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21/05/2021
Un nuovo intreccio tra Stato e mercato
per rendere quello che accadrà di nuovo promettente lo Stato dovrebbe riallineare le sue politiche

Partiamo dalla constatazione che l'interazione tra lo Stato e l'economia non stabilizza più i processi economici per il benessere comune come avveniva ai tempi di John Maynard Keynes. L'intervento statale tradizionale è ormai giunto ad un binario morto: la crescente instabilità e disuguaglianza pesano sulla società, ed i mercati distorti compromettono l'efficienza economica con l’azzardo morale e l'elevata espansione incontrollata del credito che sconvolge insieme a una crescita lenta l'equilibrio intertemporale tra le generazioni e riduce la fiducia della società nel futuro. Per rendere quello che accadrà di nuovo promettente, lo Stato dovrebbe riallineare le sue politiche. In tal modo, potrebbe avviare la transizione da una società di mercato a una società basata sulla conoscenza con un potere di iniziativa autonomo. Una siffatta società civile moderna, insieme alle imprese innovative, potrebbe costituire un fattore decisivo per la competitività nell'intensificarsi della guerra commerciale ad opera della Cina e per un nuovo benessere nazionale.

Ma vediamo meglio. L'economia da più di due secoli a questa parte è in continua trasformazione: dalla rivoluzione agricola a quella industriale, dall'utilizzo della terra all'accumulazione di capitale, dall'economia di baratto all'economia di mercato con creazione di moneta creditizia. Oggi, il settore finanziario, con il suo finanziamento del debito in continua espansione, domina l'economia e la rende instabile. Le innovazioni supportano sempre più il processo di evoluzione economica, creando enormi ricchezze per gli imprenditori innovativi in un breve lasso di tempo e aumentando nel contempo la disuguaglianza sociale. La rivoluzione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) separa i processi di produzione nazionali e, con la globalizzazione, guida ulteriormente il cambiamento economico. La globalizzazione ha recentemente portato ad una lotta competitiva internazionale. Qui, l'economia centralizzata della Cina, come ricordato in precedenza, sta sfidando gli Stati democraticamente costituiti. Si apre per loro una nuova prospettiva nella loro politica di intervento. Gli Stati democratici possono rivolgere la loro attenzione maggiormente alla società: una società forte basata sulla conoscenza, insieme ad aziende locali innovative, può portare nuova prosperità all'economia nazionale dal basso verso l'alto. L’attuale stabilizzazione dello Stato porta non solo a mercati distorti ma anche a uno squilibrio intertemporale, mettendo così in pericolo le basi dell'economia moderna con molto credito, crescita drogata e fiducia smisurata nel futuro. Una ragione in più per un riorientamento della politica di intervento statale.

Le misure per far fronte alla crisi più recente: la pandemia da Covid-19, non indicano alcun cambiamento nella gestione della crisi statale con la politica fiscale dello Stato, e quella monetaria della Banca Centrale, a cercare di far fronte alla diminuzione del Pil ed alla crescita della disoccupazione.  La perdurante politica dei tassi d’interesse bassi e la continua acquisizione dei rischi di mercato e d’impresa delle aziende, principalmente quelle non redditizie, però disturbano gravemente il meccanismo di mercato e portano a cattive allocazioni nell'economia. Inoltre, come accennato all’inizio aggravano l'instabilità economica e la disuguaglianza sociale. In definitiva, senza una convincente strategia a lungo termine, l'intervento del Governo mina la sostenibilità economica e mette a repentaglio il consenso sociale rendendo la società ancora più vulnerabile alle crisi.

La recente crisi pandemica continua a indurre gli Stati a intervenire massicciamente nell'economia. Ma ad esempio l’estensione dei brevetti danneggia e distorce l’efficientamento dei mercati. Resta ora da vedere fino a che punto gli investimenti finanziati col Recovery Plan, volti a migliorare la competitività di un Paese nella lotta competitiva internazionale, avranno successo. La lotta competitiva internazionale conferisce allo Stato un'altra nuova funzione: essere il promotore del commercio internazionale. La base per questo è una società fondata sulla conoscenza, che deve essere costruita in modo coerente. Oltre alla formazione professionale per tutti, va promossa l’autonomia della scienza e deve essere ampliata l'indipendenza finanziaria degli Istituti di ricerca nazionali. L'autonomia della scienza può garantire al meglio la diversità su cui può fiorire lo sviluppo sociale. È soprattutto questa autonomia che può creare un grande potenziale nazionale per la nuova cooperazione internazionale che sta emergendo per il futuro. Il mercato è il centro dello scambio, del commercio e della cooperazione e consente la specializzazione e lo sviluppo del talento attraverso la divisione del lavoro e favorisce l'innovazione. Ma può svolgere interamente questa sua funzione solo se è soggetto alla concorrenza. Le imprese in questo campo giocano un ruolo dominante e sono interessate a limitare la concorrenza visto che questo garantisce loro profitti più duraturi e minori rischi di mercato. Uno Stato forte, invece, assicura che la concorrenza possa funzionare ed elimina questi risultati indesiderati. Pertanto un mercato funzionante è la base per una crescita economica di cui possano beneficiare tutti. È necessario, come già accennato, però allentare il legame tra Stato ed economia e stringere più saldamente quello tra Stato e società, rafforzando la società e proteggendo e prendendosi cura dell'ambiente: come una risorsa finita per la qualità della vita dell'umanità.

Un simile intervento dovrebbe contemplare: I) il rafforzamento del meccanismo di mercato con la concorrenza; II) la separazione dei poteri con regole di diritto efficaci e libera stampa; III) il rafforzamento della società basata sulla conoscenza e sulla scienza; IV) la cooperazione tra la società basata sulla conoscenza e le imprese innovative a livello locale; V) la partecipazione della società alle decisioni politiche allo scopo di rafforzarla a livello locale; e VI) la protezione dell'ambiente e la promozione della qualità della vita locale nelle comunità. In questo modo lo Stato potrà avviare lo sviluppo da una società di mercato ad una società civile. Di particolare importanza sarà il livello locale, dove la vita sociale locale può svilupparsi e dove la cooperazione tra dipendenti qualificati e imprenditori innovativi può svolgersi a vantaggio dell'economia come un tutt’uno.

In una società forte, autosufficiente con un grande potere di iniziativa, è da ricercare la differenza. Le vecchie democrazie occidentali devono rafforzare questo pilastro. Mentre la Cina comunista, amministrata centralmente, non potrà seguire questa strada promettente con la sua ideologia e non potrà permettere che una società civile autonoma e auto-responsabile si sviluppi dal basso verso l'alto. E questo potrebbe fare la differenza negli scenari futuri.

Marco Boleo




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