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02/03/2023
Ancora vittime sul lavoro
Nonostante questa strage lunga e silenziosa, la legge della sicurezza sul lavoro non è stata una priorità.

Anche nello scorso mese di febbraio abbiamo registrato un numero non trascurabile di morti sul lavoro forse l’episodio più eclatante è stato quello avvenuto nella notte tra il 6 e il sette febbraio in Piemonte l’ennesima vittima sul lavoro. L’ennesima vittima, un’altra morte che non può trovare giustificazione alcuna un numero che si aggiunge ad un conteggio ormai per citare il presidente della repubblica, inaccettabile. Dicevamo forse la più eclatante ma non l’unica nel mese appena trascorso e non ci sono morti di serie A e morti di serie B, ogni vita è preziosa e nessuno deve più morire sul o per il lavoro, non nel 2023. Una fiammata causata, durante uno scavo, da una fuga di gas ha investito e ucciso un operaio e ferito un suo collega. Il ferito prontamente soccorso e stato trasportato in ospedale, non sarebbe in pericolo di vita. L'incidente è avvenuto nella notte gelida notte tra il 6 e il sette febbraio a Volteggio, nell'Alessandrino, all'interno del cantiere per la realizzazione del Terzo Valico. La vittima aveva 33 anni ed era originaria del crotonese mentre il collega, portato in condizioni lievi all'ospedale di Novi Ligure, è originario del palermitano. Ultimo episodio di una conta lunga e dolorosissima che un paese moderno non può e non riesce più a giustificare. La legislazione italiana sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è considerata una buona legislazione e il sistema dei controlli interviene su 200.000 imprese ogni anno. Serve, però, anche un impegno permanente di tutti i soggetti interessati ed una peculiare attenzione da parte degli imprenditori perché non dovrebbe mai accadere che un lavoratore perda la vita mentre svolge la sua attività Il fenomeno delle morti bianche continua, invece, silenziosamente il suo luttuoso e interminabile cammino. Tre-quattro vittime al giorno (e forse più) in media, ogni giorno, tutti i giorni, con picchi quotidiani di sette-otto tragedie. E decine di casi letali, se non centinaia, che sfuggono a conteggi e riepiloghi.

Una strage continua, infinita Di lavoro e sul lavoro si continua a morire, nelle fabbriche, nei campi e nelle serre, nei cantieri edili, nei magazzini, in mare, su mezzi di trasporto, nelle strutture ospedaliere, per strada. Dietro ciascun numero, una persona, una famiglia devastata dalla perdita, interrogativi che si rincorrono, promesse e impegni. Da gennaio a novembre 2022 sono state registrate 1006 vittime. Sono stati 822 gli infortuni mortali sul lavoro e mentre 284 quelli rivelati in itinere. Già, perché, ai morti sul lavoro va aggiunto anche delle il numero di morti “in itinere”, cioè quelle morti avvenute durante gli spostamenti per andare da casa al lavoro e viceversa, così giusto per rendere i dati ancora più impressionanti. Si tratta di circa 91 decessi al mese, un numero che già da solo fa impressione, ma non basta perché dietro queste cifre ci sono persone, storie, famiglie e allora oltre a porci interrogativi è giunto il momento di agire. I dati rilevati sono del tutto analoghi a quelli del 2019, epoca pre-covid, a dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro sostanzialmente non subisce diminuzioni da anni. Questo a conferma del fatto che passata l’emergenza Covid, rimane quindi ancora tragicamente purtroppo quella dell’insicurezza sul lavoro. E l’unica arma per contrastarla è la prevenzione attraverso la formazione e l’aggiornamento di tutte le figure coinvolte nell’organizzazione aziendale: dal datore di lavoro ai dirigenti, fino ai preposti ai lavoratori. Nessuna di queste morti è casuale: disattenzione, mancato rispetto delle regole di prevenzione, superficialità, dover consegnare presto ed a ogni costi…. È oggi più che mai necessario non rimanere inermi, perché se sulla carta come dicevamo prima la legge sembra buona è ovvio che è nell’attuazione forse il primo scoglio da rivedere, sembra evidente che negli anni si siano generati meccanismi perversi che non riescono a frenare criticità amplificate. Ad esempio la mancanza di un vero coordinamento degli interventi sulla sicurezza nel loro insieme preventivi, ispettivi e sanzionatori e, di conseguenza, la necessità di superare la loro eccessiva frammentazione tra Regioni, Asl, ministero del lavoro, ministero della sanità Inail e altri enti.

Probabile che la soluzione sia a questo punto, pensare ad un’Agenzia unica con governance condivisa tra Stato e Regioni senza in questo modo procurare alibi su chi doveva controllare o supervisionare cosa. Un altro punto riguarda la prevenzione e l’ammodernamento degli impianti e dei mezzi, in particolare in agricoltura e in edilizia, settori più tragicamente a rischio, come è noto, con una presenza altissima di macchinari obsoleti: Sarebbe interessante, in tema di prevenzione, analizzare i bilanci dell’Inail, per verificare quanti dei non certo irrilevanti avanzi in attivo sono stati impiegati in prevenzione ricerca e ammodernamento impianti e quanti per l’acquisizione di immobili e, se sì, per quale uso. È stato fatto qualcosa in agricoltura sulla sostituzione dei macchinari, ma le risorse sono esigue. Il sospetto che si sia risparmiato a vantaggio delle casse depositi e prestiti o del ministero dell’economia e delle finanze pare abbastanza fondato. Allora forse a ben guardare ed analizzare forse la legge così come concepita o di più come applicata non basta, è necessario prendere atto della pressante esigenza d’introdurre nuove norme nella legge sulla sicurezza del lavoro e negli stessi codici penale e di procedura penale. Con un obiettivo primario tanto ineludibile quanto generalmente sfuggito all’attenzione, quello di chiudere i varchi aperti da una giurisprudenza diventata purtroppo meno severa rispetto al passato. È in quest’ottica che l’ipotesi di inserire nel codice penale il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro, certo non si deve aspirare ad una legge severa sull’onda dell’emotività ma come sempre bisogna protendere ad una legge giusta che sappia ponderare e discernere le figure coinvolte i loro ruoli e le responsabilità. Ma nonostante questa strage lunga e silenziosa, la legge della sicurezza sul lavoro non è stata una priorità per le forze politiche, i riferimenti alla sicurezza nei luoghi di lavoro sono scarsi e poco concreti, eccetto qualche raro proclama e nessuna strategia per dare una svolta a questo dramma ben noto, il nuovo Governo invece deve non solo inserirla in agenda ma farne un’urgenza tra le urgenze.

Fausta Tinari




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