PRIMO PIANO
20/05/2025
La marea populista in Europa
I leader europei hanno tirato un profondo sospiro di sollievo domenica scorsa, dopo la vittoria del candidato centrista e filo Unione Europea alle presidenziali in Romania.

I leader europei hanno tirato un profondo sospiro di sollievo domenica scorsa, dopo la vittoria del candidato centrista e filo Unione Europea alle presidenziali in Romania. Ma i risultati di quella consultazione, insieme a quelli emersi dalle elezioni in Polonia e Portogallo nello stesso weekend, hanno evidenziato come la marea populista stia salendo in tutto il vecchio continente, avvicinandosi sempre più al potere, o a riconquistarlo. Hanno anche dimostrato quanto possa pagare, in termini elettorali, esibire affinità ideologica con Donald Trump. Il leader del momento. Nicuşor Dan, matematico ed ex sindaco riformista di Bucarest, si è portato a casa gli elogi dei leader non populisti europei, per aver sconfitto l’ultranazionalista George Simion nella corsa alla presidenza romena, dopo essere arrivato secondo al primo turno. Simion, che si è definito ‘il candidato di Trump’, aveva promesso di portare la Romania in una direzione euroscettica e anti-Ucraina, in linea con la politica del premier ungherese Viktor Orbán. Eppure Simion ha comunque ottenuto il 46% dei voti, e il suo partito L’AUR, secondo in parlamento, potrebbe trarre vantaggio dal probabile caos politico e dalle misure di austerità necessarie per contenere l’enorme deficit pubblico. Questa volta il candidato no-MAGA c’è l’ha fatta, ma la prossima?. L’ago della bilancia sono molti elettori indecisi. Se fallisce un altro rappresentante del campo liberale, la prossima volta sarà più difficile arginare la marea populista. Restano due altri Paesi in bilico: il Portogallo e la Polonia. Nel primo, alle elezioni parlamentari di domenica – in un Paese che fino a poco fa era tra i pochi in Europa senza una significativa forza di estrema destra – il partito anti-immigrazione Chega potrebbe piazzarsi secondo, una volta conteggiati i voti dall’estero. In Polonia, invece, il sindaco filo-UE di Varsavia Rafał Trzaskowski affronta un inatteso ballottaggio difficile contro il nazionalista Karol Nawrocki il 1° giugno, dopo averlo superato di poco al primo turno di domenica. Anche se la scelta per la Polonia non è così netta come lo è stata per la Romania, dove dal crollo del comunismo non si è più avuto un leader euroscettico, l’esito del prossimo mese avrà comunque un peso enorme per l’UE. Se eletto, Trzaskowski sbloccherebbe l’agenda riformista del premier centrista Donald Tusk, attualmente frenata dal presidente uscente Andrzej Duda, espressione del partito euroscettico Diritto e Giustizia (PiS), al governo fino al 2023. Ma se vincesse Nawrocki, l’agenda di Tusk – incluse le misure per ripristinare l’indipendenza della magistratura – resterebbe paralizzata, e la coalizione di governo rischierebbe il collasso. Che dire! Le tre elezioni rivelano un diffuso sentimento anti-sistema tra gli elettori. Il dato è stato più evidente in Romania, dove il candidato congiunto dei due partiti di governo (centrosinistra e centrodestra) ha raccolto solo un quinto dei voti al primo turno. Dan ha co-fondato un piccolo partito riformista, l’USR, ma ne è uscito otto anni fa e da allora è un indipendente. In Polonia, Trzaskowski e Nawrocki insieme hanno totalizzato il 61% dei voti: è il punteggio più basso mai registrato dai due partiti principali, Piattaforma Civica (di Tusk) e il PiS. Le tre elezioni illustrano inequivocabilmente anche la rapida ascesa di nuove forze di destra. In Portogallo, Chega – guidato dall’ex seminarista e commentatore calcistico André Ventura – ha sfondato solo tre anni fa, col 7% dei voti. Simion ha fondato l’AUR cinque anni fa. Come Simion, anche Ventura ha enfatizzato la sua vicinanza a Trump – e lo stesso ha fatto Nawrocki, che ha ottenuto una foto con l’ex presidente statunitense poco prima del voto. Le tre votazioni di domenica scorsa insomma mostrano quanto il baricentro politico si sia spostato a destra, con gli elettori che disertano sempre più la sinistra. I candidati più a destra di Trzaskowski – lui stesso un conservatore moderato – hanno totalizzato insieme il 53%. Trzaskowski ha virato a destra in campagna elettorale, chiedendo tagli ai sussidi per i rifugiati ucraini e abbandonando in parte la retorica sui diritti LGBT+ che aveva sostenuto da sindaco. Questa svolta potrebbe essergli costata cara domenica. In Romania, Dan è riformista ma socialmente conservatore: ha lasciato il partito che aveva fondato per la sua opposizione al matrimonio tra persone dello stesso sesso. In Portogallo, i socialisti hanno registrato il peggior risultato dal 1987. Per la prima volta dal ritorno alla democrazia, le forze di centrodestra controllano i due terzi del parlamento. Se collaborano, potrebbero riformare la costituzione portoghese, redatta in un’epoca dominata dalla sinistra e, secondo i conservatori, troppo sbilanciata in favore dello Stato a discapito del settore privato. La marea populista crescente ha inviato un chiaro segnale agli organismi europei. Senza un cambiamento di rotta nella Governance aumenteranno sempre più i mal di pancia di quei cittadini europei che percepiscono l’appartenenza all’UE come un costo e non come una opportunità.




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet