PRIMO PIANO
28/05/2020
Crollano i consumi in Italia
Non basteranno gli ulteriori recuperi di attività attesi da giugno per cambiare la rappresentazione statistica di una realtà fragile e profondamente deteriorata

I mercati sono fenomeni complessi da interpretare, ma più che cercare di prevederli, vanno seguiti e dobbiamo adeguare il nostro comportamento a quello che essi ci dicono. Nella grande confusione del mondo della finanza infatti ci sono poche persone che sanno parlare in modo semplice, chiaro e lucido sui modelli da applicare per una gestione del patrimonio prudente, conservativa e al tempo stesso efficiente. Specie in periodi come questi, dove la parola d’ordine di certa industria finanziaria è quella di “attendere che il mercato ritorni alle posizioni precedenti, perché intanto nel lungo termine questo paga sempre”. Ma una gestione del patrimonio non può essere basata sull’attesa e la speranza, deve agire con un impatto efficiente sulla gestione del denaro.

Oggi il quadro congiunturale, ormai nel pieno della crisi innescata dal Covid-19, presenta andamenti piuttosto preoccupanti dei principali indicatori.

Confcommercio, addirittura, ci spiega che avrebbero già potuto riaprire circa 800mila imprese, ma il completo lockdown di aprile ha avuto conseguenze che il sistema economico italiano non ha mai sperimentato dopo la seconda guerra mondiale. Infatti, dopo la flessione del 30% di marzo, nel mese scorso i consumi sono crollati, rispetto ad aprile 2019, del 48%. Pochissimi i segmenti che sono riusciti a registrare un segno positivo (alimentazione domestica, comunicazioni ed energia), per molti altri, invece, soprattutto quelli legati alle attività complementari alla fruizione del tempo libero, la domanda è stata praticamente nulla. Cifre quasi inverosimili che, purtroppo, testimoniano gli effetti derivanti dalla sospensione, non solo di gran parte delle attività produttive ma anche di quelle sociali e relazionali dirette. E la ripartenza, iniziata già dopo Pasqua e in via di rafforzamento nella prima settimana di maggio, come risulta sia dai consumi giornalieri di energia elettrica che dalle percorrenze dei veicoli leggeri, si presenta ancora densa di difficoltà. La questione più grave è la concentrazione delle perdite su pochi importanti settori, come il turismo e l’intrattenimento, che sono anche quelli più soggetti a forme di distanziamento e rigidi protocolli di sicurezza, ma anche la mobilità e l’abbigliamento. Pertanto, la fine del lockdown non sarà uguale per tutti. Ma, soprattutto, dopo la riapertura si avvertiranno anche dolorosi effetti su reddito e ricchezza che si protrarranno ben oltre l’anno in corso. Anche per queste ragioni, il rimbalzo congiunturale del 10,5% del Pil, stimato per il mese di maggio, appare modesto se confrontato alle cadute di marzo ed aprile.

Non basteranno gli ulteriori recuperi di attività attesi da giugno in poi per cambiare significativamente la rappresentazione statistica di una realtà fragile e profondamente deteriorata. Una realtà in cui l’eccesso di burocrazia, male endemico di cui soffre il nostro Paese, ha presentato il suo conto anche durante la pandemia e nella quale anche l’efficacia dei provvedimenti messi in cantiere dalle autorità nazionali e internazionali rimane un’ulteriore incognita. Solo le scelte alimentari pare abbiano resistito in questo spazio.

Il quadro congiunturale, ormai nel pieno della crisi innescata dal Covid-19, presenta andamenti piuttosto preoccupanti dei principali indicatori. A marzo la produzione industriale ha evidenziato un forte calo congiunturale del 28%, al netto dei fattori stagionali, e una flessione del 30% su base annua. L’occupazione in marzo continua a diminuire proseguendo lungo una tendenza emersa già in novembre. Quindi il peggioramento delle condizioni economiche e la ripartenza indebolita dalle misure di contenimento da Covid-19, fa stimare per il mese in corso una crescita congiunturale del PIL al netto dei fattori stagionali, del 10,5%.

I risultati dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), relativi al mese di aprile 2020, vengono pubblicati solo in forma grezza e allo stesso tempo viene fornita un’indicazione più dettagliata degli andamenti delle diverse voci che compongono le macro funzioni di spesa. Il crollo dei consumi del 47%, nel confronto con aprile del 2019, è rappresentativo di un mese in cui quasi tutte le attività, ad esclusione di quelle considerate necessarie, sono state sospese e la mobilità personale fortemente ridotta. Il risultato è stato una caduta della domanda le cui dimensioni non si ritrovano in tempi di pace. Ampliando lo sguardo a cosa è accaduto nel periodo di lockdown si rileva nel complesso del secondo bimestre, nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, un calo del 39% dei consumi, dato che si riuscirà a recuperare solo in parte nei prossimi mesi. I più penalizzati continuano a risultare i servizi e in particolare quelli relativi al tempo libero.

Le dinamiche tendenziali. Analizzando infine più in dettaglio l’andamento delle diverse funzioni di spesa nel confronto tra aprile 2020 e lo stesso mese del 2019 si rilevano trend fortemente negativi ad esclusione di pochi settori. Gli unici segmenti che sono riusciti a mantenere una crescita sono quelli relativi all'alimentazione e alle comunicazioni, legati al soddisfacimento di bisogni primari e allo spostamento di parte delle attività lavorative in ambiente domestico. Alle difficoltà legate alla chiusura di attività e di limitazioni alla mobilità si sono associate per alcuni segmenti la scarsità di offerta (prodotti farmaceutici e materiale terapeutico) e problemi logistici.

Per quanto riguarda le altre voci di spesa si rilevano riduzioni che sfiorano in molti casi l’azzeramento della domanda con crolli il cui recupero richiederà molto tempo, anche la vendita on line e le consegne a casa non sono state sufficienti a mitigare gli effetti del lockdown.

Riemerge così il giudizio già esplicitamente espresso dal Presidente del MCL, Carlo Costalli, di trovare, oltre le ragioni di buon senso, un forte rilancio della sussidiarietà, allargando in forme più corrette gli spazi ai corpi intermedi e del terzo settore che, nonostante la pandemia in atto, hanno assicurato con molti sacrifici alcuni servizi indispensabili (alla persona, ai soccorsi, ai vari disagi sociali, ecc.), considerati tuttora “una ruota di scorta” per supplire alle mancanze o inefficienze del settore pubblico. Solo recentemente, con il decreto Rilancio è stato fatto un piccolissimo passo in avanti, ma non certo tale da nascondere le ombre. Si paventa il pericolo concreto che molte di queste realtà - se non saranno aiutate - non avranno la forza per sopravvivere, con la tragica conseguenza che verranno meno, o saranno insufficienti, soprattutto quelle associazioni impegnate nell’aiuto verso i più bisognosi.

Gilberto Minghetti
 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet