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23/06/2017
Mentre il nostro Governo pensa allo 'Ius Soli' gli italiani piangono
Rapporto Istat: Italia fanalino di coda per occupazione e pil pro capite.
Nel nostro Paese si discute sulla legge che ha come oggetto la cittadinanza, approvata dalla Camera nel 2015 e da allora in attesa di essere esaminata dal Senato. La legge in poche parole espande i criteri per ottenere la cittadinanza italiana e riguarda soprattutto i bambini nati in Italia da genitori stranieri o arrivati in Italia da piccoli. La legge è sostenuta dal Partito Democratico, mentre sono contrarie le principali forze di opposizione: Forza Italia e Lega Nord, mentre il Movimento 5 Stelle ha deciso di astenersi, come già aveva fatto alla Camera.
L’ultimo testo sulla cittadinanza risale al 1992 e prevede un’unica modalità di acquisizione chiamata “ius sanguinis” : un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia legalmente ed ininterrottamente.
Lo “ius soli” prevede che chi nasce nel territorio di un certo stato ottenga automaticamente la cittadinanza: ad oggi è valido ad esempio negli Stati Uniti, ma non è previsto in nessuno stato dell’Unione Europea. Quello che stanno discutendo alla Camera prevedrebbe invece che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri: deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.
Mentre il nostro Governo ha un gran da fare per lo “ius soli” la fotografia del nostro Paese è la seguente: otto milioni di poveri in Italia, di cui più della metà (quasi 4,5 milioni) è in uno stato di povertà assoluta, non può permettersi cioè neanche il minimo necessario per vivere. La fotografia dell’Istat è raggelante: le cifre sull’occupazione ci vedono agli ultimi posti in Europa. In Italia, spiega il rapporto Istat, sono occupate poco più di 6 persone su 10 tra i 20 e i 64 anni, il dato peggiore nella Ue a eccezione della Grecia. Grande anche il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno (70% contro il 47%). Nella graduatoria comunitaria sul 2015 solo la Grecia ha un tasso di occupazione inferiore, mentre la Svezia registra il valore più elevato (80,5%).
Per quanto concerne il pil pro capite quello dell’Italia risulta inferiore del 4,5% rispetto a quello medio della Ue, più basso di quello di Germania e Francia, siamo in vantaggio solo sulla Spagna.
Vogliamo parlare di sanità pubblica? Eccovi serviti: si spende meno degli altri partners europei. Nel 2014 la spesa sanitaria pubblica italiana si è attestata attesta intorno ai 2.400 dollari pro capite, a fronte degli oltre 3 mila spesi in Francia e dei 4 mila in Germania a detta dell’Ocse.
In questo quadro a dir poco apocalittico, i politici pensano solo a gettare fumo per disorientare i cittadini. Io inizio a credere che l’ultimo pensiero dei nostri politici siano proprio gli italiani. E questo è davvero agghiacciante.

Luca Cappelli

 




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