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15/02/2022
Riforma elettorale, necessario il proporzionale per garantire stabilità
Qualunque riforma dei meccanismi elettorali richiede che si giunga davvero al mutuo riconoscimento della piena abilitazione a governare di tutti gli attori in campo

“Negli ultimi dieci anni il maggioritario è stato adulterato dalla contrapposizione tra coalizioni civetta utili per vincere un premio in seggi ma incapaci di governare. È stato una presa in giro degli elettori”. In un’intervista rilasciata qualche giorno fa a “Il Manifesto”, aprendo a una riforma in senso proporzionale, così si è espresso Dario Parrini, senatore toscano del Pd e presidente della Commissione Affari costituzionali. Una “bocciatura” rilevante, non solo per il ruolo che riveste chi l’ha pronunciata, grande esperto della materia elettorale che offrì un contributo decisivo all’approvazione di due leggi a effetto maggioritario, il mai applicato Italicum e l’attuale Rosatellum, piuttosto perché sembra indicare un ripensamento all’interno del partito il cui leader ancora pare volersi proporre come uno dei più tenaci sostenitori del mantenimento dell’assetto bipolare. Un giudizio, quello del parlamentare d’ascendenze pidiessine, che confligge non poco con la narrazione del suo segretario. Come tenerlo insieme, infatti, con la “visita legittimante” di Enrico Letta alla Atreju conservatrice di Giorgia Meloni dello scorso dicembre, che sembrava voler finalmente innescare quel mutuo riconoscimento “repubblicano” tra gli schieramenti? Al netto del tatticismo e ancora attendendo una seria autocritica da parte del Partito Democratico sull’assenso (in ultima lettura e al referendum confermativo) alla “controriforma costituzionale” che ha minato la rappresentanza con il “taglio dei parlamentari”, in ogni caso, difficile non concordare con l’affermazione dell’esponente democrat. Nell’ultimo decennio abbondante, infatti, per altro in piena aderenza con il dettato della Carta, tutte le maggioranze a sostegno dei governi sono nate da accordi post-elettorali tra forze politiche che si erano proposte come alternative al voto popolare.

Per dirla con Antonio Floridia, che in suo articolo in tema di sistemi elettorali ha allargato ancora di più il raggio temporale d’analisi, una reale alternanza non è mai davvero stabilità perché le leggi elettorali che si sono susseguite hanno obbligato “alla costruzione di coalizioni pre-elettorali quanto più larghe possibili e che, perciò stesso, conferiscono un enorme potere di ricatto e di condizionamento anche alle più piccole formazioni politiche, ai «partiti» personali e ai singoli notabili detentori di un pacchetto di voti. Coalizioni, poi, naturalmente, che si squagliano come neve al sole dopo le elezioni. Sono questi i sistemi che, da vent’anni a questa parte, hanno prodotto frammentazione” (Il Mulino, 25 gennaio 2021). Come abbiamo già scritto su questo sito, quindi, va sicuramente preso in seria considerazione “il ritorno a un vero proporzionale per dare stabilità e costruire le condizioni per un rinnovato protagonismo alle culture politiche sul modello delle principiali democrazie europee”. La legge proporzionale, per altro, non è di per sé ostacolo a un’autentica alternanza (si pensi a quanto ordinariamente accade in Germania o in Spagna). Nel contempo, però, quando il risultato del voto fotografi una complessità che richieda mediazioni tra forze alternative, garantisce dinamiche fondate su un’adeguata grammatica delle alleanze (all’insegna di un programma concertato ex post). Ciò evidenziato, va ammesso che essa non può essere considerata un meccanismo di automatica riabilitazione dei partiti come rappresentanti di concorrenti valoriali visioni di società. Nello specifico italiano, infine, non si può non ribadire che qualunque riforma dei meccanismi elettorali richiede che si giunga davvero al mutuo riconoscimento della piena abilitazione a governare di tutti gli attori in campo, senza sconfessioni aprioristiche e la pretesa di alcuni di dare “patenti” ad altri. Un aspetto questo su cui si è sempre troppo poco disposti a confrontarsi lealmente.

Marco Margrita

 




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