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12/11/2019
Il futuro del Mezzogiorno รจ il lavoro vero, dignitoso e sicuro
L'Ultima illusione del Reddito di Cittadinanza - L'Agricoltura motrice per lo sviluppo del Sud

L'ultimo rapporto Svimez, presentato alle massime cariche istituzionali è l'ennesima conferma della pesante regressione della società meridionale, pur composita al suo interno. Certamente questa si inserisce nella debolezza strutturale dell'intero Paese, fanalino di coda nello sviluppo del vecchio continente, con un misero + 0,2 di prospettive di crescita complessiva, con la zavorra gravosissima del nostro debito pubblico e lo scenario preoccupante di una recessione mondiale all'orizzonte. Naturalmente poi le cifre nascondono sempre la media, con le differenze al suo interno, che registrano le contraddizioni di un Paese, che al Nord, pur in sofferenza, resta agganciato all'Europa continentale, mentre il Sud, va progressivamente scivolando verso indici di sottosviluppo preoccupanti, pur con le sue aree più avanzate, ma che risultano a "macchie di leopardo". Quindi un doppio divario, fotografato dal Rapporto annuale, che dal 2000 al 2017, ha costretto a lasciare il Sud oltre due milioni di cittadini, aggravandone il gap demografico, in gran parte giovani, oggi diplomati e laureati, trasferitisi altrove, in cerca di un futuro. Un esodo, quasi biblico, che impoverisce l'intero Paese, disperdendo anche talenti e cervelli creativi, che non possono così contribuire al suo sviluppo futuro, favorendo la desertificazione di interi territori, specie nelle aree interne dell'Appennino. Quindi l'appello al Governo Conte Bis è di non limitarsi ad un generico "Piano per il Sud", rincorrendone i problemi, senza assumerlo al contrario come vera e propria "Questione Nazionale", dopo la storica "Questione Meridionale" Pertanto non generiche risposte palliative, di pura demagogia propagandistica, magari lucidata ancor più in vista delle scadenze elettorali dirette, come quelle previste in Calabria e Puglia. In realtà il "buco nero" di tali politiche assistenzialiste, è rappresentato   proprio dal Reddito di Cittadinanza, che ha disperso ingenti risorse sottraendole agli investimenti pubblico-privati, gli unici in grado di produrre lavoro ed occupazione stabili, anche per i soggetti più fragili e vulnerabili, quali donne, giovani ed immigrati. Anche qui le cifre risultano implacabili, pur nella loro eterogeneità, con le persone che restano fuori dal mondo del lavoro (34,3%), registrando un aumento stesso del costo del lavoro (+2,4%), vero fattore di mancata competitività delle nostre aziende. In questo quadro regressivo, ad un anno dalla sua attivazione, il Rdc ha fallito miseramente il suo obiettivo di riavviare lo statico mercato del lavoro, pur con incentivi rilevanti, dimostrandosi incapace di riavviare la macchina produttiva, attraverso   il lavoro vero, dignitoso e sicuro, creando figure "mitologiche", come i" navigator", che aggiungeranno precari a  quelli storici della P.A.

 Nessun serio analista può certificare che i malandati centri per l'impiego, possano essere il motore di questo cambiamento epo le, quando da anni l'intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro è gestita dalle agenzie private , anche con finalità sociali. In tal senso il Terzo Settore, se modernizzato da una riforma ancora monca ed inattuata, può svolgere una grande funzione di strumento fondamentale per gestire i servizi sussidiari per i cittadini, contribuendo a ridurre le diseguaglianze e gli standard applicativi delle prestazioni al cittadino-utente, specie per quelli che vivono nelle aree più marginali e depresse del Paese. Per questo riteniamo utili le stesse proposte avanzate dalla Alleanza contro la Povertà, con un suo "approccio chirurgico" per individuare proposte e miglioramenti selettivi, specie verso le famiglie, più numerose, con figli minori e stranieri, che vanno integrati realmente nel tessuto socio-economico del Paese, come risorse sia produttive che demografiche, specie a favore delle  sue aree montane, più spopolate. In conclusione un Welfare più moderno ed equo per tutti, superando le grandi diseguaglianze in atto, capace di riassorbire lo stesso rilevante fenomeno del sommerso, che distorce tutti gli indici sociali, individuando le vere priorità tra la popolazione e tra i territori. Il lavoro vero si crea con l'innovazione, la ricerca e la formazione continua di tutti i settori produttivi, superando altresì gli attuali anacronismi che vedono nell'ultimo trimestre 130mila lavoratori in più, con un calo però delle ore lavorate (-0,1%), con troppe chiamate a termine, part-time e pochi tempi

indeterminati, con lo scemare dello stesso effetto degli incentivi, varati nel 2015. Per questo, come afferma uno studio del CNEL, l'economia mondiale, europea e nazionale, va rapidamente riconvertita secondo parametri di economia competitiva, compatibile e sostenibile, individuando però per ogni macro-area "asset" strategici da sostenere, a medio-lungo termine, con politiche di respiro per avere crescita e buona occupazione. Il Mezzogiorno, o forse coniugato al plurale, deve individuare le sue priorità di sviluppo, in primis superando il gap delle reti ed infrastrutture pubbliche, per consentire al privato di dispiegare il proprio potenziale, sull'agricoltura, ambiente e turismo, cogliendo l'opportunità della nuova programmazione europea del 2021-2027, con chiare opzioni. In particolare l'agricoltura, nonostante la stagnazione in corso, è il settore che può meglio crescere, recuperando occupazione giovanile, specie indirizzata verso quella di qualità e biologica, con moderne aziende agrituristiche ed il ricorso al polo della IV gamma, recuperando lo stesso ritardo verso il Nord in termini di prodotti Dop e Igp, facendo della multifunzionalità e delle filiere agroalimentari una vera e propria leva nello sviluppo globale del Made in Italy (Ismea-Qualivita). Forse così il sogno di tutti i grandi meridionalisti di riunificare realmente il Paese potrà divenire realtà, facendo delle diversità un fattore distintivo e contemporaneamente complementare per uno sviluppo avanzato ed armonico.

 

Sergio Venditti

 

 

 

 

 




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