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13/09/2013
Dalla 'Coppa Cobram' della saga Fantozzi alla probabile 'Coppa Marino' del Comune di Roma
Le illuminate idee di progresso del Sindaco della Capitale

Nel 1980 il geniale Paolo Villaggio interpretava il terzo capitolo della saga dei film intitolati al rag. Ugo Fantozzi, maschera italiana identificata nell’apoteosi delle avversità umane, nella materializzazione più cupa dei disagi e delle sfortune. Nello specifico la procace e dissacratoria comicità di Villaggio immagina ed identifica in “Cobram”,  il Mega Direttore Galattico di una grande ditta, l’acme di un cinico sadismo che senza riguardi obbliga tutti gli asserviti dipendenti a partecipare a delle salubri sgambate in bicicletta con l’obiettivo di premiare colui che avesse vinto con la novella “Coppa Cobram” di ciclismo.

Sono trascorsi trentatre anni dalle soccombenti gesta di quell’icona dell’italiano medio degli anni settanta, ma forse per qualcuno il tempo non è passato al punto da considerare tutt’ora attuale la falsa magnanimità, la liberalità ed il sadismo nei confronti dei propri “subalterni” o, come nel caso di cui voglio discutere, dei “cittadini” .

Mi riferisco a quel mirabile esempio di “Radical Chic” che è Ignazio Marino, recentemente assunto agli onori del Campidoglio, che, uniformato alle più recenti tendenze, ha abbandonato ogni riferimento al massimalismo politico o agli slanci rivoluzionari che un tempo distinguevano gli aristodemocratici per abbracciare la bici, totem di una riscoperta universale e trasversale rifondazione morale ed estetica, nonché feticcio di una irrefrenabile ed inattaccabile visione egualitaria.

Il nostro sindaco proietta questa luminosa idea di progresso aumentando le tariffe dei parcheggi a pagamento, riducendoli ai residenti ed estendendoli alla periferia; iniziativa, questa, che ben rappresenta la sintesi di un ideologizzato percorso di rinnovamento in risposta agli impegni presi nei confronti delle lobby che l’hanno sponsorizzato. Come non parlare, poi, dell’altro provvedimento ideologicamente connotato e cioè la chiusura al solo traffico privato di qualche decina di metri di quella che una volta era via dell’Impero. Condivisibile potrà essere il mai sopito rancore verso una realizzazione di stampo mussoliniano, ma certo non si può promuovere il solo desiderio di lasciare il segno nella Roma moderna, intestandosi la più grande mutazione coatta dei flussi di traffico dall’epoca di Giulio Cesare.

Questo spiacevole retrogusto di socialismo reale trova però la sua più concreta espressione nei provvedimenti presi nei confronti delle famiglie, le cui aspettative sono state perfettamente centrate dai primi provvedimenti presi dalla giunta Marino.

Sono infatti molte le famiglie che la sera attorno ad un tavolo auspicano la chiusura di via dei Fori Imperiali o che accanitamente invocano un utilizzo generalizzato del velocipede. A questi cittadini, invece, nulla interessa che quasi la metà del milione e trecentomila famiglie del Comune di Roma abbia difficoltà ad arrivare a fine mese, che queste stesse famiglie si debbano confrontare con le incerte sorti della scuola, con l’inefficienza dei servizi pubblici, con l’eccessiva onerosità delle tariffe. Ma questi sono argomenti che, ben sappiamo, accompagnano pigramente le serate dove le chiacchiere si attorcigliano attorno a sterili discussioni che impediscono di andare al cuore del problema, laddove il cuore del problema è in primis epurare il claudicante sistema di welfare comunale dal sofferto “quoziente Roma”, che poneva la capitale al pari di Parma nella sperimentazione di un sistema di mitigazione del prezzo dei servizi pagato dai cittadini, cancellato invece per sempre dalla storia del Comune capitolino.

Sotto la fredda scure dell’ideologia sono cadute ben altre ed illustri vittime, una fra queste è un progetto per le famiglie presentato ed approvato lo scorso anno al Forum delle Associazioni Familiari del Lazio, dal titolo “Famiglia a 360°”, un intervento per favorire la riconciliazione famigliare da attivarsi presso ciascun municipio del Comune di Roma, annullamento comunicato via fax ed in barba al principio della continuità amministrativa.

Ma per Marino, la madre di tutte le battaglie, non è quella combattuta per garantire equità sociale o l’accesso incondizionato ai servizi o, ancora, quella per promuovere una sussidiarietà reale, ma piuttosto impegnarsi per la famiglia. A quei pochi che leggeranno queste sciatte righe vorrei strozzare il sussulto in gola, ovvio che non mi riferisco alla famiglia naturale - quel banale luogo ove tutto ha inizio, tutto si svolge e trova conclusione, quel luogo che nelle differenze di genere trova la sintesi dell’amore ed un percorso di crescita ed evoluzione per coloro al cui interno hanno ricevuto il dono della vita - ma solo ad un tipo di famiglia o meglio (fortunatamente ancora) di “non famiglia” e cioè quella gay. Probabilmente ancora duole la mancata partecipazione del primo cittadino all’ultimo Gay Pryde romano perciò il buon sindaco, per tentare di ricucire lo strappo, rilancia per il 17 di questo mese la proposta di delibera consiliare relativa all’istituzione dei registri delle coppie di fatto nel Comune di Roma.

Per uno che come me non crede nell’esistenza dei cattolici adulti ma solo nei cattolici che obbediscono al Papa, riesce difficile dare un giudizio positivo su di una politica che non metta al centro la famiglia naturale; ma probabilmente qualcosa mi sfugge, infatti il settimanale paolino “Famiglia Cristiana” (ormai più schierato di Santoro) ha ben pensato di premiare, nel mese di agosto, con una bella copertina l’indefesso propugnatore di politiche familiari proprio per celebrarne i risultati.

Abbiamo chiesto lumi, ma nulla. Solo una voce, quella di un cattocomunista doc che, dopo aver finalmente ormeggiato all’interno del sistema, verga il suo intervento ricordandoci che il Forum delle Associazioni Familiari e da questo momento in poi “ad honorem” anche  il MCL (non me ne voglia Costalli) non rappresentano per intero il pensiero cattolico.

Io a questo soldatino dico che sono ben orgoglioso di non rappresentare quel mondo a cui lui fa riferimento, quelli che col loro operato altro non fanno che promuovere la divisione dei cattolici, dimenticando quanto detto da Benedetto XVI allorquando chiuse la questione fra cattolici di destra - più legati ai valori della vita - e cattolici di sinistra - più vicini invece ai soli aspetti sociali - e lo fece operando una mirabile sintesi, definendo la questione della vita come un’emergenza di carattere sociale.

Concludo con l’auspicio che queste poche semplici righe possano essere pubblicate il prima possibile, me lo auguro solo perché a breve le mie parole potrebbero avere i gravi connotati del reato d’opinione, dal momento che in Parlamento è dormiente un decreto legge che in nome della lotta all'omofobia impedirà la libertà di pensiero a tutti i cittadini. Nel qual caso mi dorrebbe dover sospendere i pesanti allenamenti a cui con grande sacrificio mi sottopongo quotidianamente perché, malgrado tutto, un obiettivo io ce l’ho: è quello di vincere la prima edizione della “Coppa Marino” di ciclismo.

Stefano Ceci

Presidente Regionale MCL Lazio




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