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27/07/2016
I migranti nel mercato del lavoro in Italia
Nel nostro paese tra il 2010 e il 2015, mentre la popolazione residente nazionale รจ cresciuta poco (+0,4%) quella straniera ha conosciuto un incremento di ben il 37,5%

È stata pubblicata, pochi giorni fa, la sesta edizione del Rapporto “I migranti nel mercato del lavoro in Italia”. Il documento ci dice come in Europa, nel 2015, la grande maggioranza degli stranieri (comunitari e non) si distribuisca in cinque paesi: tre con una consolidata tradizione come destinazione dei flussi migratori (Germania 7,540 milioni, Regno Unito 5,422 milioni e Francia 4,356 milioni) e due paesi con una, altresì, storia più recente di immigrazione (Spagna 4,454 milioni e Italia 5,014 milioni). Con riferimento al nostro paese si evidenzia che, tra il 2010 e il 2015, mentre la popolazione residente nazionale è cresciuta poco (+0,4%) quella straniera ha conosciuto un incremento di ben il 37,5%. In 5 anni, insomma, il numero di stranieri è aumentato di circa 1,4 milioni di unità. La popolazione straniera residente in Italia, al 1° gennaio 2015, è pari, quindi, a poco più di 5 milioni: l’8,2% della popolazione complessiva. Se si guarda poi alle comunità più rilevanti queste provengono da Albania (464.962 persone), Marocco (426.791), Cina (223.367), Ucraina (191.725), Filippine (139.835), India (128.903) e Moldova (139.734). Gli incrementi maggiori, con riferimento agli ultimi 12 mesi, si registrano, tuttavia, per le comunità egiziana (+8,0%), nigeriana (+6,5%), pakistana (+6,2%) e srilankese (+5,8%). In questo quadro generale il rapporto conferma l’inversione dei trend occupazionali che hanno caratterizzato il mercato del lavoro degli ultimi anni. I dati del 2015 registrano, almeno sulla base di quanto elaborato dall’ISTAT, una crescita del numero degli occupati comunitari (+34.300 circa) e non comunitari (+30.650 circa). Un fenomeno, questo, in netta discontinuità rispetto a quanto avvenuto negli anni della grande crisi economica.

Nel 2015 si registrano, tuttavia, ben 456.115 cittadini stranieri in cerca di occupazione (138.709 comunitari e 317.407 non). Un dato che ha visto nell’ultimo anno una (certamente non significativa) diminuzione di 9.580 unità. Il tasso di disoccupazione della popolazione straniera, quindi, seppur ridotto, rimane allarmante. Si è passati, infatti, per i comunitari dal 15,7% del 2014 al 15,1% del 2015 e nel caso dei non comunitari dal 17,4% al 16,7%: entrambi i dati sono, è opportuno segnalarlo, significativamente più alti di quello dei lavoratori italiani. La quota di famiglie straniere, inoltre, in una condizione di forte criticità materiale è molto alta. Nel 2015 è stato, infatti, possibile stimare un numero di famiglie di soli cittadini stranieri senza alcun percettore di reddito/pensione da lavoro pari a 263.317 unità: il 15,5% dei nuclei composti di soli cittadini comunitari e del 14,1% dei nuclei composti di soli cittadini non comunitari (nella medesima condizione di criticità si trova solo il 7,6% delle famiglie italiane). In questo quadro il Governo, ed il Parlamento, sono chiamati a definire una nuova strategia per un modello, possibile e sostenibile, di integrazione e convivenza che dovrà, certamente, mettere al centro il momento, e la dimensione, del lavoro. I vecchi, ed i nuovi, populismi si sconfiggono anche così. Perché ciò sia possibile, tuttavia, continuerà ad essere fondamentale il ruolo svolto dal terzo settore e dall’associazionismo. Mcl, come sempre, farà, certamente, la sua parte mettendosi al servizio delle persone, specialmente quelle più in difficoltà.

Giancamillo Palmerini




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