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03/08/2023
Sull'inflazione un dibattito tra sordi
Questa concatenazione di eventi sarebbe avvenuta indipendentemente dalla natura dell’inflazione e dalla successiva diminuzione dei prezzi internazionali dei combustibili fossili.

C’è un dibattito tra sordi sulla discesa dell’inflazione. Ci sono coloro che sostengono che l’inflazione sta diminuendo in seguito agli interventi delle Banche Centrali (BC). Mentre altri attribuiscono questa riduzione al fatto che i prezzi internazionali dei combustibili fossili stanno diminuendo e alle strozzature dal lato dell’offerta (interruzione delle catene del valore globali) che si stanno ricomponendo. Pertanto per questi ultimi l’inflazione era solo temporanea ed a rafforzamento del loro ragionamento aggiungono che il raffreddamento dei prezzi si è ottenuto con un rallentamento dei sistemi economici ed un conseguente aumento della disoccupazione. Con l’obiettivo di smontare questo ragionamento c’è da interrogarsi su quali condizioni macroeconomiche avremmo attualmente negli Usa e nell’Eurozona se, rispettivamente, la Federal Reserve o la Banca Centrale Europea (BCE) avessero continuato ad agire come se la fiammata inflazionistica fosse stata temporanea. Rimanendo in gergo dietro la curva dei tassi. Per rispondere a questo quesito bisogna chiarire perché la fiammata inflazionistica sia stata repentina mentre le BC erano incerte nell’agire e il ruolo delle aspettative inflazionistiche. Le BC si crogiolavano col fatto che la disoccupazione fosse relativamente elevata e che pertanto l’inflazione attesa bassa non sarebbe schizzata in alto in modo permanente. Il modello sul quale hanno basato il loro ragionamento ‘errato’ è quello di una curva di Philips lineare (esprimente una relazione inversa tra l’andamento dell’inflazione e quello della disoccupazione). Nella realtà però la curva di Philips non è risultata lineare. Per il fatto che all’approssimarsi della piena occupazione la curva di Philips diventa molto ripida. Con la sgradita conseguenza che una curva di Phillips più inclinata comporta: un aumento repentino dell’inflazione (come avvenuto), una discesa altrettanto rapida senza disoccupazione (poniamo dal 10% al 5%, come verificatosi) (come sta avvenendo) e una difficoltà crescente in termini di “rapporto di sacrificio“: il ‘sacrifiche ratio’ di okuniana memoria (quanta crescita del Pil deve essere sacrificata sull’altare della lotta all’inflazione e quanta conseguente disoccupazione) nel percorrere l’ultimo tratto che va, ad esempio, dal 5% circa attuale al 2% di inflazione obiettivo fissato con ‘inflation targeting’ dalle BC.

Alla fine della fiera avremmo avuto un'inflazione più elevata se le banche centrali non avessero, con ritardo, aumentato i tassi d’interesse. Provvedimento che in molti hanno avversato. Non solo. Il fatto che le aspettative di inflazione non si siano disancorate è dipeso dall’operato delle BC. Visto che le aspettative dipendono da quello che le BC stanno facendo e da quello che hanno in animo di fare in futuro. Nel caso le BC non avessero mutato i tassi d’interesse (per non compromettere la stabilità finanziaria) la fiammata inflazionistica avrebbe disancorato le aspettative con la seguente concatenazione di eventi. Il tasso di interesse reale (tasso nominale meno il tasso d’inflazione) sarebbe diminuito visto l’aumento dei prezzi, la domanda aggregata (consumi più investimenti) sarebbe ulteriormente aumentata col denaro a buon mercato. Con un ulteriore spinta verso l’alto per l’inflazione che avrebbe comportato un ulteriore diminuzione del tasso d’interesse reale, un conseguente aumento della domanda aggregata ed una ulteriore accelerazione dell’inflazione. Con una spirale inflazionistica bella e buona in azione. E tutta questa concatenazione di eventi sarebbe avvenuta indipendentemente dalla natura dell’inflazione (da costi o da domanda) e dalla successiva diminuzione dei prezzi internazionali dei combustibili fossili che hanno fatto da detonatore allo scoppio inflazionistico. Esattamente quello che accadde a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso. Ma in molti fanno finta di non conoscere questo avvenimento o di non ricordarlo. Per questioni di memoria, anagrafiche o di disonestà intellettuale.

Marco Boleo




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