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12/12/2022
La strage silenziosa
L'edilizia continua ad essere uno dei settori piĆ¹ a rischio per i lavoratori, con una vittima nei cantieri ogni due giorni.

L'ultima morte bianca è quelle di Maurizio un sessantenne, rimasto travolto ieri da un cumulo di ghiaia in una cava in provincia di Brescia, durante una operazione di scarico nel cassone del camion dove in quel momento si trovava. Solo tre giorni fa Angelo un operaio di 61 anni, è rimasto ucciso ai Cantieri navali di Palermo, colpito da un basamento che si è ribaltato; questo è il drammatico aggiornamento di un conteggio di chi muore «di lavoro» con l’effetto che sale di giorno in giorno. Non più tardi di una settimana prima, sempre a Palermo, anche il 67enne Michele è rimasto vittima di un infortunio che gli è costato la vita, cadendo da un'impalcatura. Ma non finisce qui, la domanda che sorge è allora questa: «perché a 67 anni si continua a lavorare rischiando incidenti mortali?». Andando ancora indietro con lo sguardo di un paio di settimane ancora, si conta l'ennesima perdita: un operaio di 74 anni, a Marsala, rimasto schiacciato dal mezzo meccanico che stava guidando. Una lunga scia di sangue che vede i cantieri edili come i principali luoghi di rischio per migliaia di lavoratori, soprattutto per quelli dai sessantenni in su, i più esposti ai pericoli di questi contesti produttivi. Tra gennaio e ottobre 2022 sono stati oltre 29 mila i casi di infortuni denunciati nel settore delle costruzioni, con 112 morti: oltre 5 mila infortuni in più del 2021, 14 morti in più dell'anno precedente. Un bilancio ufficiale di fonte Inail che, però, non tiene conto dei casi non denunciati, pari almeno a quelli ufficiali. L'edilizia continua ad essere uno dei settori più a rischio per i lavoratori, con una vittima nei cantieri ogni due giorni, spesso dimentichiamo che nei cantieri ci sono molti operai over 60, un'età che non si addice per niente a stare sui tetti o sui ponteggi.

Per questo sarebbe opportuno chiedere che la riforma delle pensioni preveda misure ad hoc per gli edili, per consentire loro di accedere alla pensione in anticipo e senza rimetterci. A spiegare come e perché i lavoratori dell'edilizia, soprattutto quelli più anziani, sono più soggetti a rischi è l’analisi di un «medico competente», come si definiscono tecnicamente i medici che seguono la sicurezza sul lavoro. Secondo il report, l'attività si svolge all'aperto con una serie di rischi fisici oltre che chimici, per i materiali che vengono usati, rischi cancerogeni per l'uso di silice e amianto, rischi ergonomici per la movimentazione manuale dei carichi, rischi di infortuni legati al lavoro in altezza. Le tipologie di infortuni più frequenti nel settore sono le cadute dei lavoratori dall'alto (modalità che da solo raggruppa oltre la metà degli Infortuni, ben 54%), le cadute dall'alto di oggetti e carichi sui lavoratori (12%), la perdita di controllo durante la guida dei mezzi (7%)». La situazione certamente viene acuita con la presenza di moltissimi lavoratori che operano in età più avanzata, lavoratori più avanti negli anni a perdere la vita nei cantieri, senza che si faccia nessuna concreta azione per evitarlo. Proprio quando si pensa di essere più esperti il rischio aumenta e dunque occorre intervenire con una formazione adeguata e non solo tecnica, rafforzando inoltre le tutele oggi previste per il lavoro usurante. Viviamo una stagione complessa, segnata ancora dagli effetti della pandemia e dalla guerra in Ucraina, in cui il lavoro continua a preoccupare la società civile e le famiglie, e impegna ad un discernimento che si traduca in proposte di solidarietà e di tutela delle situazioni di maggiore precarietà. Le conseguenze della crisi economica gravano sulle spalle dei giovani, delle donne, dei disoccupati, dei precari, in un contesto in cui alle difficoltà strutturali si aggiunge un peggioramento della qualità del lavoro. L’MCL che ha appena celebrato il suo 50° anniversario dalla fondazione, non può distogliere lo sguardo dai contesti di elevato rischio per la salute e per la stessa vita alle quali sono esposti tanti lavoratori.

I tanti, troppi, morti sul lavoro ce lo ricordano ogni giorno. È in discussione il valore dell’umano, l’unico capitale che sia vera ricchezza. La vera ricchezza sono le persone: senza di esse non c’è comunità di lavoro, non c’è impresa, non c’è economia. La sicurezza dei luoghi di lavoro significa custodia delle risorse umane, che hanno valore inestimabile agli occhi di Dio e anche agli occhi del vero imprenditore» ha ricordato Papa Francesco. Il nostro primo pensiero infine, va, in particolare, a chi ha perso la vita nel compimento di una professione che costituiva il suo impegno quotidiano, l’espressione della sua dignità e della sua creatività, e anche alle famiglie che non hanno visto far ritorno a casa chi, con il proprio lavoro, le sosteneva amorevolmente. Così come non possono essere dimenticati tutti coloro che sono rimasti all’improvviso disoccupati e, schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita. La nostra preghiera, la fiducia nel Signore amante della vita e la nostra solidarietà siano il segno di una comunità che sa «piangere con chi piange» (cf Rm, 8,15) e di una società che sa prendersi cura di chi, all’improvviso, è stato privato di affetti e di sicurezza economica. Concludendo, tutto l’MCL condivide le parole di Papa Francesco affiancandosi al prezioso messaggio del 50° che chiede di pregare per il mondo del lavoro, perché siano assicurati a tutti il rispetto e la tutela dei diritti e sia data anche ai disoccupati la possibilità di contribuire con il lavoro all’edificazione del bene comune.

Gilberto Mighetti




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