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31/07/2020
Necessario ridurre il political divide
I corpi intermedi possono rappresentare la marcia in piĆ¹ per contribuire alla ripartenza

Uno degli aspetti emblematici posto in rilievo dal recente Rapporto Istat, che ha fotografato un Paese affaticato e lacerato, è quello di un digital divide che certifica, ancora ce ne fosse bisogno, come la politica negli ultimi decenni non abbia saputo volgere lo sguardo al futuro.

È una faccenda che ha conseguenze assai concrete in termini di contrazione delle potenzialità di sviluppo e del dinamismo sociale, come ci ha tristemente dimostrato l'esclusione di una percentuale importante di studenti dalla didattica digitale durante l'emergenza sanitaria.

Qui si vuole, però, allargare lo sguardo e l'attenzione, portando in evidenza il “political divide” che sembra interessare ancor meno agli attuali protagonisti istituzionali (siano essi in maggioranza o all'opposizione, tutti presi dal solo durare). La divisione cui ci riferiamo è quella fra il Palazzo e le competenze, termine da intendere non solo in senso meramente tecnico, presenti sui territori e nella società (in quei corpi intermedi usati solo funzionalmente).

Da un lato, come ha fatto notare Antonio De Rossi (Politecnico di Torino), “questa crisi ha evidenziato in modo drammatico quanto la dimensione spaziale-territoriale sia stata espulsa dalle policies per essere ridotta a mero spazio diagrammatico astratto”. Dall'altro, si continua a non cogliere che è ben povera visione della democrazia quella che non comprende come essa non possa ridursi a mera contrapposizione politicista tra parti, bensì sia preservata nella sua qualità dalla presenza pensante e operante dell'arcipelago dei corpi intermedi. Essi rappresentativi di diritti, interessi e portatori di capacità, intelligenze e spirito innovativo, possono rappresentare la marcia in più per contribuire alla ripartenza.

Come ha posto in evidenza Giovanni Teneggi, in un'articolata riflessione su Vita: “Di fronte all’evoluzione, irrimediabilmente leaderistica e digitale, della rappresentanza e delle opportunità di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, i sistemi territoriali sono opzioni integrative essenziali alla tenuta democratica del Paese. L’accelerazione che la crisi Covid ha dato a questa deriva del sistema politico dà infatti evidenza assoluta alla necessità di riallestire i territori come sistemi partecipativi”. La stessa riflessione può essere fatta per le communities.

Ridurre il political divide è necessario, se si vuole una rinascita.

Marco Margrita

 




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