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15/11/2018
Il Sì TAV a Torino
dal sì (da questo sì) possono nascere sintesi virtuose

La manifestazione torinese di sabato scorso, cui anche il Mcl ha dato la propria adesione ufficiale, è certo caratterizzata dai temi specifici che hanno "convocato la piazza" (Tav in primis) ma ha un valore ben più ampio (per quanto sia difficile dire se e quali ulteriori conseguenze politiche sortirà). Per questo vale la pena ritornarci su, con qualche riflessione (necessariamente provvisoria: siamo nel "work in progress", d'altronde).

Trasversalità non omologante, ritorno sulla scena dei "corpi intermedi" quali catalizzatori di cittadinanza e un europeismo spontaneo: queste sono alcune delle caratteristiche dell'anomala (ma non anonima) mobilitazione subalpina. A cui vanno aggiunte la "riscoperta" di parole come: lavoro, sviluppo e buonsenso.

Un osservatore attento e mai banale come Roberto Arditti, sul suo blog ospitato dall'Huffington Post, alla vigilia, in un pezzo titolato "Il Sì TAV a Torino è la prima forza d'opposizione al governo. Alla faccia del PD (e di FI)", evidenziava che "sta facendo nascere una sorta di nuovo soggetto politico (come ben spiegato dal direttore de La Stampa Maurizio Molinari) che ancora non ha forma né progetto, ma che certamente è unito da profonda avversità verso la componente grillina del governo. È un soggetto strano e in via di definizione, se pensiamo al fatto che sono pro-TAV gran parte dei sindacati e la quasi totalità della classe dirigente torinese (industriali compresi)".

All'indomani, la non meno acuta Flavia Perina, in un'analisi scritta per Linkiesta, in cui forse eccede nel considerare cosa sola i giallo-verdi, mette in rilievo come "In molti hanno paragonato la piazza torinese a un evento storico di 38 anni fa, la Marcia dei Quarantamila contro i sindacati che avevano paralizzato la Fiat, e può anche darsi. Ma anche se fosse, al momento, manca il soggetto politico capace di cogliere quel tipo di vento. All'epoca fu un quarantenne molto svelto, Bettino Craxi, a intestarsi il cambiamento, la voglia di modernità, l'aspirazione di una parte del Paese a un nuovo tipo di relazioni sociali, e seppe farne la piattaforma della sua rivoluzione e di una ascesa al potere fulminante. Oggi non si vedono analoghe energie. O meglio: le energie che esistono si spendono nel descrivere gli eventi italiani come deriva autoritaria (che a molti starebbe pure bene, se servisse a qualcosa) piuttosto che a disegnare un progetto oltre la criminalizzazione del nemico".

Già e non ancora, se mai davvero sarà. Così potremmo racchiuderla in una formula.

Già: quelle caratteristiche (e quelle parole che ritornano sulla ribalta politica) di cui sopra. Una nuova domanda di partecipazione delle soggettività dinamiche (con un tic sessantottardo, ma non ha caso, in una lettera a "Il Fatto Quotidiano", Beppe Grillo ha berciato di "ritorno dei borghesucci"). La smitizzarsi della disintermediazione.

Non ancora: un soggetto politico che raccolga questa "opposizione del Sì" e ne faccia una forza (anche elettorale) d'alternativa. Una proposta che abbia tratti di novità autentica, che non la faccia assomigliare nemmeno un po' al fronte dei nostalgici del loro benessere nello "status quo ante".

Se mai (davvero) sarà: non è meccanico che questa mobilitazione si faccia movimento, nemmeno che sia necessario. Certo chiunque non voglia rassegnarsi (e ci mettiamo anche quel tanto di Lega che pone attenzione alla sovranità come difesa della qualità della democrazia) alla "improvvisazione al potere" deve saper dare rappresentanza a quella "società in azione" che sabato ha fatto essere la prima rilevante presenza d'opposizione. L'edificazione di un nuovo popolarismo non può non passare anche di qui.

Se, come  ha giustamente ricordato il presidente Carlo Costalli nella nota in cui annunciava la partecipazione del Mcl alla manifestazione, "Il no alla Tav è scellerato cascame del pernicioso incontro tra l’ideologismo della decrescita e il rifiuto aprioristico dell’edificazione di uno spazio comune europeo"... dal sì (da questo sì) possono nascere sintesi virtuose. A Torino è accaduto qualcosa. Da non disperdere.

Marco Margrita

 




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