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29/09/2025
L'Italia nel rapporto del FMI
li economisti dell’Istituzione di Washington promuovono la resilienza dell'economia italiana, e rimarcano che il nostro Paese avrebbe bisogno di compensare il calo della popolazione in età lavorativa e la carenza di figure lavorative

Gli economisti dell’Istituzione di Washington promuovono la resilienza dell'economia italiana, e rimarcano che il nostro Paese avrebbe bisogno di compensare il calo della popolazione in età lavorativa e la carenza di figure lavorative altamente qualificate. L'economia italiana insomma è rimasta relativamente resiliente nonostante l'incertezza economica globale, e le sue finanze pubbliche sono andate meglio del previsto nel 2024, registrando un avanzo primario (disavanzo di bilancio al netto della spesa per interessi sul debito pubblico in essere) dello 0,4% del Pil. Ciononostante, le tensioni generate dalla guerra commerciale in atto hanno aumentato i rischi, anche perché l'Italia è una grande economia esportatrice. La crescita a lungo termine della terza economia dell'Unione Europea, come accennato all’inizio, è frenata dalla bassa produttività, dalla carenza di professionisti altamente qualificati e dall'invecchiamento e dal calo demografico. Partiamo dai punti di forza. Gli investimenti sono stati uno dei fattori chiave che hanno sostenuto una crescita dello 0,7% lo scorso anno, in particolare attraverso la solida attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Anche il mercato del lavoro ha registrato buone performance, con un aumento dei posti di lavoro con contratti a tempo indeterminato. E nonostante l'aumento dell'incertezza commerciale quest'anno, la quota di occupati in percentuale sulla popolazione in età lavorativa ha raggiunto livelli mai visti. La diversità dei beni esportati e delle destinazioni di esportazione dell'Italia contribuisce in una certa misura a proteggere l'economia italiana. Detto questo, l'importanza centrale delle esportazioni nella crescita del Pil espone inevitabilmente l'economia all'incertezza del commercio globale. Come discusso nell'ultimo rapporto del FMI sull'economia italiana, questo è il motivo per cui si prevede un rallentamento della crescita allo 0,5% quest'anno, prima di rafforzarsi allo 0,8% nel 2026, quando si prevede che la maggior parte degli investimenti infrastrutturali del PNRR saranno portati a termine. Nei cieli di questo scenario si profilano nubi scure e minacciose molte delle quali provenienti dall’esterno. In primis l’incertezza commerciale ed i nuovi dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Unitamente all'intensificarsi dei conflitti regionali, che faranno probabilmente aumentare i prezzi delle materie prime. Non dimenticando le condizioni meteorologiche estreme che potrebbero danneggiare l'agricoltura e il turismo. Ma mentre su questi fattori esterni l’Italia nulla può attraverso degli interventi di politica economica potrebbe cercare di risolvere i due problemi a lungo termine che ostacolano la crescita: l'invecchiamento della popolazione e la scarsa produttività. In che modo? Innanzitutto, raddoppiando gli sforzi sulle riforme per aumentare la forza lavoro e la produttività. L’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro si potrebbe ottenere, ad esempio, incrementando la disponibilità di servizi di assistenza all'infanzia ed eliminando i disincentivi fiscali per i coniugi a carico. Ed accrescendo il capitale umano, in particolare attraverso l'istruzione e la formazione continua. Più in generale, l'aumento della produttività non dovrà limitarsi alle persone ma anche alle imprese. In Italia quelle piccole anche se innovative faticano a diventare grandi. È quindi importante sviluppare politiche che aiutino il settore privato a produrre e adottare l'innovazione tecnologica più rapidamente, in modo che le aziende più promettenti possano continuare a crescere. Nel Rapporto del FMI si stima che un pacchetto di riforme che aumenti la partecipazione femminile al mondo del lavoro, innalzi i livelli di competenza e aumenti la produttività potrebbe incrementare la crescita media annua di 0,1-0,4 punti percentuali nel periodo 2025-2050. Queste riforme, tenendo le finanze pubbliche in equilibrio come successo finora, potrebbero attraverso un rafforzamento strutturale della crescita consentire all’Italia di affrontare le sfide future legate alla demografia avversa ed alla instabilità esterna con meno patemi.




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