L'Unione Europea sta perdendo terreno rispetto ai rivali globali a causa di una innovazione tecnologica limitata, prezzi dell'energia elevati e carenze di competenze, ha affermato qualche giorno fa l'ex Presidente della BCE Mario Draghi ai policymaker a Bruxelles. Fornendo qualche anticipazione del suo attesissimo rapporto che verrà presentato lunedì prossimo. Un anno fa la Commissione Europea (CE) ha chiesto a Draghi di scrivere un rapporto su come l'Unione Europea (UE) dovrebbe rendere la sua economia, verde, competitiva ed in grado di sfidare la Cina e gli Stati Uniti in un momento di crescente attrito globale. È molto probabile che l’atteso rapporto orienterà il dibattito sulla competitività dell'UE, una delle priorità della prossima CE che dovrebbe entrare in carica entro la fine del 2024. In una sessione a porte chiuse davanti agli ambasciatori dell'UE e ai leader dei gruppi parlamentari europei, Draghi ha delineato le sfide che l’UE deve affrontare per non restare indietro. Nel rispondere al fuoco di domande dei presenti, non è arrivato a dettagliare le soluzioni proposte nel suo rapporto. Ha affermato solo che l'UE deve accelerare la digitalizzazione della sua economia (secondo quanto riportato dai diplomatici dell'UE presenti) e che il "cambiamento radicale" che sta affrontando richiede un ruolo forte per il settore privato e una cooperazione senza precedenti tra le istituzioni dell'UE. Il suo rapporto, che dovrebbe essere lungo circa 400 pagine, si occuperà delle ricette che serviranno a colmare il divario di produttività dell'UE rispetto ai rivali, a ridurre le dipendenze dell'UE e a raccogliere la sfida del cambiamento climatico.
L’UE deve rispondere in modo più efficace ai rivali che non giocano più secondo le regole globali consolidate in modo da rafforzare le loro posizioni competitive e deve concentrarsi maggiormente sia sulla concorrenza globale che su quella interna all'UE. Non dimenticando che una nazione o un’area economica ottengono il loro sviluppo economico di lungo periodo grazie a guadagni di produttività, e non grazie a miglioramenti, temporanei, della propria posizione commerciale rispetto ad altre nazioni con acquisizioni di quote di crescita altrui. Finora l’UE ha seguito questo canovaccio. Ha lasciato le imprese libere di competere e commerciare senza le interferenze dei governi ma questo modus operandi si basa su un assunto: che tutti seguano le regole di una libera e corretta competizione. Sfortunatamente il mondo è cambiato. Mentre, infatti, Stati Uniti e Cina utilizzano l’attività delle loro imprese come strumenti di confronto internazionale, influenzandola in molti modi, l’UE si comporta come la bella addormentata nel bosco. Non reagisce a questi stimoli, o, se reagisce, non lo fa con la prontezza e la forza che sarebbero necessarie. Dorme e quando viene svegliata da qualche sberla ne è intontita. L’Europa è come un condominio che guarda solo verso l'interno del proprio cortile. I condomini si considerano in concorrenza solo l'uno con l'altro senza spingere lo sguardo verso ciò che accade al di fuori. Ma questo impedisce che le loro imprese crescano nelle dimensioni e nelle ambizioni per sfidare i grandi conglomerati del resto del mondo. Lo impediscono regolando il cortile come se fosse uno spazio chiuso, accomodando le gelosie dei vari isolati che si affacciano sul cortile, pensando così di tutelare i consumatori interni attraverso una concorrenza esasperata fra i negozi del medesimo cortile. Pertanto occorre un cambiamento radicale e urgente. Ma se non tutti i condomini saranno d’accordo bisognerebbe procedere fra chi ci sta. La ricetta che vi ho riassunto l’ho ricavata non dal racconto dei presenti a Bruxelles ma da considerazioni che Mario Draghi ha fatto in altre occasioni. Confidando nel fatto che l’avrà ripresa anche nel suo atteso Rapporto.
Marco Boleo