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21/03/2024
I primi 100 giorni di Javier Milei
Il Governo ha vantato il suo primo surplus di bilancio in oltre un decennio incassando l’approvazione del Fondo Monetario Internazionale.

Due possibili strategie di politica economica aveva a disposizione Javier Milei: il ‘gradualismo’ o la ‘doccia fredda’. Una politica economica gradualista persegue un aggiustamento lento e stabile dell’economia con una correzione graduale dell’offerta di moneta e del deficit di bilancio. Ha il vantaggio di non provocare una disoccupazione di massa con annesse tensioni sociali ma funziona solo se è credibile. Nel caso ci fosse un mutamento delle aspettative perché magari cambia il quadro politico e ritengono che verrà abbandonata, l’efficacia della politica dei piccoli passi è quasi nulla. Mentre la doccia fredda consiste in una brusca frenata della crescita monetaria, una correzione in senso restrittivo del bilancio statale, una conseguente caduta della domanda aggregata (consumi + investimenti) ed una iniziale recessione economica. Questo è l’effetto collaterale di breve periodo della doccia fredda. Il beneficio però è la credibilità ottenuta col repentino cambiamento della politica monetaria e fiscale: con le imprese che mirano a ridurre il tasso di inflazione. Attualmente in Argentina si è scelta l’alternativa della doccia fredda. Durante il Governo di Mauricio Macri, invece, non si scelse né l’una né l’altra: la politica monetaria fu ondivaga mentre le misure fiscali furono annacquate per paura di perdere il consenso politico. Nel tentativo di riassumere i provvedimenti economici del Gabinetto di Javier Milei potremmo scrivere che ha cercato di evitare la svalutazione del tasso di cambio, di ridurre l’inflazione e di ottenere il sostegno del Fondo Monetario Internazionale. Nel contempo ha ridotto il deficit pubblico di cinque punti percentuali (col 60% di tagli alla spesa e 40% di aumento della tassazione) ma a 100 giorni dall'inizio della sua Presidenza, le tensioni sociali stanno ribollendo ed il suo esecutivo sta ancora lottando per far approvare le sue principali riforme economiche. Quando il leader libertario è entrato in carica il 10 dicembre scorso, ha promesso di eliminare ‘i baccanali della spesa pubblica’. Prima delle elezioni nelle quali ha sconfitto i partiti politici argentini tradizionali, Milei ha svolto una campagna elettorale con la motosega in mano per simboleggiare i suoi piani di riduzione del peso dello Stato nell’economia. Una volta in carica, ha troncato il suo Gabinetto a metà: riducendolo a nove Ministeri, ha tagliato 50.000 posti di lavoro nel settore pubblico, ha congelato tutti i nuovi contratti dei lavori pubblici e ha eliminato i generosi sussidi per carburanti e trasporti.

Il Governo ha ottenuto il suo primo avanzo di bilancio in oltre un decennio: incassando l’approvazione del Fondo Monetario Internazionale, che ha in programma una linea di credito da 44 miliardi di dollari. La stabilizzazione sta funzionando, e meglio di quanto si potesse immaginare inizialmente, ma ci sono dubbi sulla Governance anche se i suoi funzionari-negoziatori sono molto abili. Dal punto di vista giuridico, gli ambiziosi piani di Milei non sono andati secondo le previsioni. Il suo partito è in minoranza nel Congresso e gli oppositori hanno ripetutamente respinto le sue riforme più importanti. La scorsa settimana il Senato ha bocciato un mega decreto che cerca di modificare o abrogare più di 300 norme esistenti, come la rimozione del tetto sugli affitti e l’annacquamento delle leggi sul mercato del lavoro. Tuttavia, per diventare legge è necessaria solo l’approvazione di una Camera e il decreto deve ancora essere sottoposto a quella dei Deputati. Ma anche se dovesse passare, gli analisti dicono che la sua costituzionalità sarebbe in discussione. A febbraio una legge Omnibus separata che cerca di apportare modifiche all’economia, alla politica e persino ad alcuni aspetti della vita privata è stata respinta e dovrà essere riscritta. Milei vorrebbe insomma far viaggiare il suo programma politico ed economico a cento all’ora ma la velocità di crociera del Governo è molto più bassa. Milei è entrato in carica avvertendo che le cose sarebbero peggiorate molto per gli argentini prima di migliorare, e così è stato. Ha iniziato svalutando il peso del 54% e rimuovendo i controlli sui prezzi. Queste misure, insieme alla rimozione dei sussidi per i carburanti e i trasporti, hanno comportato il crollo del potere d’acquisto degli argentini, provocando un rallentamento dei consumi e della crescita economica.

L’inflazione mensile sta iniziando a rallentare, ma quella annuale si è attestata al 276% a febbraio. In assenza di dati ufficiali recenti, un think tank privato ha stimato che circa il 57% della popolazione vive attualmente sotto la soglia di povertà. Nel frattempo, il Governo ha congelato gli aiuti a circa 40.000 mense per i poveri in attesa di una verifica del loro operato. Lunedì scorso la polizia ha sparato gas lacrimogeni e usato gli idranti contro migliaia di persone che protestavano per le misure di austerità. La fame nei quartieri poveri si fa sentire. Considerato che sono quattro mesi che non vengono consegnati i beni di prima necessità alle mense dei poveri e i bambini ne hanno estremo bisogno. Milei non ha mai smesso di suscitare polemiche da quando è passato dal variopinto percorso elettorale alla Presidenza dell’Argentina. Durante un discorso rivolto ai leader mondiali a Davos a gennaio, ha preso di mira il socialismo, il femminismo radicale, il sanguinoso programma dell’aborto e la giustizia sociale. È volato a Roma per incontrare il connazionale Papa Francesco – col quale si è riconciliato dopo averlo ripetutamente insultato durante la campagna elettorale (è un comunista che incarna il male) – ed ha incontrato l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump a margine di una conferenza di conservatori. Finora la doccia fredda di Milei sta funzionando. Ma l’errore è stato quello di concentrarsi troppo sull’equilibrio esterno per avere il consenso del FMI. A scapito dell’equilibrio sociale che alla lunga potrebbe condizionare negativamente la sua azione dì stabilizzazione.

Marco Boleo




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