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08/02/2019
Il Papa negli Emirati Arabi
Di grande rilievo, nella complessiva storicità dell'avvenimento, è la sua firma al “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” insieme con il grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.
Il recente viaggio di papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti, primo Pontefice a visitare quelle terre, definite nell'udienza pubblica di mercoledì "un crocevia tra Oriente e Occidente, un’oasi multietnica e multireligiosa, un luogo adatto per promuovere la cultura dell’incontro", continua giustamente a essere al centro di analisi e riflessioni.
Di grande rilievo, nella complessiva storicità dell'avvenimento, è la sua firma al “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” insieme con il grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. Un appello congiunto, questo, a "tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli". Con rilevanti passaggi su pace, libertà e ruolo della donna. Vi si esalta il dialogo e l’identità, si rifiuta la violenza e il terrorismo, si rifiuta la costrizione nella religione.
Molto si è detto e scritto, non sempre a proposito, su viaggio e documento. Quanti riducono il cristianesimo a ideologia, poco importa se con narrazioni progressiste o reazionarie, essi stessi vittime di queste, non hanno potuto cogliere e/o trasmetterne il significato più profondo. Mettendo, ad esempio, anche tra parentesi il valore della prima Messa pubblica in terra d'Arabia presso il Zayed Sports City di Abu Dhabi, cui hanno partecipato oltre 130mila persone.
Rispetto alla Dichiarazione e allo stile del viaggio apostolico, sul fronte tradizionalista si è strumentalmente cercato di contrapporre il Benedetto XVI di Ratisbona al suo successore. Non rilevando come questo epocale passo sia, in qualche modo e con lo stile proprio di chi attualmente occupa il Soglio petrino, risposta alle due domande rispetto all'Islam che l'oggi Papa emerito poneva nel discorso all'ateneo bavarese, oltre dodici anni fa. La prima domanda riguardava la libertà religiosa: "Possono i musulmani trovare, all’interno delle loro risorse intellettuali e spirituali, argomenti islamici a favore della tolleranza religiosa (inclusa la tolleranza verso coloro che si convertono ad altre fedi)?". La seconda guardava alla struttura delle società islamiche: "Possono i musulmani trovare, sempre all’interno delle loro risorse intellettuali e spirituali, argomenti islamici per distinguere tra autorità religiosa e politica in uno Stato giusto?".
Si sono trovate parole, di ragione aperte all'esperienza della fede, che offrono davvero all'Islam, ponendo un chiaro argine al fondamentalismo e alla violenza in nome di Dio, la possibilità di pensar(si) e viver(si) con sana laicità e accogliendo la prospettiva della libertà religiosa, con a fondamente anche una consapevolezza sociale e mettendo al centro la persona Senza sincretismi (anzi, le identità sono tenute distinte e valorizzate nell'incontro) e addomesticamenti relativisti.
Cercare, come si è fatto con questo Viaggio e nel Documento, una "fratellanza non teorica" non serve ad affogare l'originalità cristiana in un'indistinta "religione dell'uomo" piuttosto è concreto contributo al bene globale del "genio del cristianesimo".

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