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24/06/2017
Dopo nove anni: toh, chi si rivede, Romano Prodi!
Si manifesta per quella persona colta, preparata sia dal punto di vista amministrativo e politico che abbiamo conosciuto

Era il maggio di nove anni fa quando Romano Prodi concludeva l’esperienza del secondo governo dell’Ulivo.  In questo non breve periodo l’Europa e l’Italia si sono trovati in un piano inclinato.

Appunto “Piano inclinato” è il titolo di un libro uscito nei giorni scorsi – edito dal Mulino - in cui Prodi, dopo aver osservato, da semplice spettatore, l’agonia della più lunga crisi dell’occidente, offre le sue proposte per risollevare il nostro Paese uscendo finalmente dalla logica dei tagli e dell’austerità davvero inconcludente, senza peraltro auspicare l’intervento dello Stato nella economia.

La sua analisi parte dalla constatazione che siamo di fronte a una “generale crisi del sistema economico”. Purtroppo il “perverso intreccio” di finanza, sviluppo tecnologico e mancanza di governo della globalizzazione “nasce l’insicurezza della nostra società” con il magro risultato di un mondo che taglia il welfare, senza rendersi conto che “blocca l’ascensore sociale e favorisce le diseguaglianze”.

Prodi afferma che le risorse non sono sparite, ma si sono concentrate nelle mani delle classi più ricche, mentre le classi medie si sono rassegnate.

In fisica  non ero un eroe, ma ricordo quegli esercizi….del tipo: il calcolo della forza dell’attrito  di un corpo di massa m, scende  lungo un piano inclinato di altezza h,  e di lunghezza l, arriva in fondo a una velocità v, come determinare  la superfice del piano inclinato?....Una slitta con un carico di massa m, in una discesa  a velocità v, calcolare il  lavoro della gravità nella discesa. Se nei casi suddetti non è compresa una accelerazione, la forze resta uguale a zero! Ergo la forza lavoro dà luogo alla trasformazione in energia cinetica…. Già proprio così anche oggi, il piano inclinato ha bisogno della forza lavoro, in questi esempi con l’aiuto della fisica, mentre nella nostra società ci vuole quello umano che purtroppo non c’è.

Quindi sul che fare individua un programma dettagliato: si investa nella scuola, nel welfare e servizi, abbassando il peso fiscale che grava sulle classi medie.

E le risorse ? Intanto dalla tassa di successione il cui gettito attuale è di 500 mila euro all’anno, Prodi propone un modello che lo porterebbe a un miliardo e mezzo.”Una cifra sufficiente per un deciso potenziamento del sistema scolastico”.

Altra misura sta nell’agire sulla ridistribuzione dei redditi, incrementando il livello minimo delle pensioni “non inferiore a 700 euro mensili” e “rafforzando il reddito disponibile della componente lavoro”. Come? “Unificare il livello delle aliquote contributive per tutte le tipologie di lavoro al livello del 27%. La quota di pensione aggiuntiva verrebbe finanziata dalla fiscalità generale e dalla necessaria correzione di alcuni istituti”.

Prodi è dell’avviso che il fabbisogno per questa operazione sarebbe di 10 miliardi.

Una proposta molto importante è il disinnescare la mina dei pignoramenti per le famiglie che non riescono a pagare il mutuo. L’idea è un “fondo misto pubblico-privato” che compri i crediti trasformi il mutuo in un affitto a vita.

Si proceda, poi, con il “reddito di inclusione sociale” e una “nuova ingegneria sociale” che tenga conto dell’assistenza familiare ad anziani, disabili e malati. Le risorse vanno cercate pure nella “spending review”, nella lotta all’evasione ma anche ripensando all’imposta sulla prima casa. Afferma inoltre che solo istruzione e coesione sociale ridanno ossigeno al ceto medio e quindi alla domanda interna: un circuito virtuoso che deve conquistarsi il consenso delle stesse classi medie, “riaffermando la loro centralità”.

Ma il grosso problema attiene al programma. In realtà, come osserva Prodi, di lì si dovrebbe muovere, prima di discorrere di alleanze e di formule. Discontinuità, si dice. Lasciamo stare il giudizio controverso sulle politiche dei governi più recenti. Più al fondo, i veri riformatori dovrebbero riflettere sulla novità della fase, sui costi sociali della globalizzazione, sui limiti della Terza via, con i  suoi paradigmi  lib-lab, sull'abbandono delle sinistre da parte dei suoi ceti sociali e popolari di riferimento, sulla centralità della questione sociale e sulla esplosione delle disuguaglianze. Anche questo è l’eco che  sembra trapelare dalla pagine del libro.

E’ dunque un Romano Prodi idealmente ritornato in campo. E’ di nuovo sulla scena pubblica come testimoniano tante occasioni, ma non è candidato a nulla e non ci sono avvisaglie che neppure l’idea lo accarezzi. Si manifesta per quella persona colta, preparata sia dal punto di vista amministrativo e politico che abbiamo conosciuto, disponibile a dare un contributo affinchè la situazione italiana migliori. Bentornato Professore!

Gilberto Minghetti

 




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