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04/08/2017
'I giovani, la fede e il discernimento vocazionale'
L'annuale Seminario di studi del Movimento Cristiano Lavoratori che si svolgerà a Senigallia dal 7 al 9 settembre sarà anticipato da una giornata dedicata ai giovani Mcl

Un'importante appuntamento attende nel prossimo autunno il nostro Paese e soprattutto quanti hanno a cuore il bene comune: le prossime Settimane sociali dei cattolici che si terranno a fine ottobre in Sardegna. Con il provocatorio titolo "Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale", che riprende un passaggio della Evengelium Gaudium di Papa Francesco, la Chiesa tutta, dalle diocesi alle associazioni ai Movimenti, rifletterà sul tema del lavoro, un aspetto fondamentale della vita dell'uomo e della vita sociale. Un appuntamento che non vuole essere solamente di elaborazione culturale - della quale si sente tantissimo la mancanza come dimostrano tante proposte di corto respiro che vengono spacciate come rivoluzioni copernicane -, ma che vuole essere soprattutto un momento propositivo. Non a caso ampio spazio verrà dato al progetto "Cercatori di LavOro" che ha raccolto le migliori pratiche del mondo del lavoro per poi mettere in evidenza soluzioni possibili, frutto di esperienze già in atto, da proporre al dibattito comune. In questa cornice si inserisce l'annuale Seminario di studi del Movimento Cristiano Lavoratori che si svolgerà a Senigallia dal 7 al 9 settembre sul tema "Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale. Attraverso il lavoro, lo sviluppo dell'Italia e la crescita dell'Europa". Si tratta di un'altra tappa del percorso di avvicinamento di Mcl alle Settimane Sociali per riflettere e portare il proprio contributo alle giornate di Cagliari, attraverso il confronto con con mons. Fabiano Longoni, direttore dell'Ufficio Nazionale per il Problemi Sociali e il lavoro della CEI, con il prof. Mario Taccolini, prorettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, con il dott. Domenico delle Foglie presidente del Copercom, con il dott. Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse e vicepresidente del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali, e con il dott. Francesco Nespoli, ricercatore di Adapt. Il Seminario di Studi sarà anticipato da una giornata dedicata ai giovani Mcl sul tema del prossimo Sinodo dei Vescovi su "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale" e alle quale parteciperà la professoressa Rita Bichi dell'Università Cattolica. Parlare di lavoro secondo determinate caratteristiche, indicare nel lavoro il fattore per lo sviluppo del nostro paese e la crescita dell'Europa, parlare del rapporto tra il lavoro e la propria vocazione (il proprio posto nel mondo), indicare delle buone pratiche come esempi di un paese che funziona, proporre dei percorsi per uscire dal pantano in cui ci troviamo, sono delle vere e proprie provocazioni. Non dovrebbe essere così, eppure queste cose ci appaiono come delle provocazioni o delle velleità, perché è da tanto che non siamo abituati a sentire qualcuno che ci chiede di alzare lo sguardo. La realtà è così ferita e le sfide sono così grandi che tutti i tentativi di mettere delle toppe e cercare di andare avanti non solo sono inutili - su questo le statistiche sono impietose -, ma altro non fanno che alimentare le nostre inquietudini. Perché proprio un'inquietudine, sempre meno sommessa, attraversa la nostra società e la nostra vita personale. Così appare evidente l'inadeguatezza di tante proposte che mirano a ritoccare qualche articolo di legge, che sperano di migliorare di qualche punto percentuale (tendenzialmente di qualche zero virgola) le statistiche nazionali. Forse il problema non riguarda i cavilli tecnici, ma dove guardiamo. Per troppo tempo abbiamo separato il lavoro dalla persona, come se il lavoro, persino quello delle macchine, non fosse essenzialmente un'opera dell'uomo. Allo stesso tempo siamo sempre più tentati da soluzioni che enfatizzano la dimensione dell'uomo come consumatore e non come lavoratore - di questo si tratta quando parliamo di dare a tutti un reddito ma non un lavoro -, come se l'uomo potesse privarsi di un pezzo della sua stessa natura. Così come non abbiamo mai riflettuto realmente sull'innovazione tecnologica, sugli scenari lavorativi e sociali che dischiude, né abbiamo voluto cogliere il significato profondo e le conseguenze di segnali come l'erosione del reddito da lavoro o delle prestazioni sociali. E ancor meno abbiamo avuto l'umiltà di guardare a quello che già stava accadendo, alle tante soluzioni, di successo o meno, che ci sono, cercando di imparare dall'esperienza. Così la riflessione si è ridotta ad un intellettualismo che non ha fatto altro che condirci sempre di più verso il baratro. Per questo sono importanti appuntamenti come quello di Cagliari, momenti come quello di Senigallia, in cui si può alzare lo sguardo, in cui ci si può confrontare, in cui è possibile far emergere le belle esperienze in opera, in cui è possibile alzare la testa e guardare in modo nuovo il piccolo quotidiano che viviamo.

Giovanni Gut




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