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21/01/2022
L'Europa argine alla colonizzazione degli imperi sconosciuti
L'Europa è chiamata a portare un contributo originale a un'autentica multilateralità.

“Ritengo che l’Europa sia una famiglia di popoli, i quali potranno sentire vicine le istituzioni dell’Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l’ideale dell’unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie”. Nel suo discorso all'Europarlamento del 24 novembre 2014, da cui traiamo questo emblematico passaggio, papa Francesco indicava un orizzonte ideale: quello della progressiva edificazione di un'Europa di cittadini e dei popoli, custode della democrazia come convivialità delle differenti identità. Le risorgenti narrazioni nazionaliste e le non meno pericolose tentazioni tecnocratiche dei fautori di un'unificazione continentale affidata a burocrazie post-democratiche, apparentemente in opposizione tra loro, in ultimo convergenti nell'indebolimento della “nostra patria Europa”, purtroppo impegnano le loro energie in una direzione opposta. La sfida della pandemia che stiamo ancora affrontando ha certo posto tutti di fronte all'utilità di un rinvigorito “patriottismo europeo” - se si preferisce, di un “europeismo patriottico” - ma ancora sembra mancare un'agenda culturalmente fondata in questo senso (capace di unire cioè, una reale promozione dell'identità poliedrica come valore e un'effettiva responsabilità nella/della condivisione). L'assenza di una concreta solidarietà rispetto all'epocale questione migratoria e i troppo timidi passi per l'uscità dalla trappola della politiche dell'austerity imposta per via intergovernativa, per citare due degli snodi rilevanti, stanno a dimostrare che manca una consapevolezza rispetto al “ruolo planetario” che l'europea “comunità di destino” è chiamata a giocare per scongiurare che la globalizzazione si riduca a mera omologazione mondialista.

L'Europa argine alla colonizzazione degli imperi sconosciuti

Riprendendo ancora le parole del Santo Padre in quel discorso troppo presto archiviato, infatti, “Non ci è nascosto che una concezione omologante della globalità colpisce la vitalità del sistema democratico depotenziando il ricco contrasto, fecondo e costruttivo, delle organizzazioni e dei partiti politici tra di loro. Così si corre il rischio di vivere nel regno dell’idea, della sola parola, dell’immagine, del sofisma… e di finire per confondere la realtà della democrazia con un nuovo nominalismo politico. Mantenere viva la democrazia in Europa richiede di evitare tante “maniere globalizzanti” di diluire la realtà: i purismi angelici, i totalitarismi del relativo, i fondamentalismi astorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza sapienza”. Citando dalla prolusione del Pontefice al Consiglio d'Europa, tenuta in quello stesso giorno: “Mantenere viva la realtà delle democrazie è una sfida di questo momento storico, evitando che la loro forza reale – forza politica espressiva dei popoli – sia rimossa davanti alla pressione di interessi multinazionali non universali, che le indeboliscano e le trasformino in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti”. Non può esserci una democrazia senza popolo, cittadinanza senza patria.

Il limes e l'incontro, il Mediterraneo e l'elezione di Roberta Metsola Assumere

il punto di vista delle periferie, dare conseguentemnte centralità al limes come punto dell'incontro, del dialogo possibile perchè vitalizzato dalla presenza dell'altro e dell'affaccio sull'oltre, porta ad osare la glocalità e trovare “la grandezza del piccolo” quale metodo per camminare davvero insieme. In questo senso rappresenta davvero un'opportunità la scelta del Partito Popolare Europeo di proporre alla presidenza dell'Europarlamento la maltese Roberta Metsola, per di più intelligentemente generando le condizioni per una larga convergenza che supera i confini mainstream della “maggioranza Ursula”. Un'opportunità nel senso delle parole programmatiche di papa Bergoglio, anche per la non rimozione dell'incidenza politica dei “principi non negoziabili” per e nella storia politica di chi è succeduta al “cattolico adulto” Davide Sassoli. Come la Conferenza Episcopale Italiana disse da Bari (nel 2020) e ripeterà a Firenze (nel segno di Giorgio La Pira, nel prossimo febbraio), il Mediterraneo è davvero “frontiera di pace” e ambito privilegiato per la costruzione dell'Europa di popolo e dei popoli, artefice di una virtuosa conviviale “globalizzazione del poliedro” e creativa avversaria di quella omolongante “della sfera”. In occasione dell'incontro barese, sia concessa l'ampia citazione, il Vescovo di Roma sottolineò che “Il Mare nostrum è il luogo fisico e spirituale nel quale ha preso forma la nostra civiltà, come risultato dell’incontro di popoli diversi. Proprio in virtù della sua conformazione, questo mare obbliga i popoli e le culture che vi si affacciano a una costante prossimità, invitandoli a fare memoria di ciò che li accomuna e a rammentare che solo vivendo nella concordia possono godere delle opportunità che questa regione offre dal punto di vista delle risorse, della bellezza del territorio, delle varie tradizioni umane. Ai nostri giorni, l’importanza di tale area non è diminuita in seguito alle dinamiche determinate dalla globalizzazione; al contrario, quest’ultima ha accentuato il ruolo del Mediterraneo, quale crocevia di interessi e vicende significative dal punto di vista sociale, politico, religioso ed economico. Il Mediterraneo rimane una zona strategica, il cui equilibrio riflette i suoi effetti anche sulle altre parti del mondo”.

Una nuova multilateralità per scongiurare la cancel culture

Nel recente indirizzo di saluto al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, papa Bergoglio ha offerto un'importante analisi quanto largamente ignorata da media, poco inclini a fare i conti con la complessità dei pensieri fondati e fondanti, rispetto al deficit di efficacia di molte organizzazioni internazionali, “anche dovuto alla diversa visione, tra i vari membri, degli scopi che esse si dovrebbero prefiggere”. Il Pontefice ha denunciato che “Non di rado il baricentro d’interesse si è spostato su tematiche per loro natura divisive e non strettamente attinenti allo scopo dell’organizzazione, con l’esito di agende sempre più dettate da un pensiero che rinnega i fondamenti naturali dell’umanità e le radici culturali che costituiscono l’identità di molti popoli”. Ribadendo che come questa sia “una forma di colonizzazione ideologica”, ha aggiunto che essa “non lascia spazio alla libertà di espressione e che oggi assume sempre più la forma di quella cancel culture, che invade tanti ambiti e istituzioni pubbliche”. In nome della protezione delle diversità, secondo il Santo Padre, “si finisce per cancellare il senso di ogni identità, con il rischio di far tacere le posizioni che difendono un’idea rispettosa ed equilibrata delle varie sensibilità. Si va elaborando un pensiero unico – pericoloso – costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca, non l’ermeneutica di oggi”. Per scongiurare una complicità in questa perniciosa prassi di “antiumanesimo del potere”, riandando alla sua profonda identità che è anche mediterranea nel senso sopra espresso, l'Europa è chiamata a portare un contributo originale a un'autentica multilateralità. Il compito lo ha chiaramente espresso la neopresidente Metsola: “Se vogliamo portare l’Europa ai livelli promessi per le nuove generazioni, dobbiamo forgiare qualcosa di ancora più forte, adesso, qualcosa al passo con i tempi che spinga il pubblico più giovane e più scettico a credere nell’Europa”.

Marco Margrita




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