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02/11/2021
Il G20 e i cattolici italiani
Più che l’accordo su obiettivi concreti nei tempi e nelle scelte decisive per gli Stati, si è confermata una visione tendenziale ad aprire le economie dei Paesi, a controllare il riscaldamento terrestre

Nella cornice del quartiere Eur progettato per l’Esposizione Universale del 1942 dagli architetti di Mussolini (con l’aggiunta del Palasport di Nervi e della “nuvola” di Fuksas) che il neoilluminismo della cancel culture  ci chiede di abbattere, si è svolto l’incontro dei “grandi della Terra”, per indicare i traguardi in campo economico, ambientale e sociale, da raggiungere entro la prima metà di questo secolo. Un impeccabile Mario Draghi, a suo agio tra i convenuti, ha accompagnato i suoi ospiti sui temi da affrontare e a visitare la “bellezza” di una Roma – la foto alla Fontana di Trevi -  che non ha certo bisogno di essere definita dai nuovi registi alla moda, per essere  grande e universale. Roma oltre che una città è e resta un’idea. I risultati raggiunti dall’incontro, tutto sommato, sono stati in linea con le aspettative: più che l’accordo su obiettivi concreti nei tempi e nelle scelte decisive per gli Stati, si è confermata una visione tendenziale  ad aprire le economie dei Paesi, a controllare il riscaldamento terrestre, a ridurre l’uso  delle risorse fondato sul carbone, a fissare una tassazione universale per le multinazionali che per evaderle giocano su più tavoli. Mario Draghi ha colto poi l’aspetto geopolitico più rilevante , la riaffermazione del multilateralismo nelle relazioni internazionali, elogiando Angela Merkel per averlo difeso e perseguito e soprattutto, allineandosi in quella che  rappresenta ad oggi l’unica vera e importante  novità della presidenza Biden. Il mazzo di fiori offerto alla cancelliera tedesca in uscita è apparso  come un rito di passaggio.

Diciamo, comunque, che anche  questo G20  ha confermato quel sottofondo di utopia e gnosticismo,  -  un po’ il “non luogo” di Thomas More, un po’ il sallustiano homo faber – e i cui temi,  pur ampiamente veicolati dai media, poco riescono a incidere nell’animus dei popoli, arrivando solo a fare opinione e non certezze. Vale la pena mettere a confronto, ad esempio sul tema ambientale, come, invece, l’enciclica Laudato Sì di Francesco, come commentò,  suo tempo, Edgar Morin appaia “provvidenziale”, non ristretta in un paradigma “tecno-economico”, chiamando i cristiani  alla difesa ed alla cura del creato. Convincimento più profondo e compito più alto. Il G20 di Roma si è aperto pochi giorni dopo che si era chiuso un altro evento in una località, per certi aspetti,  meno universale, tuttavia più significativa: la “bellissima città” di Taranto. La settimana sociale dei cattolici italiani di quest’anno  ha mostrato di richiamare tutti e non solo i cristiani di Roma, ad una realtà assai concreta e devastante, fuori da utopie e suggerimenti tecnici: la composizione sul campo del rapporto tra lavoro e ambiente, tra impresa  e salute, che la sola logica produttiva, in quanto tale, ha mostrato di porre in contrasto e con ciò, diabolicamente, separando due doni che l’uomo deve possedere entrambi, senza rinunciarvi o essere impedito o riceverne nocumento, pena non essere più se stesso. Come ha detto il vescovo Filippo Santoro: “non si può scindere l’essere cristiani dal rispetto del creato”; e, poi, è “difficile scegliere” tra “salute e lavoro”, diremmo anche  profondamente ingiusto e inaccettabile. Ed il compito dei cattolici  non si misura nel millennio, ma lì in quel luogo, con quei lavoratori , in quegli altiforni ed in quei quartieri a ridosso, in quelle famiglie provate dal dolore di vivere un contrasto, appunto, ingiusto ed inaccettabile. 

A Roma e  Taranto si sono parlate due lingue diverse: quella dell’ élite e quella del popolo, quella degli uffici studi e quella della realtà, quella cosmopolita e quella dell’umanesimo. I cattolici impegnati nel sociale del Movimento Cristiano Lavoratori a Taranto hanno recato il loro contributo con l’intervento del Presidente. Pur riconoscendo l’impegno e la capacità del governo Draghi e nel rispetto delle speranze che anche da Roma sono emerse, essi sanno che il loro posto è a Taranto e nei luoghi come quelli e nelle frontiere più difficili, dove si consuma il dramma della povertà e dello scarto, dove solo la forza d’animo che viene alimentata dalla Fede e non  gli algoritmi dell’intelligenza artificiale,  consente di spezzare le catene delle logiche e dei poteri sbagliati e dei determinismi alimentati da altri, diversi da quelli presenti a Roma, potenti della Terra.

Pietro Giubilo

 

    

 

 

 

 

   




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