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17/02/2022
Una stangata generalizzata
Il conto complessivo di una famiglia per una vita «normale» aumenta, a causa del caro-energia, di quasi 1.500 euro.

Il caro energia colpisce la vita quotidiana degli italiani dalle fondamenta, vale a dire i beni di prima necessità, che risultano fortemente più costosi: già cento euro in più per pane e verdure, se la spesa alimentare, anche la più basica, sta diventando quasi un lusso per le famiglie, anche pranzare fuori comincia a gravare sul budget annuale, con oltre 35 euro in più. Ma non si tratta di singoli beni: considerando un carrello della spesa completo, l'arredamento per la casa e le vacanze in hotel con annesso viaggio in traghetto o aereo, il conto complessivo di una famiglia per una vita «normale» aumenta, a causa del caro-energia, di quasi 1.500 euro.  Una maxi-stangata da 38,5 miliardi di euro sulle nostre tasche. A svelare le cifre di un trend evidente da tempo a chi frequenta i supermercati, il report realizzato da Assoutenti che, sulla base dei dati Istat relativi all'inflazione di gennaio, ha calcolato le ripercussioni per le tasche delle famiglie della crisi energetica. La ricerca, del resto, arriva proprio alla vigilia di una settimana decisiva: nei prossimi giorni si attende infatti il varo del decreto del governo sul caro-energia, il quarto in pochi mesi, volto proprio a sollevare famiglie e imprese dall'incubo bollette. I partiti, dal Pd a Lega e 5 Stelle, sono in pressing e lo stesso premier Mario Draghi ha assicurato che il provvedimento è in dirittura di arrivo. In ballo una cifra notevole  che si aggira tra i 5 e i 7 miliardi, diretti principalmente ai nuclei familiari e alle attività energivore.

Ma anche il terziario rivendica aiuti e sostegni. Dalla Confcommercio arriva l’eco di ridurre l'iva sulle bollette elettriche almeno dal 22 al 10% previsto per gli altri settori produttivi e per le famiglie. Basti pensare che, per commerci e turismo, si stima un'impennata della bolletta elettrica da 7,4 miliardi di euro nel 2021 a 13,9 miliardi di euro nel 2022, mentre la bolletta del gas dovrebbe lievitare da 3,9 miliardi a 6 miliardi. Ma tornando agli aumenti con cui le famiglie devono fare i conti, il pane, per esempio, ha subito a gennaio un incremento del +3,9% rispetto allo scorso anno, che per la famiglia «tipo» equivale a un maggior esborso pari a 35,8 euro in più in un anno. Aumento stellare anche per la pasta: sale in media del 10%, con un esborso di 14,2 euro in più l'anno, mentre per i frutti di mare occorre spendere 5 euro in più (pari al +13,4%) rispetto a gennaio 2021. Salasso per la verdura: quasi 60 euro in più a famiglia all'anno  (+13,5%), ma ad aumentare sono anche i prezzi di acqua minerale (4,5 euro l'anno), gelati (2,8 euro) e succhi di frutta (+2,2 euro). Dagli alimentari ai fiori, passando per mobili, elettrodomestici, trasporti, ristoranti, viaggi e strutture ricettive, sono numerosissimi i comparti che nell'ultimo perìodo hanno visto salire vertiginosamente i listini al pubblico. Questo perché gli aumenti delle bollette di luce e gas scattati a gennaio hanno comportato un aumento dei costi in capo a imprese, attività ed esercizi commerciali, costi che vengono scaricati sui consumatori finali attraverso i prezzi al dettaglio e che potrebbero determinare di questo passo una maxi-stangata da 38,5 miliardi di euro sulle tasche delle famiglie. Escludendo i già noti costi di riscaldamento ed elettricità, anche le altre voci che interessano la casa subiscono rialzi: i mobili costeranno 11,7 euro in più (+4%), gli elettrodomestici 7 euro in più (+5,1%), mentre ì condizionatori d'aria avranno rincari di 6,3 euro in più (pari al 16,2%).

Dall'elenco degli aumenti non si salvano nemmeno piante e fiori, più costosi di 4 euro (+4,5%). Stangata in vista, poi, per la villeggiatura: i pacchetti vacanza nazionali rincarano di 15,6 euro (+16%), gli alberghi di 19,5 euro (+11,6%), mentre le tariffe dei traghetti salgono in media dell'8,6%. E per le consumazioni al ristorante o al bar, una famiglia deve mettere oggi in conto una maggiore spesa da 35,6 euro. Se la situazione Italiana degli ultimi 25 anni evidenzia un tasso di interesse maggiore del tasso di crescita del PIL (trascuriamo quello straordinario del 2021), la spesa pubblica e una pressione fiscale sostanzialmente immodificabili, la differenza fra tasso di interesse e tasso di crescita appare inoltre endogena: una condizione di scarsa fiducia nella capacità dello stato di far fronte alle proprie obbligazioni nei confronti dei detentori dei titoli pubblici, spinge verso l’alto il tasso di interesse e verso il basso il tasso di crescita, generando un circolo vizioso, in cui la bassa crescita interagisce con l’alto debito e i due problemi si aggravano a vicenda. Quando la crescita economica mondiale rallenta, il paese comincia a scricchiolare (vedi 2008) e quelli con poco “spazio fiscale” sono costretti ad importare la recessione, che peggiora ulteriormente il rapporto debito/PIL e rende necessarie politiche restrittive che aggravano i problemi dell’economia reale, causano fallimenti delle imprese, disoccupazione e aumento della povertà e di tutti gli indicatori di disagio sociale.

Gilberto Minghetti




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