PRIMO PIANO
20/02/2023
Non si vive di soli acquisti del debito
Sarebbe meglio attuare una politica di bilancio sostenibile e un pacchetto di riforme convincenti.

A partire dal ‘Whatever it takes’ di Mario Draghi, allora Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), col quale si evitò la probabile dissoluzione dell’Eurozona: nel corso degli anni l’Istituzione di Francoforte sul Meno ha acquistato tutte le nostre emissioni nette di debito pubblico. Ma questo programma di acquisti oramai sta volgendo al termine. Stando così le cose il Governo Meloni si sta interrogando su chi possa comprare il debito pubblico Italiano a tassi d’interesse bassi tutelando la stabilità finanziaria al posto della BCE. La soluzione secondo il Governo in carica, rispolverando delle idee ereditate dal ‘ventennio’ del secolo breve (autarchia finanziaria) e praticate durante la crisi dei debiti sovrani di due lustri fa, dovrà arrivare dall’interno dell’Italia attraverso uno sforzo collettivo che coinvolga tutti i possessori di risparmi siano essi famiglie o imprese. L’idea è quella di convincere i cittadini italiani a comprare debito pubblico tricolore con l’obiettivo di aumentare la quota di debito detenuta all’interno con lo scopo di ridurre le tensioni sui mercati finanziari internazionali che si potrebbero accentuare via l’aumento del temuto spread. Un film già visto. Coloro che propongono questa soluzione pensano che l’acquisto autarchico di debito pubblico lasci ‘ceteris paribus’ tutte le altre variabili di stock e di flusso invariate. Ma le cose purtroppo stanno diversamente. La ricetta per funzionare avrebbe bisogno di quattro ingredienti fondamentali: 1) una tassa implicita sul risparmio interno; 2) un aumento della rischiosità degli investimenti finanziari di famiglie e imprese; 3) la necessità di avere continuamente un surplus della bilancia dei pagamenti di parte corrente o se preferite un afflusso netto di capitali dall’estero e infine: 4) una fiducia smodata nell’operato del Governo. Ma vediamo meglio in dettaglio. Riguardo al primo ingrediente l’acquisto di titoli di stato italiani a prezzi maggiori rispetto a quanto il mercato (estero) sarebbe disposto a pagare, è, a parità di condizioni, nient’altro che una tassazione ‘mascherata’ del risparmio nazionale.

Il gregge dei risparmiatori italiani uscirebbe dal recinto bello che ‘tosato’. Il secondo, invece, è l’aumento della propensione al rischio. Per acquistare titoli di stato nazionali, infatti, gli italiani dovrebbero vendere eventuali titoli di stato stranieri detenuti nel loro portafoglio e/o utilizzare i propri depositi bancari che già entrano però nel sistema economico italiano. Venendo utilizzati tramite il meccanismo della riserva frazionaria dal sistema bancario, che li investe proprio nell’economia reale tramite i prestiti bancari. La quantità di risparmi in un anno è fissa e soggetta ad utilizzi alternativi. Dovrebbero pertanto diminuire la diversificazione del ‘loro’ portafoglio e correre un rischio finanziario sulla carta più elevato. In altre parole, i risparmiatori italiani dovrebbero essere non solo patriottici ma anche loro malgrado ‘amanti del rischio’. In terzo luogo, l’equilibrio esterno della bilancia dei pagamenti in conto capitale. Questo comporta che per consentire che l’operazione di acquisto si ripeta continuamente e che assicuri che il debito pubblico italiano rimanga stabilmente in mano delle nostre famiglie e delle nostre imprese, è necessario che l’Italia sia in grado di generare continuativamente un surplus della bilancia dei pagamenti in conto capitale. Esito non scontato. Visti gli attuali chiari di luna che peggiorano la nostra bilancia dei pagamenti di parte corrente (che è speculare a quella in conto capitale) col rincaro della bilancia energetica. Qualsiasi variazione nel saldo del conto corrente, infatti, genera una variazione di uguale ammontare e di segno contrario nel conto capitale. Un disavanzo del conto corrente deve essere in soldoni finanziato da un afflusso di capitali di pari ammontare (attività finanziarie che passano in mani estere).

L’ultimo ingrediente, il quarto, è quello della fiducia. Gli italiani dovrebbero avere una fiducia smodata nei confronti del Governo Meloni per preferire nel loro portafoglio d’investimenti ai depositi bancari o ai titoli esteri quelli del debito pubblico italiani. Convincendosi che il Governo Meloni sarà in grado di assicurare la sostenibilità del debito pubblico, in assenza degli acquisti della BCE e con le nuove regole fiscali europee che verranno reintrodotte e delle quali ci occuperemo in un prossimo contributo su questo blog. Unitamente alla circostanza che non ci saranno interventi straordinari tipo l’allungamento delle scadenze attraverso un’operazione di ristrutturazione (un default controllato). Ma, se il Governo in carica è in grado di conquistare la fiducia dei risparmiatori italiani non si comprende quali siano le ragioni che gli potrebbero impedire di accaparrarsi anche quella degli acquirenti stranieri. Ciò garantirebbe un’elevata domanda di titoli di stato italiani non solo da parte dei residenti ma anche da parte degli operatori stranieri, in modo da assicurare la sostenibilità del debito pubblico che come è noto è determinata da tre variabili: i) il tasso di interesse reale del servizio del debito; ii) il tasso di crescita del Pil reale, e iii) il rapporto tra disavanzo e Pil, anno dopo anno. Alla luce di queste grandezze per rendere sostenibile il debito pubblico italiano sarebbe meglio attuare una politica di bilancio sostenibile e un pacchetto di riforme convincenti, mettendo a terra senza indugi il PNRR piuttosto che concentrarsi solo sul lato del finanziamento del debito pubblico. In altre parole, mettere in pratica compiutamente ciò che non è stato fatto finora. Del resto, chiedere agli italiani di essere patriottici nei loro investimenti finanziari in assenza di provvedimenti di politica economica che assicurino la sostenibilità del debito significa solo mettere a repentaglio i loro sudati risparmi.

 

Marco Boleo




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet