a basarsi su un approccio flessibile e guidato dai dati. Le scelte future verranno prese di volta in volta, valutando con attenzione l’evoluzione dell'inflazione, l’andamento economico e finanziario, e l’efficacia della trasmissione delle misure monetarie adottate.La Bce ha infine ribadito la disponibilità a intervenire, se necessario, con tutti gli strumenti previsti dal proprio mandato. Tra questi, lo scudo contro la frammentazione dei mercati, che potrà essere attivato per contrastare movimenti anomali e ingiustificati che minaccino la trasmissione della politica monetaria nei paesibdell’Eurozona. Questo strumento, afferma l’istituto, resta essenziale pergarantire l’efficacia complessiva dell’azione della Bce e tutelare la stabilità dei prezzi nell’areaeuro. Un accenno sui dazi analizzando le implicazioni economiche e finanziarie di un accordo sui dazi tra Stati Uniti e Unione Europea al 15%, si rileva che un dazio al 15% è preferibile al 30% inizialmente minacciato, ritenendo che le esportazioni italiane siano sufficientemente solide per sopportare tale livello. Haanche suggerito che tali dazi potrebbero portare l'Italia a diversificare le proprie esportazioni versoaltre aree del mondo. Dal punto di vista economico, se le imprese italiane assorbissero il 15%, avrebbero un interesse avendere in Paesi diversi. Se, invece, come più probabile, il prezzo di vendita negli Stati Uniti aumentasse, sarebbero gli americani a pagare i dazi. In tal caso, i consumatori statunitensi potrebbero decidere di acquistare a un prezzo più alto o optare per prodotti made in USA o altrove,costringendo gli esportatori italiani a cercare nuovi mercati. Va pure osservato che far pagarele tasse tramite un dazio è meno trasparente e meno evidente rispetto all'aumento delle imposte sul reddito. Per quanto riguarda l'impatto economico sull'Italia, in riferimento alle stime ultime diConfindustria, si calcolato che con dazi al 15% l'effetto sul PIL si dimezzerebbe allo 0,4%, rispettoallo 0,8% stimato con dazi al 30%. Ha però aggiunto che l'impatto potrebbe essere contenuto se iconsumatori americani continuassero ad acquistare prodotti italiani di alta qualità. In termini di risvolti finanziari e interventi governativi, si sconsiglia di compensare le impreseesportatrici con sussidi ad hoc per eventuali riduzioni dei prezzi, poiché ciò equivarrebbe autilizzare ii soldi dei contribuenti italiani per sovvenzionare i consumatori americani. Suggerimento opportuno potrebbe essere di studiare misure specifiche per le imprese che subiranno una forte riduzione dell'export a causa dell'aumento dei prezzi negli USA, pur riconoscendo la difficoltà digestire tali misure. Infine, non sarebbe credibile credere che le tariffe al 15% spingeranno le industrie europeea delocalizzare negli Stati Uniti e che il vero avversario economico degli Stati Uniti rimane la Cina ,il che può generare ottimismo sulla possibilità di un accordo con l'Europa.

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