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08/06/2021
Scuola: facciamo il consuntivo di un anno difficile
La pandemia ha continuato a creare disastri

Poiché, spesso, si vuole cercare di trasformare la scuola in una sorta di azienda, proviamo a fingere di fare il consuntivo dell’anno scolastico che va a terminare, come si farebbe in un’azienda di tutto rispetto.

Dunque, a marzo del 2020 la pandemia prende di sorpresa tutti i settori della vita produttiva e sociale; ovviamente anche la scuola ne risente dovendo inventarsi una nuova forma di didattica fino a quel momento sconosciuta, la DaD, mentre fino a settembre il tema centrale è stato uno solo: i banchi a rotelle.

Come tutti sappiamo, il primo giorno di settembre in ogni scuola si insedia il Collegio dei docenti al suo completo, per iniziare i lavori preparatori e programmatici in vista dell’inizio delle lezioni a metà mese, e si è scoperto che non solo mancavano i banchi a rotelle ma in tutte le scuole mancavano gli attori principali: gli insegnanti, col risultato che solo poche scuole hanno potuto iniziare le lezioni nella quasi normalità.

La macchina burocratica e amministrativa ha manifestato tutte le sue lacune e lentezze, per cui le cattedre vacanti sono state coperte con estremo ritardo, così come con ritardo è stato sostituito il personale docente andato in pensione. Fino a che i nuovi titolari non sono stati nominati, i Dirigenti scolastici hanno dovuto fare salti mortali cercando docenti interni disponibili a coprire le ore di colleghi in attesa di nomina, oppure hanno fatto ricorso a supplenti temporanei in attesa del docente avente diritto.

Finalmente a fine ottobre sembrava che l’ordine regnasse nella scuola, ma era solo una pausa in quanto gli Uffici Scolastici Regionali si vedono sommersi da ricorsi di docenti precari perché il punteggio delle graduatorie era sbagliato. Ricomincia il valzer delle sostituzioni: gli insegnanti nominati sono licenziati ad anno scolastico già avviato, nuovo ricorso a supplenti temporanei, correzione delle graduatorie e nuove nomine, quindi nuovi volti e nuovi metodi di insegnamento. La scuola non si è mai fermata, ma i danni subiti hanno avuto una lunga durata.

L’improvvisa impennata della pandemia a novembre ha rimesso in discussione l’insegnamento in presenza, quindi nuovo ricorso alla DaD, poi ribattezzata DDI, (in quanto andata via la Azzolina, il nuovo ministro doveva portare un’innovazione: cambiamo il nome).

Con le vaccinazioni avviate, anche per il corpo insegnante, si torna in classe in presenza, ma i genitori non si fidano; si ricomincia: il Ministro autorizza gli studenti a chiedere la DDI e quindi il caos ricomincia a regnare, alunni che accettano la presenza in classe, altri che sono on-line, pertanto il docente deve diventare duplopico, con un occhio segue quelli in DDI e con l’altro gli studenti in presenza. E le verifiche? Ancora più caotico, con le ovvie contestazioni degli studenti in presenza che contestano la possibilità che in DDI si possa copiare. Si può ovviare? Certo, tutti in presenza, ma incominciano a piovere certificazioni mediche e addio verifiche e valutazioni equilibrate.

Ma perché tutto questo? Perché è stata fallimentare anche la politica dei trasporti e, per quanto anche le aziende private abbiano offerto i propri mezzi a disposizione, lo Stato è rimasto sordo.

Ora, il Ministro sostiene che si sia perso tempo nella didattica e nella conclusione dei programmi (solo lui lo sa, ma la scuola non si è mai fermata), quindi si rende necessario fare lezione anche in estate già da giugno a settembre, ma non pare abbia chiaro che tra giugno e luglio ci saranno gli esami di Stato e che il personale amministrativo e ausiliario è obbligato a consumare le ferie nel mese di agosto; la domanda sorge spontanea: chi sorveglierà gli istituti e gli alunni?

Insomma, non pare che il consuntivo dell’azienda scuola sia positivo, si spera nel preventivo del prossimo anno, sperando che i nostri eroi di Viale Trastevere abbiano idee più chiare.

Alberto Fico




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