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19/05/2016
Cresce la scuola multiculturale
La Lombardia, con oltre 200 mila presenze, è la regione con il maggior numero di ragazzi e ragazze non italiani, seguita da Emilia Romagna e Veneto (oltre 90 mila), Lazio e Piemonte (più di 70 mila).

Secondo uno studio condotto dal Ministero dell’Istruzione sugli studenti stranieri presenti in Italia, il loro numero sarebbe in costante aumento, eppure le difficoltà che si trovano ad affrontare gli studenti extracomunitari non sarebbero poche. Molti di loro, infatti, interrompono il percorso formativo, elemento imprescindibile per l’inserimento sociale. Uno dei metodi più efficaci per l’integrazione del giovane straniero è sicuramente quello che passa attraverso l’istruzione, ma dati preoccupanti dimostrano che, nel  2014, tra i giovani provenienti da Paesi che non fanno parte dell’UE, di età compresa tra i 18 e i 24 anni, oltre il 34% ha interrotto il proprio percorso di studi, contro il 27,1% dei comunitari e il 13,6 % degli italiani. Una situazione che si differenzia molto da quella europea, in cui sono appena il 23,4 % gli studenti non autoctoni che abbandonano il loro percorso formativo.  Altro dato interessante è quello  riguardante gli studenti con cittadinanza non italiana ma nati in Italia: rispetto al 2007/2008 il dato è raddoppiato e corrisponde a ben il 55,3% del totale. Nella scuola dell’infanzia la percentuale arriva addirittura all’84,8%Questi sono i dati che emergono dal rapporto condotto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) “Alunni con cittadinanza non italiana. La scuola multiculturale nei contesti locali. Rapporto nazionale. A.s. 2014/2015”. Una conferma sulla vita complicata dei giovani stranieri è il dato riguardante i “NEET”, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, che raggiunge il 35% fra gli extracomunitari. Sono per la maggior parte  giovani stranieri provenienti dal Marocco, dal Bangladesh, dal Pakistan e dallo Sri Lanka.

La presenza dei giovani extracomunitari  però non è omogenea su tutto il territorio. La Lombardia, con oltre 200 mila presenze, è la regione con il maggior numero di ragazzi e ragazze non italiani, seguita da Emilia Romagna e Veneto (oltre 90 mila),  Lazio e Piemonte (più di 70 mila). Da questa fotografia della nostra società emergono vari segnali di allarme: uno molto avvertito riguarda le evidenti differenze col rischio di segregazione scolastica; non tutti i ragazzi stanno ricevendo le stesse opportunità.  La  maggior parte dei minori stranieri ricongiunti ai genitori superano i 10 anni di età, saltando così un passaggio importantissimo ai fini della loro formazione, ovvero la frequentazione della scuola dell’infanzia. Questo ritardo scolastico emerge al momento dell’inserimento quando l’alunno viene collocato nelle classi in base alla sua età, indipendentemente dalla conoscenza o meno della lingua italiana, mentre occorrerebbe prevedere piani didattici personalizzati finalizzati al riallineamento con i comuni obiettivi di apprendimento, evitando così i primi sintomi di emarginazione sociale. Una soluzione per arginare il fenomeno potrebbe essere quella che coinvolge le famiglie di origine straniera nel progetto educativo dei figli, con la promozione dell’informazione e la partecipazione attraverso attività di mediazione linguistico-culturale.  Attivare opportunità di apprendimento della lingua italiana per i genitori di origine straniera, con particolare attenzione alle madri che non lavorano e hanno minori occasioni di socializzazione, sarà un intervento che interesserà non soltanto il singolo individuo ma tutta la sua famiglia.  E’ attraverso la famiglia che inizia l’integrazione.

Fatima Zahra El Mourtadi 




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