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30/06/2025
Il futuro dell’Europa
Timothy Garton Ash in un recente articolo (di sabato 28 giugno) apparso sul Financial Times dal titolo: ‘La lotta per il futuro dell’Europa’ riflette sui traumi che stanno alimentando la sfida populista nel vecchio continente: e su come il

Timothy Garton Ash in un recente articolo (di sabato 28 giugno) apparso sul Financial Times dal titolo: ‘La lotta per il futuro dell’Europa’ riflette sui traumi che stanno alimentando la sfida populista nel vecchio continente: e su come il centro liberale potrebbe ancora resistere. L’autore è lo scrittore di ‘Homelands: A Personal History of Europe’ e documenta gli sviluppi attuali nella sua newsletter ‘History of the Present’ su Substack. Nel libro
uscito per i tipi della ‘Yale University Press’, attingendo a mezzo secolo di esperienza diretta e di studi esemplari, l’autore in questione racconta la storia dei trionfi e delle tragedie dell'Europa a partire dal primo dopoguerra. Interrogandosi altresì se l’Europa sia un'entità reale o un mero pio desiderio, esplorando entrambe le possibilità ed intraprendendo un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso il continente del dopoguerra, attingendo ai suoi appunti personali su molti grandi eventi, offrendo vividi resoconti di prima mano dei suoi protagonisti, rivisitando i luoghi in cui si è fatta la sua storia e ricordandone i trionfi e le tragedie attraverso la loro impronta sul presente passando per la crisi finanziaria del 2008 e la guerra in Ucraina. Tornando all’articolo apparso sul ‘Financial Times’ per Ash l’Europa si trova nei primi anni di una nuova era. Il continente sta ora assistendo a una grande battaglia tra due anime dell’Europa: una liberale ed una antiliberale, una internazionalista ed una nazionalista, una dell’integrazione ed una della disintegrazione. A decidere chi vincerà alla fine della fiera saranno la forza e l’abilità delle forze politiche interne, ma anche gli sviluppi esterni su cui gli europei hanno poca influenza. Questa nuova fase della storia europea, ancora senza nome, è iniziata il 24
febbraio 2022, con l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin. Gli inizi, nella storia come nell’amore, sono cruciali. Nei primi sette anni dopo il 1945, l’Occidente guidato dagli Stati Uniti creò la maggior parte delle principali Istituzioni internazionali che abbiamo ancora oggi, tra cui le Nazioni Unite e la NATO. La Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), fondata nel 1952, tracciò la rotta verso quella che sarebbe poi divenuta la Comunità Europea. Dal 1989, anno della caduta del muro di Berlino, fino al 1996 l’Europa e gli Stati Uniti decisero in buona sostanza di estendere l’ordine euroatlantico esistente, inclusi NATO e una Comunità Europea rafforzata che sarebbe poi divenuta l’attuale Unione Europea, a gran parte della metà orientale del vecchio continente. I due periodi sovrapposti nei quali quest’ordine fu creato e consolidato, ma poi anche eroso: il dopoguerra (cioè dopo il 1945) e il post-Muro, si conclusero bruscamente e simultaneamente con l’inizio del conflitto russo-ucraino su vasta scala nel 2022. Le istituzioni ricordate in precedenza esistono ancora, ma il contesto nel quale sono chiamate ad operare è cambiato radicalmente. Ora siamo ‘nel’anno IV’ di questa nuova fase alla quale serviranno anni per consolidarsi. Ma quello che è certo è che nel futuro immediato, l’Europa dovrà confrontarsi con una Russia alla perenne ricerca di una rivincita e determinata a riconquistare il controllo effettivo sul maggior numero possibile di territori del suo ex impero. La Russia di oggi si regge su un’economia di guerra, con una spesa per la difesa dichiarata
intorno al 7% del Pil, su una società militarizzata e su una narrazione politica dominante incentrata su un conflitto di civiltà con l’Occidente. Sta già conducendo una guerra ibrida contro l’Europa, usando strumenti come sabotaggi, incendi dolosi, attacchi informatici e campagne massicce di disinformazione sui social media. Putin nella sua strategia può contare sull’appoggio della Cina di Xi e di molte altre potenze, grandi e medie — tra le quali India, Sudafrica e Brasile. Per la prima volta nella storia moderna, questi paesi dispongono di ricchezza e potere sufficienti per controbilanciare l’Occidente. Insomma la guerra in Ucraina ha fatto capire agli europei che vivono già in un mondo post-occidentale. A ciò si è aggiunto il Trump Shock 2.0. Sotto molti aspetti, l’America di Trump si comporta oramai come una delle tante potenze transazionali del mondo post-occidentale. Per l’Europa liberale rappresentata dall’UE, questo combinato disposto comporta una sfida su tre fronti: i) geopolitica, con l’incertezza sul sostegno all’Ucraina e sulle garanzie di sicurezza americane; ii) economica, con dazi e nazionalismo economico; e iii) ideologica, con il sostegno
esplicito ai partiti anti-liberali europei. In seguito a questa spinta è iniziata una grande battaglia politica tra le due anime dell’Europa: quella liberale e quella antiliberale. Anche se si tratta di una lotta che riguarda l’intero vecchio continente, l’esito verrà deciso all’interno di molteplici arene nazionali
della democrazia. La sfida strutturale essenziale ed esistenziale per l’Europa di oggi è che le politiche di cui ha bisogno sono sempre più a trazione europea, ma le decisioni politiche restano ancora in mano agli Stati nazionali. Difesa, tecnologia, mercati dei capitali e sfera pubblica digitale richiedono un’ampiezza che solo l’Europa nel suo insieme può garantire. Rapporti politici dettagliati degli exmprimi ministri italiani Mario Draghi ed Enrico Letta hanno delineato parte di ciò che un’Europa realmente decisa a essere una grande potenza indipendente dovrebbe fare. Tuttavia, la misura in cui ciò accadrà dipenderà dai risultati delle elezioni nazionali nel resto di questo quinquennio. Persino le cosiddette elezioni europee, quelle per il Parlamento europeo, sono in realtà la somma di molte scelte nazionali. I rapporti di forza oggi sono in equilibrio tra le due anime dell’Europa ed a testimoniarlo sono gli esiti delle recenti elezioni politiche in Polonia ed in Romania. Ma nel prossimo lustro c’è incertezza sull’oscillazione del pendolo tra le due anime dell’Europa. Però di questo è di altri aspetti ci occuperemo in un prossimo articolo.




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