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08/09/2021
Rigenerare, ripartire, famiglia
Il lavoro, che è anche realtà produttiva, è il terreno sul quale si misurerà la strada della ripartenza del Paese.

Dopo oltre un anno e mezzo di pandemia il Movimento Cristiano Lavoratori ha sentito il bisogno di dare al tradizionale seminario di formazione per i giovani e i suoi quadri una direzione ben precisa che indaghi le esigenze necessarie e contribuisca  alla ripresa sociale del Paese.

Il tema, la spinta  che un “corpo intermedio” come l’organizzazione dei lavoratori cattolici possa offrire per  il “futuro della società” può essere circoscritto a tre parole che ricorreranno nei tre giorni di lavoro: rigenerare, ripartire, famiglia.

La crisi innestata dalla diffusione del virus  si presenta, drammaticamente, non solo negli aspetti sanitari, ma ha dilagato in quelli sociali ed economici, senza trascurare le difficoltà di ordine istituzionale e politico. Sono stati stravolti i rapporti familiari e quelli di lavoro; ridotti ed in certi momenti annullati gli stessi riti religiosi. Si diffondono individualismo e conflittualità. La libertà è messa a dura prova non solo per le restrizioni, ma anche per una visione auto creatrice di se stessi . I comportamenti soggiacciono alla paura o a forme liberatorie degradanti.  A questa crisi che invade la stessa natura dell’uomo non basta, anzi è del tutto inadatta,  una risposta di èlite, realizzata, cioè, con un potere tecnocratico che ci prenda per mano e ci accompagni fuori dalla catastrofe, ma ritessendo la tela delle relazioni, ripercorrendo la via della partecipazione, ritrovando i  valori fondamentali per la nostra comune umanità. Rigenerare con il Noi e non con l’Io. Opera di pensiero, presenza e azione.

E’ indispensabile ripartire. Il lavoro, che è anche realtà produttiva, è il terreno sul quale si misurerà la strada della ripartenza del Paese. I grandi obbiettivi indicati dalle prospettive pluridecennali non ci debbono distogliere dalla realtà di un Paese la cui sfida è quella di coniugare le filiere produttive, che hanno portato l’Italia a primeggiare tra i paesi più sviluppati, con il grande sforzo europeo di avanzamento in settori schiave quali l’innovazione e l’ambiente. Filiere che non riguardano solo le specificità italiane dell’enogastronomia, del turismo e del made in Italy, ma anche la manifattura,  nella quale primeggiamo, e che non possiamo farci “rubare”, non solo in senso metaforico, dalla “fabbrica del mondo” che ha sede a Pechino. Ripartire è il termine giusto per rappresentare una capacità produttiva che si è fermata, ma che deve riprendere la sua forza che risiede nei variegati distretti regionali tenuti in piedi dalla storica capacità imprenditoriale nella quale, altra specificità da non abbandonare, l’asse portante familiare ancora ne rappresenta l’anima.

Ed appunto sulla  Famiglia che convergono il rigenerare ed il ripartire. Ad essa, non dimentichiamo, Dio ha affidato la sua Creazione e, pertanto, essa può assolvere il difficile compito di  riannodare i fili dispersi di una società che il virus ha tentato di disarticolare. Non possiamo nasconderci che su di essa vi è un attacco che mette in discussione i suoi fondamenti naturali. Una secolarizzazione che non si presenta con un volto ideologico rispetto al quale è possibile reagire, come la storia ha dimostrato nell’Europa dell’Est, sotto il duro tallone del comunismo,  ma secondo un modulo consumista ed individualista che si traduce nel soddisfacimento dei desideri, siano essi “beni” oppure “diritti”.

Proprio questa necessità di affidare alla famiglia il compito primario rispetto alle sfide del presente, ad essere cioè il “punto di partenza” per il riscatto di una umanità sofferente, ci induce a rileggere le parole di un cattolico cecoslovacco, Vàclav Benda,  che insieme alla sua famiglia rimase attivo a contrastare il regime ateo filosovietico. “L’amorevole e sicura casa cristiana – scriveva nel 1988, un anno prima della caduta del comunismo – è un luogo che forma figli che siano in grado di amare e servire gli altri all’interno della famiglia, della chiesa, del vicinato e della nazione intera. La famiglia non esiste solo per se stessa, ma innanzitutto per Dio, e poi per il bene  dell’intera comunità: una famiglia di famiglie”.

In questa logica di riflessione, di  attenzione e di operatività verso gli altri,  i tre giorni del seminario di Roma del Mcl contribuiranno a rendere fertile il terreno sul quale si svolgerà la settimana sociale dei cattolici,  che, come è stato detto, può essere “un faro per cambiare direzione” ad un Paese e ad un “gregge” che non devono smarrirsi.

Pietro Giubilo

 

 

 

 

 




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