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07/01/2022
Un prezzo calmierato per le FFP2
Nel pieno di una pandemia bisognerebbe mettere in conto delle ondate successive dei contagi e della necessità di programmare in anticipo l’approvigionamento dei dispositivi per farvi fronte da più fornitori.

La scarsità delle mascherine FFP2 ed il relativo aumento di prezzo ha portato il Governo ad imporre un prezzo amministrato pari 0.75 euro al quale si sono uniformate le farmacie. Mentre nelle Coop sarà possibile trovarle a 0.50 euro. Tutto è scaturito dall’obbligo di indossare siffatte mascherine introdotto dal decreto del 23 dicembre scorso che dovrebbe terminare il prossimo 31 marzo. Approfondiamo. I meccanismi causa-effetto sono gli stessi dello scorso anno. Il Governo ha reso obbligatoria questa tipologia di mascherine per poter accedere a numerosi servizi pubblici, conseguentemente la loro domanda è aumentata, ma essendo fissa la loro offerta nel breve periodo: ecco che il loro prezzo è cresciuto e che la loro disponibilità è diminuita. Ora resta da chiedersi fino a quando durerà questa scarsità e perché anche questa volta il Governo si è fatto prendere in castagna dagli eventi. In merito al primo quesito la risposta è banale. A parità di domanda non ci sarà più penuria di mascherine FFP2, solo quando aumenterà la loro offerta. Altre opzioni non ce ne sono. Il tetto imposto ai prezzi dal Governo congela solo il loro aumento, ma non provoca un aumento della disponibilità di mascherine. L'unico effetto del blocco dei prezzi nel breve periodo, infatti, è generare solo una penuria di mascherine. Un copione già visto. Per fortuna nel medio e lungo periodo, proprio grazie ai prezzi aumentati, o ancora meglio, grazie anche all’aumento delle importazioni dall'estero, l'offerta aumenta: calmierando da un lato i prezzi e aumentandone la disponibilità dall'altro. La seconda domanda che ci siamo posti è, invece, di natura politica: perchè il governo all'atto dell'approvazione dell'obbligo sull'uso delle mascherine FFP2, non ha messo in conto che il provvedimento avrebbe potuto far aumentare il loro prezzo e diminuire la loro disponibilità. Una possibile risposta potrebbe essere che non poteva immaginare che si dipanasse una simile dinamica.

Ma questa ‘dinamica’ non è un processo sconosciuto: essendo noto da tempo immemore e generato dalla legge della domanda e dell'offerta di un bene. Un proverbio anonimo afferma in proposito che anche un pappagallo possa divenire un bravo economista basta che impari due parole: domanda ed offerta. E come scritto sopra, l'abbiamo vista all'opera sempre sulle mascherine solo l'anno scorso. Perché allora questo marchiano errore? Non è dato saperlo e forse non lo sapremo mai. Fortunatamente questo problema dovrebbe essere temporaneo e finire in breve tempo, ma a quanto pare una lezione l'abbiamo comunque portata a casa da questa esperienza: non sfuggiamo agli errori passati anche con Governi diversi. Constatato ciò naturalmente siamo ben consci che l’utilizzo di un approccio da Economics 101, il corso base di economia nelle Università, per analizzare problemi di economia sanitaria dove il consumo di un bene è deciso per legge (e non dalle preferenze del consumatore) potrebbe essere fuorviante. Il bene in questione, infatti, è caratterizzato da notevoli esternalità di consumo ed ha le caratteristiche di un medicinale salvavita. Una sorta di bene pubblico che dovrebbe essere garantito a prezzi vicini al costo di produzione. Ma questo non lo si fa bloccandone il prezzo. Un simile rimedio assomiglia alla decisione di abbassare la febbre con la rottura del termometro. Nel pieno di una pandemia, infatti, bisognerebbe mettere in conto delle ondate successive dei contagi e della necessità di programmare in anticipo l’approvigionamento dei dispositivi per farvi fronte da più fornitori. 

Marco Boleo

 

 

 

 




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