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23/09/2022
Il popolarismo è la sfida di domani
Una presenza popolare che non faticherebbe, in una riscoperta dell’originalità di un pensiero, a trovare la propria Agenda.

Una campagna elettorale tutt’altro che travolgente, quella che si chiude oggi. All’insegna di parole-chiave cangianti, agita soprattutto da leader fluttuanti nel metaverso piuttosto che tesi a radicarsi su territori e questioni, certo non rimarrà negli annali per il valore della proposta e l’intensità del confronto. Non stupisce che in tutte le rilevazioni si preannunci prologo del voto politico con la più bassa partecipazione di sempre. In questa anomala campagna elettorale estiva, come autorevoli osservatori hanno giustamente sottolineato, con molta difficoltà è riuscita a emergere la voce del mondo cattolico (soprattutto dei laici e delle loro organizzazioni). Questione di mancanza d’attenzione da parte di media troppo impegnati a inseguire l’effimera polemica quotidiana, ma anche della definitiva crisi dell’illusoria convinzione bastino un mero microcondizionamento programmatico (manifesti e appelli, al di là dell’essere tutt’altro che privi di contenuti, hanno fatto il loro tempo) e la diaspora più o meno interessata in tutte le forze dell’arco costituzionale. Alcuno ha voluto farsi rappresentante di un rinnovato popolarismo, cultura politica che molti elementi di comprensione e di soluzione. Da più parti si è sollevata l’esistenza - in negativo - di una “questione cattolica”. A chi scrive sembra più puntuale indicare l’esistenza di una “questione popolare”, anche come necessità di costruire un riferimento italiano del Ppe che davvero esprima/dipani in tutta la sua ampiezza e profondità il contributo al “bene comune” che può essere dato partendo da un patrimonio ideale che avrebbe tutte la potenzialità per interpretare, libero e forte nella sua laicità positiva, una vocazione maggioritaria.

Non sappiamo quale esito uscirà dalle urne, ma non è peregrino - anche considerando il contesto internazionale - in ogni caso prevedere scenari di instabilità e di indispensabile superamento delle attuali coalizioni per dare un governo al Paese. Per questo possiamo dire, volgendo lo sguardo a futuro che superi lunedì e i risultati elettorali, che quella della nascita di un Movimento Popolare sia la sfida di domani. Una presenza popolare che non faticherebbe, in una riscoperta dell’originalità di un pensiero, a trovare la propria Agenda. Alcuni titoli: centralità della persona (vincendo la tentazione di cedere ai “falsi miti del progresso” che la trasformano in cosa); autentica sovranità europea (in nome di un “europeismo dell’identità e delle differenze”, che guardi a un Continente che “respira con i suoi due polmoni”) e nuova attenzione al Mediterraneo come “frontiera di pace”; rilancio della sussidiarietà solidale come sovranità della società e qualificazione della democrazia; reindustralizzazione dell’Europa e transizione ecologica nella neutralità tecnologica (oltre l’ambientalismo ideologico). Il ritorno della politica, insomma. Oltre gli schemi attuali. Un ritorno di cui i cattolici-popolari, senza subalternità al conservatorismo e divincolandosi da frontismi grancoalizionisti a forte tentazioni tecnocratiche, possono e debbono essere protagonisti.

Marco Margrita




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