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11/03/2024
Bce, i tassi di interesse restano invariati
La politica monetaria continua a esercitare i suoi effetti, moderando l'attività economica e quindi l'inflazione.

Per ora, come previsto, il costo del denaro in Eurolandia resta fermo al 4,50% per il tasso di riferimento e al 4% per il tasso sui depositi delle banche (al 4,75% il tasso di emergenza). E' andata così la riunione di marzo dei vertici della Bce e andrà così anche quella di aprile. La decisione è stata unanime, ha spiegato in conferenza stampa la presidente Christine Lagarde, e l'ipotesi di un taglio non è stata discussa, anche se si è iniziata a delineare una riduzione dell'orientamento restrittivo nel caso arrivino sufficienti informazioni che rafforzino la fiducia dei banchieri centrali. Il quadro macro oggi vede l’America che vuole raffreddare le tensioni con la Cina e in Medio Oriente nonché tenere un comportamento solo difensivo in Ucraina. La Cina non rinuncia alla sua aggressività, ma la limita per timore di sanzioni contro il suo export e importazione di investimenti in un momento economico difficile. La Russia è più aggressiva perché è debole sul piano della guerra convenzionale e quindi ricorre alla minaccia nucleare, ma facendo intendere che sarebbe uno strumento di ultima istanza non attivo in caso di composizioni. Pertanto, il mercato ha qualche ragione per non scontare il rischio geopolitico, concentrandosi sul probabile effetto espansivo della riduzione dei tassi. Ad aprile, secondo la Presidente Lagarde, i nuovi dati saranno ancora troppo pochi per prendere una decisione, ma a giugno saranno molti di più. Facile.it, infatti, ha analizzato i futures sugli Euribor - che rappresentano le aspettative di mercato - scoprendo che le rate potrebbero iniziare a diminuire tra maggio e giugno, ma il calo sarà modesto, anche per un mutuo variabile medio. La Bce ha rivisto al ribasso le sue proiezioni sull'inflazione, una riduzione legata però «principalmente a un minor contributo dei prezzi dell'energia», che sfuggono alla morsa della politica monetaria e sono legati alle quotazioni internazionali.

Ora la Banca centrale prevede un'inflazione media del 2,3% nel 2024 dei 2% nel 2025 e dell'1,9% nel 2026, ma l'inflazione core è stimata a livelli più elevati: 2,6% nel 2024, 2,1% nel 2025 e 2% nel 2026. Un'inflazione stabile, ma a livelli più alti dell'obiettivo resta un rischio. «Le pressioni domestiche sui prezzi restano comunque alte, in parte a causa di una forte crescita nei salari», spiega la nota, che pure riconosce la flessione di alcuni indicatori dell'inflazione sottostante. Anche la flessione della produttività contribuisce, ha poi aggiunto Lagarde, a tenere «elevate» le pressioni sui prezzi, e i rischi geopolitici comportano un ulteriore rischio sui prezzi. La politica monetaria, intanto, continua a esercitare i suoi effetti, moderando l'attività economica e quindi l'inflazione. Le proiezioni indicano una crescita dello 0,6% quest'anno, ma una dell'1,5% nel 2025 e dell'1,6% nel 2026, «sostenuta inizialmente dai consumi e poi anche dagli investimenti»: i primi meno legati dei secondi all'andamento dei tassi di interesse. I sondaggi già segnalano in ogni caso una «graduale ripresa», che diventerà più evidente nella seconda metà dell'anno, secondo Lagarde, a causa della flessione dell'inflazione e della crescita dei salari; anche se la crescita dell'occupazione sta comprimendo la competitività di Eurolandia. I rischi sulla crescita restano orientati verso il basso. Ogni decisione, comunque, continuerà a essere presa «meeting dopo meeting»: l'appuntamento a giugno non è una garanzia. Anche se un primo taglio appare probabile: la Bce non aspetterà che l'inflazione giunga al 2% per iniziare il taglio dei tassi, - ha ammesso Lagarde -, mentre le aspettative di mercato «sembrano convergere meglio» con le intenzioni della Banca centrale.

Gilberto Minghetti




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