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11/07/2018
Condominio Europa
Questa รจ l'Europa che volevamo?

Dall'Assemblea del condominio Europa, i 28 proprietari sono usciti come sono entrati tutti d'accordo sulla necessità di non far crollare l'edificio come vuole il copione da sempre, tutti divisi però sulle spese da sostenere. E’ vero il paragone potrebbe lasciarci interdetti, ma forti delle nostre esperienze condominiali, ne cogliamo tutte le tensioni e le tensioni: fare o non fare certe scelte, contestare la voce dei rendiconti spesso vaghi e incomprensibili, lavori fatti e fortemente criticati, per non parlare di chi sostiene strenuamente le proprie esigenze sugli animali rumorosi, sul poco verde o della crescita a dismisura delle piante, chi vuole più luci di notte sui corselli , ecc.ecc.

Così sembra ormai è ridotta, questo punto, l'Unione Europea in un'assemblea tra 28 proprietari governati da amministratori sempre più deboli e lo ha dimostrato anche il vertice sui migranti recentemente concluso con un verbale interpretato e messo in discussione da chi lo aveva appena sottoscritto: Francia e Germania in testa. Ma questa è l’Europa che volevamo? Un vertice dal quale l'Italia esce con la sola vittoria certa di avere imposto diligentemente il proprio ordine del giorno e rifiutandosi di seguire un'azienda normalmente è appannaggio dei più forti? Dove abbiamo naascosto la lampada del popolarismo, quello vero?

Si poteva ottenere di più, certo, aspettarselo era legittimo quanto un po' velleitario, tenendo a mente tutte le precedenti puntate dei vertici, ma saranno i fatti a confermare la bontà degli impegni presi e a farne, possibilmente, non cartastraccia.

Allora toccherà al governo italiano che ora gode di un esecutivo nato dalle recenti elezioni, andare a vedere quelle carte chiedere conto ai partner e tessere le eventuali alleanze senza le quali in Europa nessuno è mai riuscito a raggiungere i propri obiettivi. Una strada non facile da percorrere, lo sanno tutti, anche perché alcuni scricchiolii che sono emersi dalle file grilline e nella maggioranza, favorevoli sì alla politica dei porti aperti, ma alle prossime assemblee verranno al pettine altri nodi, ad esempio quelle che avranno sul tavolo i rendiconti, appuntamenti delicati tanto quanto il vertice dei migranti e si avvicinano sotto il pressing dei partiti che vogliono vedere partire i programmi scritti nel contratto di governo, mentre aleggia lo spettro di una manovra bis….

Come sempre, i conti li ha fatti Confindustria e nessuno si sbilancia, ma è pur vero che nessuno finora tra i controllori di Bruxelles lo ha chiesto. Intanto una parte di quei 100 miliardi all'anno che le imprese italiane versano; lo Stato pare, se i calcoli della Cgia di Mestre sono giusti, noi siamo al 14, 1% del gettito totale, contro il 12, 3% delle tedesche, l'11% delle spagnole ed il 10% dei Francesi pesi fiscali inferiori imposti senza l'aggravante di una burocrazia eccessiva, in cambio di servizi spesso superiori a quelli ricevuti alle nostre latitudini. Nulla di nuovo, ma non per questo meno grave.

E’ preoccupante il lavoro nella cui ottica si procede fra mille difficoltà, non bastasse i lavoratori dovranno fare i conti con gli insopportabili aumenti dei costi delle bollette e dei servizi!

La ricerca della semplicità e della sobrietà, l’amore per gli ultimi e l’impegno per una Chiesa povera, la schiettezza nella denuncia del commercio delle armi e delle ingiustizie sociali, il richiamo a Francesco d’Assisi, il dialogo con i poveri, la centralità del Concilio Vaticano II e la capacità di parlare per immagini e farsi capire da tutti è la “Chiesa del grembiule”, espressione coniata da don Tonino Bello e ripresa da papa Francesco, è il sogno che vuole abbracciare il potere dei segni e poter essere segno credibile della presenza di Cristo e compagna dell’uomo inquieto di oggi.

Occorre moltiplicare i contatti con tutti i Paesi europei, specie quelli più recalcitranti, perché assumano responsabilità e non continuino a scaricare su altri o alzare muri. È un fenomeno che va gestito con la partecipazione responsabile di tutti.

Gilberto Minghetti




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