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22/03/2017
E’ ancora possibile essere un buon amministratore locale
Etica, coerenza e visione d’insieme. Si può amministrare bene
I cittadini si soffermano mai su un tema che è alla base della vita e del progresso della propria zona? Essi pensano mai a come debba essere un buon sindaco, un buon consigliere comunale e un buon assessore comunale? Credo proprio di no!
A mio modestissimo parere, e per esperienza personale essendo consigliere comunale, un requisito fondamentale è rappresentato dall’etica e quindi dall’esempio che dai agli altri. Noi siamo costantemente osservati e quindi non possiamo permetterci la libertà di promettere cose che poi non riusciamo a mantenere.
Vedete, io la mattina esco di casa e già iniziano i problemi, tutti ti fermano e nessuno ti elogia per qualcosa, anzi i primi detrattori sono i tuoi elettori, i quali ti rimproverano per qualsiasi cosa, dalla strada alla pubblica illuminazione, dalla cultura passando per lo sport.
Proprio per i motivi sopracitati, noi siamo obbligati a conoscere la città, siamo chiamati a raccogliere le istanze dei cittadini e cercare di creare poi un quadro d’insieme, riportarlo dettagliatamente in consiglio, quindi al sindaco.
Quindi è lapalissiano che un amministratore debba avere un’idea precisa e puntuale di città, fondata sulla qualità, sul lavoro, sul sociale e sulla cultura, componenti strategiche del sistema locale.
L’amministratore comunale dovrebbe puntare a fornire il proprio contributo a formare una città moderna, dinamica e competitiva. I cittadini, grazie a Dio, non hanno più l’anello al naso e quindi non si accontentano più della “politichetta”, dominata da pacche sulle spalle e dalle promesse da marinaio. Essi vogliono che i propri amministratori abbiano una visione globale e a lungo termine e non pensando solo alle prossime elezioni.
Un amministratore di una città piccola come la mia dovrebbe avere idee prospettiche per cercare di contribuire a trasformare la città e farla diventare capace di integrarsi sempre di più al contesto internazionale, insomma deve contribuire a creare una città capace di sapersi trasformare e quindi accettare le sfide che giornalmente sopraggiungono. Esso, poi, deve avere coscienza dei limiti intrinseci del proprio campo d’azione. Deve saper ascoltare i suggerimenti che da più parti gli pervengono. Deve essere umile e accettare la critica. La critica fa crescere.
Quindi l’amministratore deve avere capacità di dialogo, di mediazione, di efficacia sul piano politico.
Il momento storico in cui stiamo vivendo è un momento che abbisogna della serietà e della affidabilità sociale, professionale e politica. Se a questo ci aggiungessimo l’umiltà, una delle virtù più difficili da dimostrare, avremmo sicuramente ottenuto il massimo a cui una città può aspirare.
Buoni amministratori fanno grande una città. Purtroppo non è sempre così. Nei settori nevralgici dell’amministrazione, invece di avere sempre persone competenti e con i titoli giusti, si è preferito in molti casi l’amico dell’amico o l’imprenditore di turno o il professionista legato ai cosiddetti “potenti” o alle “famiglie”. Così non va!
Fare politica costituisce una missione, questo lo dovremmo pretendere tutti.
I cittadini scelgono realmente il meglio per la propria città? Non credo proprio, spesso si affidano a persone che possono tornargli utili per qualsiasi motivo, senza pensare alle capacità ed alla serietà dei candidati.
Essi sono ben consapevoli degli orrori che ci circondano, ma chiudiamo gli occhi; non si reagisce per curare il proprio orticello. Forse è brutto, a volte fastidioso, ma è la pura e sacrosanta verità. Viviamo e contribuiamo a tenere in piedi un sistema marcio, un sistema fondato sull’avere e non sull’essere, sull’apparire anziché sul soffermarsi su un qualcosa di più, su un qualcosa di apparentemente diverso. Questo sistema, oramai, si è trasformato in un vero e proprio stile di vita.
Oltre a tutto ciò, gli amministratori sono vittima delle cose più assurde; vorrei snocciolare alcuni dati che a mio avviso sono allarmanti: le statistiche dimostrano che fare l’amministratore locale, in Italia, è diventato non solo più difficile, disponendo di sempre meno risorse e mezzi, ma anche sempre più rischioso.                                                                        
Le minacce crescono, in particolar modo al sud, e si sono estese in tutto il territorio nazionale, seppur in modo non uniforme. È aumentata la violenza contro sindaci, assessori e consiglieri comunali. Si aggredisce verbalmente e fisicamente, e non ultimo, con l’avvento dei social, si inviano messaggi minatori via internet. Gli amministratori locali sono colpiti sia direttamente che indirettamente. Gli amministratori sono letteralmente sotto assedio, e cosa fanno i cittadini “benpensanti”? Non fanno nulla, oltre che unirsi alla pletora di lamentele, anziché denunciare e rendere ancor più visibile all’opinione pubblica questi fatti, restano spettatori inermi. Io credo che sia giunta l’ora di partecipare attivamente per cambiare questo scenario rendendoci parte attiva, noi come cristiani, abbiamo l’obbligo di scegliere chi meglio ci rappresenta e che fondi le sue azioni politiche sulla Dottrina Sociale della Chiesa.
È evidente che la democrazia è imperfetta, lo diceva persino J.F. Kennedy. La democrazia vive nella propria ambiguità e noi non possiamo che farcela piacere, anche quando non ci convincono soluzioni, decisioni, strategie, o semplicemente le persone. La sua bellezza e la sua condanna sono evidenti: quando la maggioranza sceglie, le conseguenze sono per tutti. E sono la forma e il destino di un’intera collettività, modellata a immagine e somiglianza di chi ha deciso. Tutto bene? Non sempre. Il popolo ha spesso scelto male. Di pancia, d’istinto, senza capire, senza sapere; o ancora nel compromesso, nella clientela, nel bisogno, nella speranza; o nell’ingenua fiducia d’indovinare. Proprio per questi motivi da cattolici e cristiani non possiamo più vivere passivamente la vita politica, specialmente in questo momento storico, cari amici è arrivato il momento di “sporcarci le mani”, iniziate subito sin dalle amministrative di primavera che sono alle porte ed è vietato sbagliare.

Luca Cappelli

 




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