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27/05/2023
L'insegnamento di don Milani a cento anni dalla nascita
Il suo era un Vangelo senza compromessi, anti-borghese, obbediente, ma libero.

Papa Francesco a Barbiana il 20 giugno del 2017 ha reso con solennità e familiarità omaggio a don Lorenzo Milani, «che ha testimoniato come nel dono di sé a Cristo si incontrano i fratelli nelle loro necessità e li si serve, perché sia difesa e promossa la loro dignità di persone, con la stessa donazione di sé che Gesù ci ha mostrato, fino alla croce». Riconosceva peraltro un testimone che era stato oggetto di tanta diffidenza mentre aiutava tutti a vedere, a comprendere il valore al di là di modelli e semplificazioni, la sua profondità umana e radicalità evangelica, ha sempre suscitato forti discussioni, giudizi negativi, a volte irridenti, spesso non è stato compreso per il suo modo diretto, alla ricerca della verità, senza sottolineature da salotto, rigoroso fino alla fine verso sé stesso e verso gli altri. Non si adattava all’interlocutore, non “rispettava” parametri individualisti, ma rispettava i suoi ragazzi, la necessità di cambiare il mondo, il diritto di avere opportunità altrimenti negate, la difesa dei più poveri. In realtà oggi la sua Lettera alla professoressa, continua ad aprire gli occhi, indicando con la chiarezza della verità e senza giustificazioni la scelta da compiere. Certo il destinatario non è solo la “professoressa”, ma siamo tutti noi che ci dimentichiamo in tanti modi per valutare i problemi o figli di slogan da bar che troppo spesso diventano programmi politici – di quelli che semplicemente non vediamo più, che diventano un numero, dei quali diciamo che “è colpa loro”, “abbiamo fatto il possibile”, “troverà la sua strada” o semplicemente non diciamo nulla. L’intransigenza di don Milani ci ripropone con la sua chiarezza i loro nomi e i loro diritti, per capire da che parte sta lui e dove quindi dobbiamo stare noi, senza sconti, come deve essere, senza aggiustamenti o ingiustizie.

Sarebbe valida anche per noi l’ingiustizia di fare, le parti della torta tutte uguali tra chi però non è uguale! Lo “zelo” di don Milani ci porta a una chiarezza che motiva una scelta e ci libera da un’osservazione distante della realtà, che non sente più il freddo della storia, che non sa piangere sulla tragedia dei poveri, che si accontenta di organizzare servizi o più facilmente di garantire il benessere al privato, vero autore delle nostre scelte. Altrimenti tutto diventa uguale, ognuno con le proprie ragioni, perché l`unica ragione è la giustizia, la difesa del futuro, dei ragazzi, della dignità della loro vita e la lotta appassionata per garantire quello che gli è negato. Don Lorenzo ci ricorda la necessità di scegliere una parte e non tutte, altrimenti non se ne sceglie nessuna. Ci chiede, poi, di farlo con libertà, ma con tutto noi stessi, senza riservarsi vie di fuga, perché altrimenti non si ama. Solo così si può comprendere la sua scelta di essere maestro, la sua visione dell’educatore, l`impegno a fare scuola. Quello che alcuni giudicavano lo strampalato hobby di un prete ricco, di un benestante che giocava a fare il povero o di uno che era rimasto troppo laico, rivelava in realtà un’incomprensione di fondo: non esiste l’amore universale! Per don Lorenzo non c’era distinzione tra quello che è per la scuola, la sua comunità e quello che era suo, personale. Milani dava ai ragazzi quello che era stato suo e che era dei ricchi – motivo per cui i ricchi sarebbero rimasti tali e i poveri sempre esclusi. Voleva che i suoi ragazzi conoscessero il mondo senza nessuna subalternità, non per sentito dire. In epoca di provincialismo impaurito, di localismo pigro, Barbiana, che è piccolissima, diventa al contrario punto di incontro universale, dove tutti gli alunni che abbandonano la scuola, che sono costretti a essere esclusi dalla parola trovano un nome, una storia, la passione che li educa, il merito che c`è in ognuno di loro e che la scuola valorizza. Altrimenti il rischio è che il merito diventi esclusione e non giustizia. Il merito è per tutti, non nel senso che a tutti.

Il merito è per tutti, non nel senso che a tutti è garantito allo stesso modo (è l’errore tragico del “sei politico”), ma che per ognuno è garantito un investimento tale da fare tornare il “talento” nascosto. Barbiana illumina e rende possibili tutte le Barbiane del mondo, dove una persona vale per quello che è e trova chi valorizza il dono che è ognuno. La sua ricerca è radicale, senza vie di mezzo concrete, fisica: stare dalla parte dei poveri, insieme a loro, fino in fondo, perché il Vangelo non chiede qualcosa, quello che avanza, ma tutto, il meglio, amando gli altri e i poveri, per come sono e non per come vorremmo fossero. Il suo era un Vangelo senza compromessi, anti- borghese, obbediente, ma libero. «Quando ci si affanna a cercar apposta l’occasione di infilar la fede nei discorsi, si mostra di averne poca, di pensare che la fede sia qualcosa di artificiale aggiunto alla vita e non invece modo di vivere e di pensare», aveva scritto in Esperienze pastorali. «Combattivi dunque bisogna essere, cioè schierati, e l’unico dovere che resta è di non trascurare le occasioni come quella che abbiamo avuto ieri di scontrarsi coi nemici per accorgersi che singolarmente meritano pietà. E ho detto: “per accorgersi che singolarmente meritano pietà”, e non ho detto: “per proporsi di non scontrarsi mai più”». Insomma: non cercava affatto di accarezzare fintamente l’io, ma di coinvolgere la persona nella passione per Dio e per l’Uomo, da prete e da maestro, sempre da uomo vero, come deve essere un cristiano. “Bisogna fare lavorare la grazia. Non ho seminato che contrasti, discussioni, contrapposti schieramenti di pensiero”. La preghiera che ho trovato di don Lorenzo era per i ragazzi, ma certamente è una sintesi per tutti noi, una proposta, decisa, libera, appassionata, in un tempo di sentimenti modesti e fintamente equilibrati. «Signore, io ho provato che costruire è più bello che distruggere, dare più bel che ricevere, lavorare più appassionante che giocare, sacrificarsi più divertente che divertirsi. Signore Gesù fa che non me ne scordi più». Sì, don Lorenzo ci aiuta a non scordarcene, che costruire è più bello che distruggere e lavorare più appassionante che giocare.

Gilberto Minghetti




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