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15/07/2025
L’ Europa e le frustrazioni delle politiche commerciali di Trump
Tante le aspettative disilluse: Molti speravano che Trump avesse concluso la sua 'guerra' commerciale e che le politiche economiche stupide fossero finite. Invece, l'amministrazione ha annunciato nuovi e pesanti dazi (25% per Corea del Sud

Tante le aspettative disilluse: Molti speravano che Trump avesse concluso la sua "guerra" commerciale e che le politiche economiche stupide fossero finite. Invece, l'amministrazione ha annunciato nuovi e pesanti dazi (25% per Corea del Sud e Giappone, e anche di più per altri Paesi) a partire dal 1° agosto, nonostante le aspettative di numerosi accordi commerciali. Tante sono le cause dell’impatto economico dei dazi.
Riduzione significativa del commercio: Basandosi su un'elasticità di sostituzione mediana di 3.8 nel commercio mondiale, si prevede che dazi del 25% possano ridurre il commercio transpacifico di quasi il 60% a lungo termine.  I danni sono per tutti: I dazi danneggeranno Corea del Sud e Giappone, ma anche e soprattutto i consumatori statunitensi. Sorprende, tuttavia la  logica (o illogicità) dietro le richieste di Trump, ma  nessuna vera concessione possibile: Paesi come la Corea del Sud (con un accordo di libero scambio dal 2012 e dazi USA già a zero) e il Giappone (con dazi già molto bassi) non hanno margini per offrire grandi riduzioni tariffarie.Tante le accuse infondate. Le affermazioni di Trump su "pratiche commerciali sleali" o "barriere" non sono supportate da dettagli specifici, perché, "non ce ne sono". Sugli accordi fittizi,  l'unica via d'uscita sembrerebbero essere "accordi falsi", in cui i Paesi fingono di concedere e Trump di vincere. Quanto alla questione dell'affidabilità e degli impegni internazional ha disprezzo per gli accordi esistenti: Trump sta ignorando accordi  come l'accordo di libero scambio con la Corea del Sud del 2012: nessuna spiegazione: Non c'è alcun tentativo di spiegare perché gli Stati Uniti stiano venendo meno a impegni di lunga data. L’inaffidabilità di Trump è al top, non si sente vincolato dagli accordi passati, e quindi non c'è ragione di aspettarsi che rispetti quelli futuri. Qualsiasi tentativo di "placarlo" finisce per incoraggiarlo a chiedere di più. Quanto alle prospettive future e l'esempio europeo vedrei pochi margini di speranza: sebbene i dazi non
entrino in vigore prima del 1° agosto, il tono delle lettere e l'ossessione di Trump per i dazi fanno dubitare che vengano ritirati. Ormai è sicuro i dazi arriveranno, con "conseguenze devastanti" anche per l’Europa, dove  la situazione di qualsiasi "concessione" da parte di Trump sarà solo una forma ridotta del danno iniziale minacciato, costringendo il destinatario a mostrare gratitudine per una "generosità" inesistente. Oggi l'Europa si trova di fronte a uno scenario in cui l'America che conoscevamo non tornerà, indipendentemente dall'esito politico post-Trump. Anche nel migliore dei casi, gli Stati Uniti ridurranno il loro impegno, richiedendo una maggiore condivisione degli oneri da parte europea. Fra  le sfide geopolitiche,  la guerra in Ucraina è un esempio chiave: l'Europa è cruciale per il suo esito, che non sarà una vittoria o sconfitta totale, ma un lungo e complesso conflitto. Anche le tensioni in Medio Oriente e un potenziale scontro tra USA e Cina su Taiwan avranno impatti diretti sull'Europa. Internamente, l'Europa presenta caratteristiche comuni ma anche profonde differenze nazionali. I governi devono affrontare:

 I) Popolazioni anziane avverse a tasse e immigrazione.
II) La necessità di aumentare la spesa per la difesa (obiettivo NATO del 3,5% del PIL entro il 2035 più un ulteriore 1,5% per la sicurezza).
III) Il malcontento economico e culturale in fasce della popolazione, specialmente in regioni povere e tra i meno istruiti.
IV) L'immigrazione come tema polarizzante, sfruttato dai populisti.
V) I giovani che temono un futuro peggiore, con difficoltà di accesso alla casa e tendenza a votare partiti anti-sistema. I partiti del centro liberale faticano a proporre soluzioni credibili. Commettono l'errore di adottare la retorica dell'estrema destra sull'immigrazione senza controllarne i flussi irregolari, spingendo gli elettori verso i populisti. Dovrebbero, invece, gestire efficacemente l'immigrazione irregolare e promuovere i benefici di quella legale.Quanto al  domani dell'Europa, le politiche nazionali in Europa rimangono molto diverse, rendendo cruciale il mezzo di trasporto giusto
per il giusto percorso. In Germania, ad esempio, la crescita dell'AfD è una questione centrale. Come affermato da Jean Monnet, l'Europa si
forgia nelle crisi e nelle soluzioni che adotta, ma ora si formerà anche nelle lotte politiche nazionali e nei risultati elettorali. Se l'Europa liberale prevarrà in queste arene nazionali, se riuscirà a sostenere l'Ucraina e se gli alleati transatlantici vinceranno negli Stati Uniti entro il 2029, allora il grande cambiamento epocalesegnare l'inizio di una nuova era luminosa per l'Europa. Sebbene non sia altamente probabile, questa possibilità esiste ancora. L’Europa, infine,  dovendo rappresentare 27 Paesi non ha la possibilità di negoziare “alla pari” con Trump, che già di suoimprevedibile. Vedremo in che modo si chiuderà effettivamente la trattativa, perché non è ben chiaro se quella che viene indicata come possibile base di accordo, ovvero una tariffa che  valga per tutti i beni e servizi oppure se vi saranno delle esenzioni o ancora delle penalizzazioni per specifici settori, visto che il Presidente americano ha parlato di dazi fino al 200% per la farmaceutica: sarà la Commissione a doverci mettere la faccia ed è facile immaginare che ci saranno Paesi o settori scontenti. Come se la caverà a quel punto la   von der Leyen lo vedremo, l’importante è non fare scelte che vadano contro gli Stati membri che contano, a cominciare da Germania, Francia e Italia, si potrà pensare che realisticamente farà un accordo politico con questi Paesi, magari includendo in questa intesa il capitolo compensazioni alle aziende o ai settori più penalizzati da dazi.




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