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04/11/2021
Le nuove sfide per i 50 anni del Movimento Cristiano Lavoratori
Ecco le parole-chiave che rappresentano le linee-guida per un programma di azione e di partecipazione attiva e responsabile

Approfondire i temi della Dottrina Sociale della Chiesa, come forma di impegno dei credenti di fronte alla società. È l’obiettivo del Movimento Cristiano Lavoratori per il 50° anniversario della fondazione. Per l’occasione, i partecipanti del mondo cattolico italiano promuoveranno una collaborazione volta a dare concretezza ai principi e ai suoi contenuti, offrendo una risposta tangibile alle sollecitazioni che emergono dalla società. Ecco le parole-chiave che rappresentano le linee-guida per un programma di azione e di partecipazione attiva e responsabile:

 

Generatività come capacità di innovazione e mobilitazione nell'aprire strade innovative, nel mobilitare risorse umane e nel generare nuova vita e nuovi valori;

Cooperazione come strumento di promozione della convergenza degli sforzi tra organizzazioni ed associazioni animate da intenti comuni e di un servizio generoso come capacità di donarsi agli altri, oltre la propria convenienza;

Prendersi Cura come azione di tutela e cura nei confronti dei soggetti più fragili e svantaggiati, della collettività, dell’ambiente e di ogni sfera del vivere comune;

Responsabilità come impegno fattivo per la crescita e lo sviluppo del Paese e la promozione delle azioni individuali e collettive.

Formazione come processo di crescita continuativa a tutte le età e attraverso momenti di approfondimento e studio;

Identità come strumento di potenziamento delle persone e dei gruppi per il raggiungimento di migliori livelli di benessere e responsabilità, attraverso la capacità di raccontare e diffondere le buone pratiche e le esperienze significative delle diverse realtà associative, superando i particolarismi agendo nell'interesse collettivo; la valorizzazione dell’impegno delle realtà aderenti sul piano spirituale, culturale, educativo e civile, affermando con coerenza la  promozione dei valori e dei diritti della persona e della comunità; la promozione della partecipazione responsabile allo sforzo comune da compiere per lo sviluppo di una società democratica e ordinata alla realizzazione del bene comune.

Transazione, giusta ed equa. Dobbiamo riuscire a ripartire i sacrifici e le opportunità in maniera che non si creino sacche di svantaggio, ed in tal senso la formazione e la riqualificazione dei lavoratori, all’interno di un quadro di politiche attive, possono essere strumenti ideali di percorsi per accompagnare i lavoratori in questa transizione.

Sostenibilità Il mondo del lavoro si aspetta molto in questa fase perché molti sono stati i sacrifici che ha dovuto sopportare durante le fasi critiche della pandemia.  Che cosa significa concretamente favorire una transizione sostenibile inclusiva? Qual è lo scarto tra la narrazione della sostenibilità e la percezione degli italiani? E cosa possono fare le aziende, le università e le istituzioni per stimolare rivoluzione sostenibile? La "sostenibilità sostenibile". Come modello di riferimento per uno sviluppo umano, sociale ed economico rivolto alla valorizzazione di tutte le risorse ed alla salvaguardia della giustizia sociale;

Economia circolare Il rilancio dell’occupazione e della competitività dipenderà dalla capacità di sciogliere questi nodi di fondo, insieme a quelli che caratterizzano in modo specifico, in Italia, il mondo del lavoro. Abbiamo una normativa di riferimento tra le più complesse, varata ormai 50 anni fa, che va rivista e semplificata. Il mercato ha bisogno di conciliare flessibilità e diritti della persona: è un percorso sicuramente complesso, ma su cui imprese e parti sociali dovranno impegnarsi urgentemente insieme al legislatore.

Non  possiamo ignorare inoltre il cuneo fiscale: abbiamo un elevato costo del lavoro che ci rende meno competitivi, ma che non si riflette nella busta paga delle persone. C’è poi l’esigenza di un rilancio delle politiche attive per il lavoro: sul piatto sono stati messi dal Pnrr 5 miliardi di euro di stanziamenti, ai quali si aggiunge un miliardo per il potenziamento dei Centri per l’impiego. L’obiettivo da raggiungere è l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. È stato detto in tutte le sedi che oggi le aziende italiane non trovano persone dotate delle competenze professionali di cui hanno bisogno, e d’altra parte i lavoratori non riescono a intercettare velocemente le offerte di lavoro.

Innovazione sociale Le rivoluzioni che stanno avvenendo in tutti i settori dell’economia e della società per l’effetto combinato di innovazione tecnologica e globalizzazione rappresentano prima di tutto una sfida culturale per la classe dirigente di tutto il mondo. Servono specializzazioni sempre più spinte, ma serve sempre più capacità di sintesi, di collegare diversità, di spirito critico. A pensarci bene, nel momento in cui digitalizziamo tutte le informazioni, mettendole a disposizione di tutti, la vera sfida non è più quella di imparare più nozioni, ma è quella di saper trovare le informazioni, facendo le domande giuste ed elaborandole con metodo.

Globalizzare oggi significa avvicinare culture, attitudini e competenze: quindi agli aspetti di specializzazione, certo essenziali, vanno affiancati ad una sensibilità umanistica che sappia vedere al di sopra delle specializzazioni, delle diversità e del tempo, ma anche delle parole nuove..

Va promosso un processo circolare di sviluppo che riguardi anche l’assetto urbano, nella direzione del modello di “città circolare”. Il patrimonio culturale di cui è così ricca l’Europa, si configura, se opportunamente valorizzato, come una importante infrastruttura connettiva della società. Il Pnrr dovrà essere in grado di promuovere tutte le necessarie innovazioni tecnologiche, ma anche che sia caratterizzato da una rinnovata prospettiva dell’umano, in cui è centrale il valore della inclusione nelle sue diverse articolazioni: inclusività di genere e di generazioni, multiculturale e multietnica, attraverso una efficiente mobilità infrastrutturale, una riduzione dei divari territoriali, economici e sociali, del “digital divide”.

 

Gilberto Minghetti




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