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22/10/2021
Il Documento programmatico di bilancio
In cambio dei fondi europei il governo si è impegnato a riformare in profondità il sistema economico

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento programmatico di bilancio che dovrà essere inviato a Bruxelles per la bollinatura e che contiene i provvedimenti principali che confluiranno nella legge di Bilancio, che sarà esaminata in Parlamento la prossima settimana. Il valore complessivo della manovra è di circa 23 miliardi di euro. Di seguito una panoramica dei principali provvedimenti: si va dal rinnovo del reddito di cittadinanza, ad un accomodamento su quota 100-102 per le pensioni, fino al capitolo più grande consistente in uno sgravio fiscale di almeno 9 miliardi di euro. Un miliardo di euro per il rifinanziamento del reddito di cittadinanza; la proroga del Superbonus edilizio, ma non per le villette; il taglio dell'Iva sugli assorbenti igienici dal 22 al 10%. Sempre in tema di tassazione infine, c’è lo slittamento al 2023 delle piccole tasse che dovrebbero contribuire a cambiare il nostro stile di vita: ovvero la ‘plastic tax’ e la ‘sugar tax’. Ora, che cosa possiamo dire di siffatta manovra di politica economica? Che c’è molto discorso politico e poche misure in termini di economia che possano incidere sulla struttura del sistema economico italiano. La riduzione della tassazione della quale si pontifica da anni è sempre la benvenuta ma in questo caso si sta parlando di uno zero virgola sul Pil. Precisamente dello 0.5%. Nessuna rivoluzione copernicana quindi ma solo un piccolo lifting.

Non è chiaro inoltre come verrà finanziata. E sul reddito di cittadinanza e sul superbonus cosa c’è di nuovo? Secondo i loro promotori sarebbero dovuti essere due motori rilevanti per spingere la crescita economica. Il moto perpetuo dell’economia. Ma l'evidenza empirica raccolta finora non pare andare in quella direzione, se non altro e di nuovo per il modo con il quale sono stati realizzati e finanziati. Hanno avuto una utilità sociale rilevante, specialmente il reddito di cittadinanza che ha contenuto lo scivolamento verso la povertà di molte persone, come ribadito di recente su questo sito, ma grosse spinte alla crescita proprio non se ne sono viste. Il resto, infine, sono più o meno piccole cose in confronto ai provvedimenti principali e di nuovo sembrano tutti interventi più di natura politica che economica. Il punto della questione allora resta sempre il solito indipendentemente dal Presidente del Consiglio in carica: mancano le grandi riforme che possano far tornare il paese verso un sentiero di crescita stabile e più elevato del passato che consenta di rendere sostenibile il Debito pubblico accumulato. E questo percorso passa attraverso la crescita della produttività, il lievito della crescita, che come ricordiamo da anni su questo blog, in Italia è stagnante da almeno vent’anni. Come aumentare la produttività? Essenzialmente con riforme che devono incidere sui temi rilevanti dell'economia, a partire dalla concorrenza e dalla tassazione dei profitti che ne assorbe il 66%. Pertanto su quest'ultimo punto sarebbe meglio che gli 8 miliardi di riduzione fiscale fossero indirizzati sulla riduzione dell'Irap, ad esempio, ma ovviamente temiamo che così non sarà.

Ora, questo avrebbe dovuto essere il tema di lavoro del governo Draghi sul PNRR. In cambio dei fondi europei il governo si è impegnato a riformare in profondità il sistema economico. Finora abbiamo visto un primo accenno con la riforma della giustizia e con essa abbiamo anche notato le resistenze dei vari partiti. Adesso sarebbe ora di vedere anche le altre riforme. Ma e qui arriviamo al problema, di queste grandi riforme non c'è sentore. Se ne parla, certamente. Qualche piccola cosa anche sul tema della concorrenza. Ma per ora non si è visto ancora nulla. Sarei felice di sbagliarmi. Magari nei prossimi giorni il governo presenterà una riforma della concorrenza che incida sul mercato dei prodotti e con essa una riforma della tassazione che la renda efficiente. Coi partiti decisi a sostenerla lealmente in Parlamento. Ecco, magari nei prossimi giorni succederà tutto questo e tutti noi disfattisti saremo a ricrederci. Ma almeno per ora, quel momento non sembra ancora all’orizzonte. 

 

Marco Boleo

 




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