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07/07/2025
Dove andrà l’Europa
Nello scenario che l’Europa ha di fronte l’America che conoscevamo non tornerà mai più. Questo va tenuto presente. Nel dipanarsi degli eventi in effetti ci sono molte traiettorie possibili per un’America del dopo Donald Trump.

Nello scenario che l’Europa ha di fronte l’America che conoscevamo non tornerà mai più. Questo va tenuto presente. Nel dipanarsi degli eventi in effetti ci sono molte traiettorie possibili per un’America del dopo Donald Trump. Nello scenario migliore, rafforzare il potere europeo richiederà una transizione negoziata, o ‘condivisione dell’onere’ esplicitamente richiesta da Trump e dai suoi sostenitori: con gli USA che si impegneranno di meno ma continueranno a fornire risorse strategiche cruciali. A partire dalla guerra in Ucraina, nella quale l’Europa può fare la differenza tra successo e
fallimento: con gli USA che potranno o meno continuare ad offrire ‘asset strategici’ come l’intelligence satellitare ed i missili Patriot. L’esito, nel conflitto russo-ucraino, non sarà una vittoria totale né una sconfitta totale per nessuna delle due parti. Dipenderà, invece, da un lungo e complesso conflitto militare, economico e politico tra Ucraina ed Europa da un lato, e Russia ed i suoi alleati dall’altro. Anche i conflitti in corso in Medio Oriente e un potenziale scontro tra USA e Cina su Taiwan da mettere in conto, avranno effetti diretti e indiretti sull’Europa. Nella politica interna europea ci sono caratteristiche condivise ma anche grandi differenze nazionali. In tutto il continente, i politici di paesi spesso gravati da alti livelli di debito pubblico devono affrontare la sfida di convincere popolazioni sempre più anziane, adagiate su generosi sistemi di welfare ma allergiche sia a un aumento dell’immigrazione che della tassazione, che le cose devono cambiare. E questo ancor prima che i Governi europei inizino a fare sforzi per raggiungere — almeno “in ultima analisi”, come ha scritto un recente editoriale del Financial Times a firma di Francia e Germania con Merz e Macron — il nuovo obiettivo della NATO di spendere il 3,5% del Pil per la difesa entro il 2035, più un ulteriore 1,5% per infrastrutture legate alla sicurezza. Ovunque, ampie fasce della popolazione, soprattutto uomini e donne con un basso livello di istruzione e residenti in regioni povere, si sentono trascurate sia economicamente che culturalmente. L’immigrazione è il tema incendiario sul quale i populisti europei concentrano tutte queste frustrazioni. Nel frattempo, molti giovani temono che le loro prospettive di vita siano peggiori rispetto a quelle dei loro genitori, a partire dalla diffusa impossibilità di accedere alla casa. Molti di loro si rivolgono a partiti che si pongono contro il sistema, di destra o di sinistra che siano. Mentre i politici del centro liberale faticano a proporre una ricetta credibile per vincere le elezioni. Alcune sfide, come fornire alloggi accessibili, dovrebbero rientrare tra le competenze fondamentali di un Governo della cosa pubblica razionale, di cui i liberali si sono sempre vantati. Mentre altre, come ridefinire cosa uno Stato del XXI secolo dovrebbe o non dovrebbe fare, richiedono un ripensamento profondo, simile a quello fatto dai socialisti e dai
cristiano-democratici europei dopo il 1945. Per quanto concerne l’immigrazione, i partiti centristi liberali commettono ripetutamentel’errore di adottare la retorica dell’estrema destra senza però riuscire a controllare i flussi irregolari. Questa combinazione insomma non fa altro che spingere gli elettori verso i partiti populisti. Quel che dovrebbero fare, invece, è l’esatto contrario: gestire efficacemente l’immigrazione irregolare e, allo stesso tempo, sottolineare gli effetti positivi di natura economica, sociale e culturale dell’immigrazione legale. Alla fine dei conti, pertanto la politica dei vari paesi europei resta molto diversa, e spesso sono gli elementi specifici, più che quelli condivisi, a marcare la differenza. Potrebbe quindi valere il principio del ‘mezzo di trasporto giusto per il giusto percorso’. In Germania, una questione chiave è se l’AfD, già primo partito in gran parte dell’Est, riuscirà ad aumentare il proprio consenso anche nella più popolosa Germania occidentale. Il padre fondatore dell’UE Jean Monnet ebbe a dire: ‘L’Europa si forgerà nelle crisi, e sarà la somma delle soluzioni adottate per affrontarle. È ancora vero; ma bisogna aggiungere che l’Europa si forgerà anche in una serie di lotte politiche nazionali e sarà la somma dei risultati elettorali che ne scaturiranno. Se l’Europa liberale vincerà nella maggior parte di queste arene nazionali, se riuscirà nel contempo a sostenere l’Ucraina contro la Russia di Putin, e se i suoi alleati transatlantici prevarranno negli Stati Uniti entro il 2029, allora il grande mutamento epocale in Europa potrà ancora essere ricordato come l’inizio di una nuova era luminosa della storia europea. Non è altamente probabile. Ma è ancora possibile.




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