PRIMO PIANO
14/10/2024
Il lavoro che cambia
Il mondo del lavoro sta cambiando più rapidamente rispetto a quanto avveniva alla fine del secolo breve.

Il mondo del lavoro sta cambiando più rapidamente rispetto a quanto avveniva alla fine del secolo breve. La crisi finanziaria del 2007-2008, quella europea del 2012, il covid-19 shock e la conseguente introduzione dello smart working su larga scala hanno in effetti accelerato fenomeni che erano già in corso. Le sfide che i Paesi si trovano ad affrontare in questa stagione sono note, e altrettanto lo è quanto queste sfide siano difficoltose: incoraggiare la competitività nello scenario di un'economia globale in ricomposizione, restituire un presente alle economie in difficoltà, creare posti di lavoro per tutti ed in particolare per le fasce più deboli e a rischio della popolazione, valorizzare ed accrescere le conoscenze di tutti. Di fronte alla digitalizzazione, alla globalizzazione (interrottasi con le tensioni geopolitiche ed alla ricerca di nuovi equilibri), all'invecchiamento della popolazione ed alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, infatti, stanno emergendo nuovi lavori e le esigenze di competenze nei lavori esistenti si stanno evolvendo. Adattarsi a questi cambiamenti, attraverso l'aggiornamento e la riqualificazione, è fondamentale affinché gli adulti possano raccogliere i frutti delle trasformazioni in corso e non avversarle e affinché le aziende adottino nuove tecnologie e pratiche nuove di lavoro. Ma questi processi richiedono l’incentivazione della partecipazione dei lavoratori alla formazione per migliorare le competenze che ogni lavoratore o lavoratrice ha acquisito. Tuttavia, la partecipazione è in realtà più bassa proprio per gli adulti che hanno più bisogno di formazione. Ciò è dovuto in gran parte ad una mancanza di consapevolezza e motivazione alla formazione, ma ci sono anche barriere concrete come la mancanza di tempo dovuta al lavoro e alle responsabilità familiari e il costo della formazione. Il divario nella partecipazione tra i lavoratori più anziani e le loro controparti più giovani è di oltre 20 punti percentuali, il che è simile al divario tra la formazione tra gli adulti poco qualificati e quelli medio-alti. Il divario è più piccolo ma comunque molto alto per i lavoratori delle piccole e medie imprese e per i disoccupati. Coinvolgere questi gruppi sottorappresentati è fondamentale per aumentare la partecipazione complessiva alla formazione e preparare i più vulnerabili al futuro del lavoro. Altra problematica riguarda il possesso delle competenze giuste per il lavoro che si svolge. I dati ci dicono che una buona fetta dei lavoratori non le ha. Capita che le qualifiche siano più elevate o più basse di quelle richieste o che si lavori in un settore che non corrisponde alle competenze acquisite con lo studio. Ciò ha un impatto sulle retribuzioni, sulla soddisfazione lavorativa e sulla produttività. Ridurre il disallineamento (mismatch) è fondamentale e richiede una più stretta collaborazione tra istituti di istruzione e formazione e attori del mercato del lavoro. Nell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), in media, il 17% degli adulti è sovraqualificato nel proprio lavoro, ovvero possiede una qualifica superiore a quella richiesta, mentre il 18% degli adulti è sotto qualificato. Pertanto in un mondo del lavoro in cui le competenze richieste sono in aumento, in particolare a seguito della transizione digitale e dell'adozione dell'intelligenza artificiale, gli adulti con scarse competenze di alfabetizzazione non se la passano proprio bene. Queste competenze di base sono fondamentali per orientarsi nelle nuove opportunità di lavoro e per comprendere ed assecondare i cambiamenti sociali. Le nuove abilità acquisite, infatti, possono contribuire alla crescita economica sia direttamente, aumentando la produttività, sia indirettamente, consentendo ai singoli e alle organizzazioni di implementare nuove tecnologie, nuove forme organizzative e sviluppando innovazione. Per colmare il divario di alfabetizzazione sono necessari programmi di apprendimento per adulti incentrati sulle competenze di base e un'attiva sensibilizzazione verso coloro che ne hanno più bisogno. In media nei paesi OCSE, un adulto su cinque ottiene un punteggio pari o inferiore a 1 sulla scala di alfabetizzazione PIAAC (Il Programma per la Valutazione Internazionale delle Competenze degli Adulti). Questi adulti potrebbero non essere in grado di leggere gli orari degli autobus o dei treni o di comprendere la propria busta paga. All'estremo opposto, solo circa 1 adulto su 10 ottiene il punteggio più alto di alfabetizzazione, in media nei paesi OCSE. E’ quindi quanto mai necessario nella stagione che stiamo attraversando essere in possesso di informazioni comparative di alta qualità sulle abilità e sulle competenze della popolazione adulta, e su quelle richieste dal mondo del lavoro attualmente ed in futuro per favorire al meglio l’incontro della domanda è dell’offerta di lavoro. Siffatte informazioni sono cruciali perché metteranno i Governi dei Paesi nelle condizione di valutare le politiche da mettere in campo e di progettare e calibrare gli interventi più efficaci. I soggetti delegati ad istruire e formare, potranno con tali informazioni migliorare il proprio operato, incrementandone nel contempo l’incisività e la qualità. Come le due lame di una forbice: con una che fornisce una mappatura delle qualità e delle carenze presenti nello stock della forza lavoro e con l’altra che offre i rimedi per un migliore funzionamento del mercato del lavoro. 

 

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet