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01/07/2016
Educare alla cittadinanza mondiale e alla cooperazione internazionale
Il 23 giugno scorso si è tenuto a Roma presso l’Aula Paolo VI della Pontificia Università Lateranense il seminario: “Educare alla cittadinanza mondiale e alla cooperazione internazionale: il miglior investimento per il futuro'

Il 23 giugno scorso si è tenuto a Roma presso l’Aula Paolo VI della Pontificia Università Lateranense un interessante seminario organizzato dalla Focsiv: “Educare alla cittadinanza mondiale e alla cooperazione internazionale: il miglior investimento per il futuro”.

Il compito di ‘educare alla cittadinanza globale nella scuola’ in tutto il mondo nei prossimi tre lustri sarà guidato dall’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile 2030, che indica come Obiettivo 4: “Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”. In quest’ottica, la scuola e la società italiana saranno impegnate entro il 2030 ad ‘assicurarsi che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile’ (Obiettivo 4.7.)”. Nel seminario sono stati presentati anche i risultati della settimana della cooperazione tenutasi in più di 600 scuole sparse per l’Italia. Li vedremo alla fine.

Il professor Vincenzo Bonomo, chiamato ad aprire i lavori, ha ricordato l’importanza della cooperazione nella complessa stagione che stiamo vivendo ribadendo che l’assenza della cooperazione contribuisce allo sgretolamento dei rapporti internazionali ed al risorgere dei nazionalismi. Il presidente della Focsiv Gianfranco Cattai, invece, ha voluto rimarcare la scarsa consapevolezza di quanto si faccia poco nel nostro Paese per la cooperazione internazionale. Malgrado i fondi stiano crescendo servirebbe un Piano Marshall per l'Africa. L’Italia spende un miliardo ed 800 mila euro per la cooperazione. Quasi la stessa cifra che spende ogni anno per i 140 mila migranti ospitati in Italia. È tanto o è poco. E’ poco visto che 7 o 8 miliardi di euro sarebbe una cifra abbastanza significativa. Nel nostro Paese facendo un paragone investiamo in cooperazione l’equivalente di una ferrovia veloce Torino-Milano. Bisognerebbe fare rete e cultura della cooperazione secondo Cattai. Servirebbe più coerenza nelle cose che facciamo nel sud del mondo. Non basta dare con una mano. Bisognerebbe stabilire regole di giustizia. Dovremmo educare gli italiani alla cittadinanza mondiale. Sulla spinta della Laudato Si di Papa Francesco sia nelle relazioni sia nei comportamenti.

In quest’ottica molto importante è stato l’impegno di tante scuole italiane con la settimana della cooperazione. Il progetto è iniziato lo scorso anno in coincidenza con l’Anno europeo dello sviluppo. Anno teso a far conoscere l'importanza della cooperazione. Si è realizzato il programma che ci chiedeva la Commissione Europea. Il progetto ha coinvolto circa 5000 insegnanti e 65mila studenti. Si sono raggiunti numeri importanti. Il risultato è stato ritenuto positivo dall'UE visti i numeri del sondaggio compiuto da Bruxelles. Eurobarometro, che sonda l’opinione dei cittadini europei su temi specifici, a fine novembre inizi dicembre 2015, riguardo i temi della cooperazione ha ottenuto per l’Italia risultati molto confortanti. Il 90 % dei nostri concittadini ritiene che bisogna utilizzare la cooperazione allo sviluppo per contribuire a risolvere i problemi derivanti dai differenti tassi di crescita economica nelle aree del mondo. Vi è stato un aumento di 11 punti percentuali. Il 79 % degli italiani + 6% rispetto media UE ritiene altresì che la cooperazione allo sviluppo possa risolvere il problema degli immigrati. Il progetto ‘un solo mondo un solo futuro’ che ha coinvolto 24 ONG è stato un ottimo investimento. Parimenti all’inserimento della tematica giovanile all'interno della cooperazione. Coniugando la cooperazione e lo sviluppo sostenibile. Il territorio e le ONG. Contribuendo a rendere i giovani protagonisti dello sviluppo. La loro voce è importante. Il progetto portato avanti nelle scuole è stato uno strumento straordinario.

L’Italia ha una lunga storia nella cooperazione allo sviluppo. Serve un’osmosi continua tra territorio e persone e l’introduzione di nuovi quadri concettuali nella scuola. Devono cambiare i saperi ed i metodi. Serve una revisione epistemologica delle discipline. I saperi dovrebbero essere funzionali per una cittadinanza globale. Visto che serve un nuovo modo di interpretare e vivere la realtà. Il mondo deve essere letto con l'interconnessione. C'è ancora troppo eurocentrismo ed è assente il concetto dell'interdipendenza. Chi erige i muri praticando il gioco del rubamazzo coi migranti dovrebbe sapere che questa strategia alla lunga non funziona.

Abbiamo ancora una monodisciplinarietà ed i saperi sono divisi. Non esiste l'ottica dell'altro. Bisognerebbe arrivare a capire gli altri punti di vista. Fare empatia. La scuola rimane ancora molto nozionistica. Serve una mens critica. La scuola deve educare alla corresponsabilità. Quello che si apprende a scuola dovrebbe costituire il motore del cambiamento. Nei programmi della scuola italiana c'è ancora molto individualismo. La nostra crisi è culturale e morale come non smette di ricordarci Papa Francesco. Questi sono solo alcuni dei temi emersi dalla settimana della cooperazione delle scuole italiane. Vista la sensibilità dimostrata dagli studenti italiani sui temi della cooperazione questo lascia ben sperare sui processi di cambiamento che dovranno essere attivati per ottenere in prospettiva un mondo più equo e sostenibile.

Marco Boleo
 




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