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17/05/2021
Natalità: questione sociale e antropologica
Non vi è dubbio che questo “oscuramento del valore della procreazione” chiami in causa l’“humanun”, cioè la condizione integrale dell’uomo e della società naturale rappresentata dalla famiglia

L’importante obbiettivo di far entrare finalmente e operativamente la questione demografica nell’agenda di governo è stato raggiunto. L’assegno unico universale per ogni figlio è contenuto nelle legge delega 41/2021 approvata e la misura verrà avviata molto presto, sin dal mese di luglio.

Il Forum delle Associazioni Familiari, che si era particolarmente impegnato per questa misura, ha dato vita, la scorsa settimana, agli Stati generali della natività, presieduti da Gigi De Palo, ottenendo l’autorevole partecipazione del Presidente del consiglio Mario Draghi. Si tratta, da parte del governo, di una non consueta ed impegnativa presenza, dimostrativa nel voler affrontare radicalmente le questioni sociali della famiglia, a fronte di una situazione che definire drammatica è poco. “Nel 2020 - ha detto Draghi - sono nati solo 404mila bambini. E’ il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. La differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340 mila persone in meno. Abbiamo l’età media più alta d’Europa”. E per far comprendere la sua ulteriore determinazione, ha definito l’assegno e l’intenzione del governo una “trasformazione epocale”. 

A indicare la gravità di questo “inverno demografico freddo e buio” è stato Papa Francesco, anche lui presente, per dimostrare l’assoluta necessità di intervenire con “politiche familiari di ampio respiro” e formulando “tre pensieri”: “la vita è il primo dono che ciascuno ha ricevuto“ ed “il nostro  tesoro” è nel “figlio”, non nelle “finanze”; “non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli” ed infine, va riconosciuta  la necessità di riaffermare una “solidarietà” generazionale ed anche “strutturale”.

L’intervento del Papa, che ha indicato un orizzonte più vasto del problema, richiama gli aspetti fondamentali delle origini di una crisi che, pur necessariamente affrontata sul piano sociale, chiede di suscitare forze e obbiettivi su di un livello ancora più elevato.

Non vi è dubbio, infatti, che questo “oscuramento del valore della procreazione” chiami in causa l’“humanun”, cioè la condizione integrale dell’uomo e della società naturale rappresentata dalla famiglia. Questa è la prima vittima di quel relativismo e nichilismo che hanno condotto ad un soggettivismo radicale.

Importanti documenti ecclesiali (“Famiglia e procreazione umana”, ma anche “Donum vitae” e le esortazioni apostoliche “Familiaris Consortio” e “Amoris Laetitia”) hanno affermato che “tutte le ideologie che fioriscono oggi contro la vita e contro la famiglia sono dei sottoprodotti diretti dell’antropologia individualista e della critica social marxista della famiglia: malthusianesimo e darwinismo… eugenetica, controllo delle popolazioni… edonismo, femminismo e ideologia del ‘genere’”, fino alle ultime tendenze transgender. Tali orientamenti, infatti hanno posto e continuano a porre in discussione “il valore universale della vita familiare e la passione per la trasmissione della vita” e la loro “ragion d’essere”. Questo diventa il risultato - come abbiamo visto anche con gli effetti della pandemia del Covid-19 - di una società che tende a sezionare la persona nei suoi valori essenziali, indirizzando verso la “separazione e opposizione tra natura, amore e libertà”, ove, invece, occorre “ritornare alla compenetrazione profonda fra di essi”.

Papa Francesco ha parlato di “futuro” e di “speranza” e, tuttavia, per l’influenza di queste tendenze culturali e comportamentali, siamo in presenza di un disincanto dei giovani che tendono a rifiutare la relazione creatrice, divengono vittime e sono esposti “alle seduzioni dei falsari della speranza”. Senza contare che proprio “un indicatore importante del valore sociale della famiglia è la capacità di rafforzare il legame tra le generazioni” che “non solo salvaguardano il valore di una comunità”, ma anche la memoria e la speranza nel suo futuro. E’ proprio “il legame familiare che ci richiama sia la memoria… sia… il futuro”. Tutto ciò significa anche, come è stato affermato in tali documenti, che la famiglia svolge “un’altra importante e forse inattesa funzione sociale: il sostegno che quest’ultima offre al dispiegamento di una normale dialettica democratica”, con la conseguenza che “l’inverno demografico” potrebbe diventare anche “l’inverno della democrazia”.

Queste autorevoli indicazioni portano a ritenere che il problema della famiglia e della procreazione debba essere affrontato unitariamente e nella sua totalità.

Sono questi presupposti indispensabili che oggi sono chiamati in campo. Basti guardare la copertina di un noto settimanale, uscito negli stessi giorni della manifestazione del Forum delle Associazioni Familiari, che ha pubblicato, provocatoriamente, il disegno di un uomo incinto, titolandolo “la diversità è ricchezza”, in totale, simbolica, rottura con ogni legge o valore naturali e come emblema dei nuovi diritti. 

Per mostrare come si debbano respingere tali provocazioni nichiliste e riferirsi ad un pensiero forte al fine di dare un orientamento opposto e positivo alla propria esistenza, ci piace concludere con una lunga citazione tratta dal testo (“Etica”) che raccoglie le lezioni all’Università di Monaco tenute tra il 1950 e il 1962 dal professor Romano Guardini: “I genitori appartengono al mio esser consegnato a me stesso. Da loro ho ricevuto la mia sostanza biologica, dalla loro sfera vitale traggo la mia esistenza. Quindi cresco sotto il loro influsso, grazie alle loro attenzioni e ai loro beni. I genitori mi trasmettono elementi ‘ereditari’: attitudini, qualità personali, spunti di crescita e minacce di pericoli, situazione sociale e così via… I genitori sono essenzialmente autorità. La parola deriva dal latino auctoritas, quindi dal verbo augere che significa far crescere, render forti. I genitori costituiscono il fondamento della mia esistenza perché mi hanno dato la vita ed educato. Dietro al loro gesto sta l’atto creatore divino, che conferisce loro valore e dignità originari. Vi risponde il rispetto da parte dei figli, che da loro hanno ricevuto la vita e l’educazione. Questo rispetto è essenziale all’esistenza umana e non solo perché senza esso si genererebbe il caos, ma in linea di principio perché costitutivo della struttura dell’esistenza. Nell’organismo, per così dire, dell’anima di un uomo che non abbia provato quel sentimento manca qualcosa di essenziale. Il rapporto dei figli con coloro che li hanno generati ed educati; la circostanza della seconda generazione; la nascita e l’educazione; la tradizione - tutti questi sono elementi della personalità”.

E’ su tale “diversità” della concezione della vita e della persona, rispetto a concezioni disgregatrici, che vanno ricostruiti valori ed orientamenti esistenziali che diano un senso ed un fondamento antropologico alla vita familiare come luogo e ambito della procreazione.

Pietro Giubilo




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